Rassegna Calzaturifici

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R ASSEGNA DEI CALZATURIFICI VIGEVANESI

DEL ‘900

PER NON DIMENTICARE

Nel secolo scorso, al termine della seconda guerra mondiale, Vigevano stata protagonista di un forte sviluppo imprenditoriale principalmente nell’ambito del settore calzaturiero. Accanto alle grandi aziende già esistenti ed affermate nel periodo antecedente il conflitto, si qualificarono artigiani, inizialmente con pochi addetti ed a conduzione familiare che ampliarono i laboratori e costruirono fabbriche incrementando la produzione con un notevole successo sui mercati dapprima nazionali e successivamente internazionali. Il settore calzaturiero vigevanese, dal 1954 al 1960, passò come numero d’aziende, da 730 a 870 unità e, nella produzione annua, da 15 a 21 milioni di paia; fu un’espansione prevalentemente estensiva, con una manodopera in gran parte immigrata (dalla Lomellina, dal Veneto e dal Meridione) e giunta, per l’intero sistema calzaturiero, a 27.500 occupati, di cui 12.000 pendolari. In questo eccezionale sviluppo ebbe una notevole parte, oltre all’ampliamento del mercato nazionale, anche la crescita dell’esportazione, che, cominciata timidamente prima del conflitto, continuò, dopo di esso, con rapida progressione

Per molte di queste aziende la cui leva era rappresentata dalla capacità e dall’estro di chi le aveva costituite, non hanno avuto tuttavia beneficiato di un ricambio generazionale al fine di garantire la continuità delle attività intraprese.

Il loro apporto, nella seconda metà del ‘900 è stato un importante fattore di crescita economica e sociale per la Città e per il territorio limitrofo.

I NDICE DELLE IMPRESE

DI CUI SI SI È TROVATA DOCUMENTAZIONE

POLLINI & NOE' Calzaturificio

ALDROVANDI

PUPA - M.A.C.I. - PEPE'

ARGO

PUPO - Calzaturificio

AUREOLA

REALE - Calzaturificio

BEZZI - CARBE

SKI STAR - Calzaturificio

BRUNELLA

BRUNIS

CALZATURIFICIO BRUMIL

CHARMANT

CHERIE

CLEMA

COGECA

CURIONE

DARRA NELLO - Vendita calzature

DAVIDE

DIAN'S

F.LLI DAINESI – SALAMANDER ITALIANA

F.LLI ROSSANIGO

FBA

FINISAGGIO MODERNO

GHISIO MANIFATTURA

GIULINI Cav. Lavoro PIETRO - Calzaturificio

GIUNTERIA VIGEVANESE

GOLDEN EAGLE

LA THUILE SPORT

LEREDE calzaturificio

MARCUS - Calzaturificio

MARLY - Pantofolificio

MASSERONI - URSUS GOMMA

MECAP - Calzaturificio

MIAMI - Calzaturificio

NETTUNO - Calzaturificio

 PARISINA DI G. e B. F.LLI GILARDI - Calzaturificio

PEGABO Calzaturificio

GINO ALDROVANDI CALZATURIFICIO

La Moda, che Leonardo chiamava «quel grano di pazzia che riscatta l'umanità dal semplice uso del vestire» è inscindibilmente connessa con la storia del genere umano, riflettendo e caratterizzando, nelle sue varie e molteplici manifestazioni: epoche, correnti artistiche, orientamenti morali, che plasmano il costume delle genti. Nel campo delle calzature per donna già nell'antichità troviamo quel gusto p-rettamente femminile portato (per naturale predisposizione) a preferire ricercati abbinamenti di colori e significativi dettagli: presso gli Assiri e i Babilonesi erano in uso sandali leggeri bianchi e violetti legati al malleolo, con cordoni color porpora o giallo zafferano. Nel XVIII sec. ebbero nuova fortuna (come calzatura elegante femminile) sandali che nella forma ricordavano quelli -in auge presso i Greci e i Romani. Il Medioevo (periodo in -cui sorsero le prime corporazioni di calzolai sotto la protezione di S. Crispino) segnò una svolta importante nella storia delle calzature: da tale epoca la maniera di calzare divenne moda, soggetta al capriccio dei tempi e dei luoghi, evolvendosi sino alle forme moderne. Attualmente la precipua funzione delle ditte che operano, come ALDROVANDI, nel settore Alta Moda è quella di cogliere (nel quadro di un'esigenza collettiva) il senso del particolare e del personale da inserire nel quadro stesso, mantenendo quella differenziazione sostanziale (anche se non apparente), che conservi intatti tutti i principali elementi che consentono ad una Signora di sentire « suo ») quel dato modello di calzatura. Gino Aldrovandi (titolare e fondatore dell'omonimo Calzaturificio) iniziò la propria attività nel 1947 a Vigevano, in Corso Novara; la sua scelta di operare in tale settore non fu casuale: l'innato senso del bello, la sensibilità dell'esteta, insite in lui, lo portarono a porre l'accento sulla calzatura (fondamentale componente dell'eleganza femminile) che, comunemente definita “accessorio”, in realtà è ciò che valorizza e distingue la personalità e la raffinatezza di una donna. Il Sig. Aldrovandi (dalla «griffe" inconfondibile che firma ogni sua creazione) ha fatto della creatività in tale settore la sua espressione, il suo presente, un regno in cui con ricercata fantasia accosta colori, pellami, in una felice soluzione dell'equazione Arte-Linea, secondo le più moderne concezioni. La sua produzione di calzature da donna di altissima qualità si è sempre distinta sui mercati di tutto il mondo per la purezza di linea, la squisitezza del particolare e l'ottima qualità otte- nuta da materiali di primissima scelta e dalla lavorazione artigianale. Pur non ricercando le grandi dimensioni aziendali e di mercato (tendendo a differenziarsi esclusivamente in quella ricerca qualitativa che contraddistingue la sua produzione) ben presto la ditta fu costretta (per l'ampliarsi delle richieste di una prestigiosa ed esclusiva clientela) a stabilire la propria sede in via Madonna dei Sette Dolori, prima tappa di un'evoluzione che portò l'ALDROVANDI a trasferirsi nell'attuale, modernissimo stabilimento (portando il complesso del personale a 75 unità) in cui si ritrova come costante (nell'arredamento degli uffici, nelle caratteristiche edili, ecc.)'quel gusto ponderato per la bellezza, stilisticamente in risonanza con la composta eleganza delle sue creazioni. Modellisti di alta classe e stilisti specializzati elaborano, anticipandoli, quelli che saranno i canoni della linea stagionale, indirizzati nell'individuazione dei modelli dallo stesso Sig. Aldrovandi che (con abili interventi) realizza quella tipica linea costituita da motivi d'alta ispirazione che è l'impronta “top" della Casa. Parallelamente al lavoro creativo del titolare, la moglie Signora Angela, cura con dinamica versatilità tutti gli aspetti produttivi dell'azienda, con un'assidua presenza nei reparti di lavorazione per controllare attentamente che la bellezza non si discosti mai dalla perfezione delle esecuzioni. A tutti i livelli aziendali appare evidente una notevole percezione del bello, derivante dalla personalità del Titolare che esterna e sa comunicare e far vivere ai suoi diretti collaboratori le

proprie sensazioni, un entusiastico gusto estetico; tale clima di amore per l'assoluto della classe, dell'eleganza, spiega come, pur con struttura industriale, l'ALDROVANDI può definirsi il « non plus ultra" della tradizione e della lavorazione artigianale. Le calzature ALDROVANDI, fino a qualche anno fa destinate esclusivamente ai mercati esteri (Germania, Francia, Svizzera, Belgio, Olanda, Inghilterra e America) trovano oggi il loro sbocco naturale anche in Italia, grazie all’intraprendente attività di Gino Aldrovandi che nel 1971 programmò un'attività commerciale per l'apertura dei propri punti di vendita nelle più grandi e rinomate città italiane. Nel settembre 1971, infatti, si inaugurava a Milano il primo negozio Gino Aldrovandi, in Corso Vittorio Emanuele, 15 (più tardi ampliato). Dato il notevole successo incontrato da questo primo approccio con il pubblico, nel 1974 si inaugurava a Montecatini Terme (Portici Gambrinus) un altro punto di vendita. Nello stesso 'anno prendeva il via la boutique Saint Cloud a Milano in Corso Europa, 17, sempre sotto l'esperta guida di Gino Aldrovandi. Ancora a Milano, in Via Montenapoleone, 27, è in allestimento una grande boutique François Villon dove Aldrovandi si rivolgerà con le sue calzature ad una clientela tra le più raffi·nate ed esigenti di tutto il mondo. Nei primi mesi del 1976 a Roma (via Tritone) e a Torino (Via Roma) sono stati i- naugurati altri due punti di vendita. Gli eleganti negozi ALDROVANDI si possono considerare una naturale evoluzione della ditta, (proprio perché a base della sua attività vi è un autentico spirito creativo, senza una sopraffazione della ricerca di un vasto successo commerciale) che giunto ad una piena maturità delle proprie capacità, sentiva la realizzazione fine a se stessa ormai insufficiente. Come per l'artista arriva il mo- mento in cui sente l'esigenza di esporre i propri quadri, di misurare la propria validità con un contatto diretto con il pubblico, così ALDROVANDI ha avvertito la necessità di «vivere ,; il contatto diretto con i propri clienti per intuirne le reazioni, i gusti, le approvazioni, i dissensi, per poi tradurli in forme, in canoni di equilibrata, preziosa bellezza. A Gino Aldrovandi Industriale, Produttore ed ora anche Commerciante sono stati conferiti numerosi premi e riconoscimenti che hanno da una parte sottolineato il suo operato e dall'altra spronato la sua creatività per il raggiungimento di sempre più alti traguardi.  1964: TORINO - L'Accademia Internazionale della Calzatura gli conferisce l'Oscar per la migliore calzatura femminile.  1970: ROMA - In Campidoglio riceve lo Ercole d'Oro.  1970: TORINO - L'Accademia Internazionale della Calzatura gli conferisce l'Oscar a ri- conferma della prestigiosa qualità delle sue creazioni.  1973: MONTECATINI - Oscar della Moda. 1974: MILANO - L'Istituto di studi sul la- voro «RIPRESA NAZIONALE» premia Gino Aldrovandi conferendogli il distintivo d'onore Ape d'Oro, quale benemerito dell'operosità italiana.  1974: ROMA - Ancora in Campidoglio riceve il Jumbo Jet d'Oro dal Comitato del premio nazionale dell'ascesa. Numerosi infine sono i diplomi, gli attestati ed i riconoscimenti di benemerenza (ottenuti in 28 anni di continua ed instancabile attività da Comitati ed Associazioni settori ali) per il suo sempre valido ed attento contributo prestato nell'ambito direttivo delle stesse.

DAINESI F.LLI – SALAMANDER ITALIANA SPA

Giovanni e Giuseppe Dainesi iniziarono la loro avventura imprenditoriale nel dopoguerra: Giovanni, dopo un lungo periodo di servizio militare obbligatorio di ritorno dalla campagna di Russia, convinse il Fratello Giuseppe ad intraprendere l’attività di produzione di scarpe da donna, seguendo l’orientamento di molti nella

Vigevano dell’epoca.

Il primo laboratorio fu costruito in via Garberini, presso la casa di famiglia, fu ampliato più volte in relazione alla crescita dell’attività. All’inizio il laboratorio si presenta ancora con pochi macchinari, prevale il lavoro manuale dei calzolai seduti ai tipici deschetti. La fabbrica di via Garberini cresce di anno in anno, le maestranze aumentano costantemente: sono gli anni del boom economico e le industrie si espandono; Vigevano diventa un centro calzaturiero di rilevanza internazionale.

L’organizzazione del lavoro cambia: viene introdotta “la manovia” con i carrelli spinti manualmente da una stazione di lavoro all’altra, consentendo un miglioramento della produttività. L’incremento della produzione è costante per far fronte alla domanda sia domestica che internazionale, le scarpe Dainesi sono apprezzate nei paesi europei ed extra europei.

La partecipazione alla Mostra Mercato Internazionale della Calzatura di Vigevano è importante per la promozione e vendita dei prodotti, gli allestimenti fieristici, creati con estro da

Giuseppe, lo stilista delle collezioni, sono ogni anno particolarmente apprezzati dal pubblico dei visitatori. Le esposizioni sono abbellite con la presenza di quadri dipinti da Giovanni, pittore autodidatta nel tempo libero dagli impegni di lavoro.

Fine anni ’50 – Nasce la Salamander Italiana Spa. La “carrozza di Cenerentola” esposta in mostra è stata

l’occasione di incontro tra la piccola azienda vigevanese ed il colosso

calzaturiero tedesco SALAMANDER AG di kornwestheim; l’amicizia nata in questa circostanza con il Sig. Jacob Sigle, presidente della multinazionale, proseguita con reciproche visite alla fabbrica di Vigevano ed agli stabilimenti tedeschi, è stata determinante per la fondazione della società italo-tedesca che nello stabilimento di Corso Novara, costruito a tempo di record, ha prodotto scarpe di qualità per circa 12 anni.

Giovanni e Giuseppe apportarono le loro competenza tecnica nella produzione, il partner tedesco rese disponibile la propria capacità gestionale e la potenzialità commerciale rappresentata

da una fitta rete di concessionari esclusivi del marchio Salamander (oggi lo definiremmo sistema di franchising) presenti in ogni città e borghi della Germania. Un mercato molto ambito per le industrie manifatturiere italiane. La Salamander Ag era leader europea nel settore delle calzature con stabilimenti in Germania, Austria e Francia; con circa 17.000 dipendenti ed una produzione annua di 13 milioni di paia di scarpe.

L’azienda vigevanese produceva calzature femminili di qualità usando pellami pregiati, destinate al mercato nord europeo impiegando internamente più di 200 persone e arrivando a raggiungere una produzione giornaliera di

1.800 paia. In supporto all’unità produttiva, venne favorita la nascita di un congruo numero di giunterie per la produzione di tomaie destinate alla produzione aziendale ed all’esportazione verso le fabbriche tedesche, come semilavorato. Ciò dette un ulteriore impulso occupazionale di circa un centinaio di addetti. Punto di forza aziendale era rappresentato da una efficace pianificazione stagionale della produzione supportata dagli ordini raccolti dalla rete commerciale della casa madre. L’attività produttiva era regolata da un sistema di controllo di gestione capillare che consentiva il raggiungimento degli obiettivi di produttività definiti. Il marchio italiano delle scarpe Salamander era particolarmente apprezzato dal mercato tedesco e costituiva un prodotto di successo. Giovanni e Giuseppe Dainesi facilitarono la nascita di ulteriori iniziative imprenditoriali avviando ‘attività di una decina di tomaifici la cui gestione, demandata a collaboratrici scelte in azienda, favorì un’azione di qualificazione professionale da maestranze specializzate ad artigiane imprenditrici. Negli anni ’70, successivi al periodo turbolento di cambiamenti sociali avvenuti sul finire del decennio precedente, il gruppo tedesco decise un cambio di strategia aziendale avviando un processo di disimpegno industriale che portò alla progressiva riduzione delle attività produttive in favore dello sviluppo del settore commerciale. A seguito di gravi problemi di salute, Giovanni fu costretto a lasciare la propria attività in azienda che comunque continuò ad essere produttiva per alcuni successivi anni. Lo stabilimento venne in seguito ceduto ad altri imprenditori vigevanesi che lo destinarono ad altre produzioni.

M ANIFATTURA G HISIO (Da una pubblicazione di Bruna Rocco Capè – 2006)

Andrea Angelo Vincenzo Ghisio nasce a Vigevano il 31 dicembre 1878 da Giovanni Battista e Rossi Maria Annunziata. Nel 1903 crea in via Griona Alta, oggi via Cavallotti, un piccolo calzaturificio nelle proprietà dei conti Barbavara. Dal bollettino N. 3 datato settembre 1907 del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio si legge “Attualmente si contano in Italia otto calzaturifici con macchinario moderno di costruzione americana, tra i quali sono Ghisio e Bocca di Vigevano……Lavorano a Vigevano 40 calzaturifici. Su una popolazione di quasi 30.000 abitanti si può calcolare che 7.000 lavorino nelle calzature. Tre quarti del personale impiegato è costituito da donne e da ragazzi. C’è una vecchia abitudine di riposare domenica e lunedì. Il maggior lavoro è nel sabato. La festa del lunedì è solo dei calzolai di Vigevano”. Nello stabilimento di Ghisio già sono presenti macchine prodotte dall’United Shoe Machinery americana, trance automatiche, presse, macchine per preparare suole, scalfirle, numerarle, comprimerle. Nel 1903 si sposa con Serafina Mussante per il suo dovere verso una ragazza che era venuta a trovarsi in stato interessante). Il figlio Federico nasce subito dopo. Poco più tardi avviene la separazione e la madre si trasferisce direttamente a Milano portando con sé il figlio. Nel 1906 21 stabilimenti vigevanese sono denunziati per non aver osservato le disposizioni di legge circa il lavoro dei minori. Fra questi Bocca, Sempio & Dilanino, Giulini, Migliavacca, Gagliardone, Ghisio, Ferrat Trecate e Crespi.

Nel 1908 con Luigi Ceretti, titolare di conceria e Luigi Gallo, industriale di maglieria biellese, si costituisce la “s.n.c. Ghisio Andrea & C.” che però cesserà già nel 1913. Poco più tardi Ghisio con il finanziere genovese Aristide Olivari fonda una nuova società in nome collettivo con oltre 200 dipendenti: il secondo stabilimento di Vigevano dopo quello di Pietro Giulini. Nel 1915 le ditte con maggiori redditi loro ascritti sono: - Morone Santo L. 2.000 - Sempio & Milanino L. 6.000 - Martinenghi Luigi L. 7.400 - Ferrari Trecate Matteo L. 9.000 - Bocca Luigi L. 9.500 - Ghisio e Olivari L.12.000 - Pietro Guilini L. 24.000

Nel 1910 si iniziano i lavori per il nuovo stabilimento di via Madonna degli Angeli su progetto dell’ing. Emilio Basletta. Lo stabilimento avrà diversi ampliamenti successivi fino a diventare il famoso Ursus Gomma. In pochi anni si arriva ad una produzione di 2000-2500 paia di scarpe al giorno per bambini e signore. Nella vita privata Ghisio si innamora della bella Ida (Ida Pavia di Giuseppe da Vigevano) che a soli 28 anni muore per una epidemia di febbre spagnola che sarò

sepolta al cimitero cittadino nella tomba dove riposano Andrea e il figlio Federico. Il Ghisio fa scolpire per la tomba una statua rappresentante l’amante prematuramente scomparsa ma lo scultore, Cesare Villa, non pagato per la sua opera la donerà successivamente al Comune ed oggi la statua è dislocata nel Palazzo Crespi di via Cavour. Dopo la prima guerra mondiale iniziano le difficoltà. Gli operai hanno pesanti rivendicazioni ( le 8 ore entrano in funzione dal maggio 1920), si richiedono maggiori retribuzioni, ferie pagate, miglioramenti strutturali nelle fabbriche. Il 30 settembre 1920 nasce con rogito del notaio Scanner l’Associazione Industriali Calzature. Negli anni successivi la crisi si aggrava e molti stabilenti falliscono (Gravati Marcello, Alberti Siro, Gilardi Pietro. G.B. Damiani,ecc.) oppure riducono drasticamente i periodi lavorativi. Altri si avvalgono sempre più di lavoro in nero presso le pareti domestiche di ben 8.000 famiglie. Nel 1925 si apre a Milano la !.a Mostra Internazionale delle industrie del cuoio: da Vigevano Partecipano diverse ditte: Ardito Carlo, Bergamo Giovanni, Bertolini & Magnoni, Borsani Pietro, Ferrari Trecate Matteo, Giulini Pietro, Gravati Cesare, Lovati, Masera, Merlo Ernesto, F.lli Gusberti, Morone Santo, F.lli Mainardi, Maspero Giovanni, Proverbio & Della Vedova, Riva & Ozella, Sempio Serafino, conceria Ceretti. Ancora nel 1925 il calzaturificio assume operai. L’anno successivo, conclusa l’esperienza con Olivari crea una nuova società con gli industriali Dondè e Pinferi, ma l’indebitamento bancario è eccessivo. Il 20 gennaio 1927 il Tribunale di Pavia dichiara il fallimento di Andrea Ghisio. L’Esattoria di Vigevano è creditrice di L. 163.912,20 e ordina il pignoramento dei beni. Il Ghisio è giudicato per bancarotta e condannato a due anni sette mesi e venti giorni. Nell’aprile del 1930 sono messi in vendita le sue proprietà immobiliari e il 14 marzo 1932 gli immobili di via S. Giacomo 19 e 21 sono acquistati dalla S..A. Ursus Gomma per l’importo di L. 190.000.000. Nel frattempo Ghisio, uscito dal carcere, va a convivere con Ferrara Maria una dipendente che l’aveva sempre aiutato ed era, quindi, stata invischiata nel processo (la sposerà nel ’38 dopo essere rimasto vedovo. Si trasferiranno al Cascame in via 28 Ottobre, ora via Matteotti, sull’angolo della famosa Osteria “dal Deciu”). Anche il figlio Federico conduce una vita dissoluta e sperpera tutti i restanti beni della famiglia e di quella della moglie (Antonietta Magrini). Federico morirà di un male incurabile nelle carceri di Torino nel 1962 dove era finito per frode e debiti. I nuovi coniugi avviano ancora una piccola fabbrica di scarpe. Andrea Ghisio lavora al deschetto e fa anche il rappresentante di scarpe: quest’ultima diventa la sua professione ufficiale. Gli ultimi anni della sua vita sono trascorsi nella solitudine (si è separato dalla moglie che però non l’ha abbandonato e lo accudisce abitando a pochi metri di distanza nella stessa via). Andrea Ghisio ora gira spesso in una carrozzina da invalido con un pentolino attaccato e quando cala il buio accende una candela come dinamo. E’ poi ricoverato al De Rodolfi e passa lunghi periodi all’Ospedale.

Muore il 2 ottobre 1964 a 77 anni di età dichiarato inabile con ultima abitazione in via Bramante 4. Toccante il suo ricordo scritto da mons. Pietro Bellazzi (Ghisio era andato ad abitare in via 28 Ottobre 38 nella casa del nonno di monsignore, mentre i suoi genitori abitavano nella casa accanto, al numero 40, comunicante attraverso l’orto). “Ricordo che Ghisio si sdraiava a petto e piedi nudi sulla ghiaia del giardinetto (sul “giarétt”)e voleva che io gli camminassi sopra!..Quando tornava da Milano mi portava in regalo un grosso cioccolato. Una volta disse a mio nonno – Signor Francesco se lei mi da 10.000 lire io costruisco un altro Ursus – e mio nonno gli rispose – Sì, per fallire un’altra volta. Mio nonno era un agricoltore, un altro mondo. Dopo il Seminario sono stato a trovarlo qualche volta in via Aquilea dove lavorava ancora in una piccola fabbrica di scarpe. Con me parlava allora di studi, mi mostrava la sua enciclopedia, mi permetteva di provare la sua macchina per scrivere. Poco tempo prima della morte seppi che era ricoverato in ospedale: lo cercai, ma inutilmente, non riuscii a trovarlo….un uomo, un amico, un vero imprenditore…..di razza”.

GIULINI PIETRO – Cav. Lavoro .

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LA THUILE SPORT

In un'epoca in cui gli sport invernali e d'alta montagna (non più limitati ad una ristretta élite) hanno subito un'ampia diffusione presso un vasto pubblico, La Thuile sport ha saputo collocarsi fra le ditte di maggior prestigio internazionale. Fondata nel

1964 dal Sig. Salvatore Presti considerò elementi prioritari, per la propria produzione di calzature sportive, una specializzazione d'alto livello e lavorazioni artigianali, tali da garantire una qualità ineccepibile. L'alta qualificazione produttivistica della Thuile la pone nella rosa di quelle poche ditte i cui prodotti sono prescelti e quotatissimi negli ambienti sportivi e nelle stazioni invernali dell'arco alpino, poiché il marchio Thuile non garantisce solamente una linea elegante, dinamica, una lavorazione in cui i migliori materiali sono egregiamente lavorati da esperti artigiani, ma uno studio tecnico di elevata modelleria, per permettere la resa ottimale degli sportivi. La calzatura sportiva deve permettere al piede la massima libertà di movimento e nello stesso tempo deve impostarlo nella posizione, ideale: per raggiungere tali caratteristiche, dopo la ideazione del modello, la Thuile esegue accurati studi della fisiologia del piede, per poi affidare la realizzazione delle componenti appurate come ottimali all'attenta opera dello staff di artigiani della ditta. Tali conoscenze tecniche pongono la Thuile all'avanguardia nel settore: Club sportivi consultano la ditta facendosi guidare nelle scelte dalla sua esperienza, dalla sua validità professionale, ampiamente riconosciute anche alle fiere internazionali a cui la Thuile partecipa sia in Francia (Grenoble) che in ITALIA (Mais), riscuotendo ampi successi e ambite affermazioni che la pongono fra le ditte del settore più conosciute ed apprezzate da un esigente pubblico di esperti. La ditta grazie alla rilevante specializzazione sportiva conseguita esporta in numerosi Paesi del mondo, famosi per la diffusione degli sport di montagna: Australia, Canada, Francia, Svizzera ecc.; ed è prevedibile, considerando le capacità tecniche ed operative della ditta (che la portano alla ricerca di un costante aggiornato perfezionamento e ampliamento della gamma dei suoi prodotti) che il futuro veda la Thuile portavoce e azienda leader della continua, sistematica, intelligente evoluzione del settore.

LEREDE & C.

Specializzata nella fabbricazione di sandali e scarpe per donna e bambini, la ditta " LEREDE & C. fu fondata nel 1956 dal Sig.

Giovanni Benatti (che sovrintende il settore produttivo) e dal Sig. Gabriele Lerede (a cui è affidata la direzione della parte commerciale), due intraprendenti soci che si impongono come qualificati operatori del settore calzaturiero. Su studio ed elaborazione del proprio ufficio tecnico, la ditta ha realizzato modelli di calzature che, (con requisiti standard della migliore qualità) sono particolarmente richiesti ed esportati in Paesi esteri, quali l'Inghilterra e la Germania. Con vigoroso impulso i Titolari (per garantire ulteriormente calzature con eccellenti caratteristiche di robustezza e con ottimali materiali impiegati) hanno completato il ciclo produttivo fondando di recente una nuova azienda, |'EUROPA, che (dislocata operativamente e produttivamente a Garlasco) realizza suole in poliuretano e ogni manufatto connesso con la fabbricazione delle calzature; prodotti che (assommando in sé autentiche prerogative d'alto livello qualitativo) vengono ,in parte impiegati dalla ditta LEREDE (per realizzare le proprie calzature di successo) e principalmente esportati in Inghilterra, in numerosi Paesi Africani ecc. Per tale solida struttura produttiva, le due aziende (che complessivamente coprono una area di 2.000 mq.) si avvalgono di 80 collaboratori di provata capacità; un ulteriore dinamico impulso nell'attività delle ditte si è riscontrato, con l'inserimento dei figli dei Titolari nelle organizzazioni aziendali: giovani forze e vive capacità protese a captare ogni evoluzione dei settori in cui operano.

MARCUS - Calzaturificio

La ditta MARCUS (il cui affermato marchio contraddistingue calzature per uomo con nette e valide caratteristiche di qualità) fu fondata nel 1954, frutto della sagace iniziativa di due intraprendenti soci: il Sig. Piero Chiesa (che sovrintende al settore amministrativo) e il Sig. Guido Pegoraro (che cura la parte tecnica-produttiva). Gli incontestabili traguardi raggiunti dalla ditta sono meritatamente scaturiti da un costante aggiornamento degli impianti, dalle eccellenti prerogative qualitative del prodotto, dalla cura della sua estetica, dalla serietà commerciale uniti all'esperienza ed ad un alto livello di specializzazione nel settore, che costituiscono gli inderogabili principi informatori dell'attività della MARCUS. Un esperto staff di modellisti, guidati dalle capacità tecniche e dall'inventiva dei titolari, rappresenta quella forza viva e dinamica che consente (sia captando le esigenze della moda, che le richieste di mercato) la realizzazione di una produzione sempre a l’avanguardia, integrata da un'accurata scelta dei materiali impiegati e da attente lavorazioni. Nell'attuale stabilimento (che copre una superficie di 1500 mq.) operano 50 collaboratori altamente qualificati e con lunga permanenza nel settore, e da tale sede si dirama una vasta e attiva organizzazione commerciale, distribuita capillarmente tramite capaci rappresentanti su tutto il territorio Nazionale, ma le affermazioni della MARCUS non sono ristrette all’Italia: i suoi prodotti sono richiesti ed esportati, con ampi consensi in numerose nazioni estere. A tale ditta, sempre volta a perfezionarsi, a ricercare il meglio, a soddisfare la continua evoluzione delle necessità di mercato, va il merito di una valida serietà professionale, altamente apprezzata in ogni Paese del mondo.

MARLY - Pantolificio

Il modello della calzatura viene subordinato alla stagione, al clima in cui viene indossato; se d'inverno si preferiscono alti stivali che riparano dal freddo, d'estate non vi è niente di meglio che un pratico e comodo sandalo, l'ideale per camminare in città e da calzare al mare. La ditta MARLY, fondata nel 1966 dai fratelli Renzo e Giovanni Bocca (che avendo per lungo tempo operato nel settore vantano profonde conoscenze tecniche e notevoli capacità direttive, derivanti dall'acquisita esperienza), con ecletticità e perfetta lavorazione ha diretto la propria attività alla produzione di sandali da passeggio e pantofole. Ambedue gli articoli denotano una diligente esecuzione artigianale, dalle prestigiose caratteristiche e di insuperabile livello qualitativo. Ad un modellista esterno è affidato il compito di rinnovare continuamente la collezione di modelli, proponendo nuove soluzioni che accentuino la comodità e l'eleganza delle scarpe da casa, e che aggiungano alla classe e al gusto dei sandali da passeggio, quel tocco sempre aggiornato e all'avanguardia che è il segreto della moda. Coll’idea di nuove possibilità, segue l'effettiva realizzazione; si procede all' esecuzione di un prototipo e, appuratine tutti i requisiti ottimali e qualitativi, si affida a valenti artigiani la lavorazione su vasta scala del modello prescelto. Per l'attuazione delle calzature la ditta si avvale di un metodo antichissimo, che dà pregevolezza e ricercatezza ai suoi prodotti: la lavorazione S. Crispino, (che consiste in un'attenta ed esperta effettuazione a mano delle cuciture che uniscono la tomaia alla suola). Tali eclatanti caratteristiche hanno aperto numerosi mercati di sbocco all'attività commerciale della ditta MARLY, che opera con successo e meritati consensi in Germania, Australia e solo marginalmente in Italia (Piemonte e Liguria); in prevalenza, però, la sua produzione è rivolta al Sud Africa, che accetta i modelli della MARLY, consapevole dell'idoneità e dell'eccellenza insite nei suoi prodotti. Le calzature della ditta, immesse sul mercato italiano con il marchio “Marly” e su quello del Sud Africa con il marchio CLARKS, alla pregevolezza delle lavorazioni, uniscono inoltre: materiali scelti accuratamente, colori brillanti (quanto cioè è più consono alla stagione e ai luoghi in cui sono indossati), un continuo aggiornamento ai canoni della moda attuale, tutto ciò riassunto in uno stile sicuro, inconfondibile, frutto della lunga tradizione della MARLY all'insegna di una costante ricerca del meglio in funzione della praticità, non disgiunta dal bello. Una così intelligente e laboriosa impostazione operativa testimonia la validità e modernità della MARLY, che le hanno aggiudicato un rilevante ruolo nel settore e che saranno apportatrici di un crescendo di affermazioni.

CARLO RINALDO MASCHERONI Tratto da: l'Informatore dell'1.2.2007 (servizio di Cesare De Marchi)

Decisionista e grande innovatore

Carlo Rinaldo Masseroni, nasce a Milano il 4 gennaio 1891 e muore a Sanremo il 30 gennaio 1957. Attorno alla sua figura è nata una storia dell’imprenditoria locale, legata alla Ursus Gomma, la più grande azienda di calzature in gomma e articoli tecnici presente in Vigevano nel secolo scorso. Cercando fra le carte e conversando con persone che l’hanno conosciuto, c’è chi dice che il nome Masseroni è di origine francese. Sarebbe arrivato in Italia al seguito di Napoleone, e il ceppo lo si trova nel Monferrato e successivamente nel Milanese.

Storia o leggenda araldica sul nome, certo è che Carlo Rinaldo Masseroni è stato un personaggio nella storia dell’imprenditoria lombarda, capace di dar vita ad un processo produttivo stabilendo efficaci ed efficienti rapporti tra i fattori di produzione, disponibili negli anni Venti-Trenta, cioè: forza lavoro- capitale-risorse-mezzi e conoscenze tecniche e tra questi e il mercato. Un imprenditore che sapeva coordinare le attività produttive dell’impresa, e creare una rete di servizi per chiudere il ciclo economico della produzione con la distribuzione. Masseroni fu anche un innovatore. Non seguiva passivamente una tradizione o effetti imitativi, ma sapeva adottare nuove tecniche per introdurre nuove combinazioni di fattori produttivi. Fu il primo in Italia ad applicare il PVC (cloruro di polivinile) nel campo delle suole per scarpe. Masseroni era un decisionista. Sapeva scegliere cosa produrre, in quale quantità, con quali strumenti e mezzi e assumere responsabilità strategiche le cui conseguenze non si limitavano alla vita dell’azienda, ma tendevano a modificare le richieste del mercato in termini quantitativi e qualitativi. Vedi il suo ingresso nel settore dei pneumatici, dei canotti, delle pavimentazioni, dei giocattoli con materiali di gomma. Sapeva scegliere i suoi collaboratori amministrativi, tecnici, commerciali, li sapeva ascoltare e poi decidere. Era amato e stimato dalle sue maestranze. Aveva un senso della gestione del Capitale, orientato alla passione del rischio. Non è mai stato un “funzionario del Capitale’ o un “tagliatore di cedole’. Provvisto di coscienza sociale, non mancava di opere a favore delle maestranze, vedi case per abitazioni di dipendenti, la Mutua aziendale, gli ambulatori medici, la mensa, i Gruppi sportivi e ricreativi. La sua ragione di sentirsi imprenditore era dar corpo all’esigenza del Capitale per valorizzare le sue passioni di uomo. Era l’espressione di un ideal- tipo diversamente dotato tra le diverse categorie di imprenditori. Uomo del fare, comunicava in dialetto milanese, amabilmente alla Tecop a, con significati che sapevano far presa sull’entourage e che lo riconosceva un leader carismatico. Masseroni era anche un soggetto caricaturabile. La “Gazzetta dello Sport”, ma soprattutto il “Guerin Sportivo” ritraeva con poche linee e curve un “cumenda” ( Masseroni è stato presidente del FC Interanzionale di Milano) dal sigaro in bocca dal sicuro atteggiamento, dai simboli sportivi uniti a simboli imprenditoriali per saldare i “percettori di opportunità” che nelle strategie di mercato prendono il nome di Marketing. Masseroni è stato un imprenditore che, sotto il profilo socio economico, ha stabilito un raccordo tra un orizzonte storico individuale ed un orizzonte storico sociale visibile nella nostra città.

URSUS: L’AZIENDA Nasce nel novembre 1931 nel nome di un gladiatore

In breve, 30.000 paia e 2.000 operai

Il famoso storico stivale dell’Ursus: uno dei pochi cimeli della grande azienda rimasti: attualmente è custodito presso la Biblioteca Mastronardi di corso Cavour.

L’iter dell’Ursus Gomma inizia nel novembre 1931 quando il commendator Masseroni, il cavalier Pietro Bertolini ed il cavalier Pietro Magnoni si mettono assieme per produrre calzature in gomma. L’anno successivo inizia l’attività e nello spazio di breve tempo, la Ursus, produrrà 5000 paia giornaliere di quel prodotto in autoclave conosciuto

sotto la voce “tennis”. Ursus, gladiatore romano, personaggio del famoso romanzo del polacco Sienkiewicz, mentre affronta il toro nell’arena sarà il simbolo della fabbrica. Nel 1933, il cavalier Magnoni lascerà la società. Il cavalier Bertolini, diventerà presidente e Masseroni consigliere delegato. La Ursus inizierà la produzione degli stivali di gomma facendo fare alla bilancia commerciale italiana una inversione di tendenza. L’Italia non avrà più necessità di importare questo prodotto, anzi lo esporterà. Nello stesso periodo viene aperto un reparto per la produzione di articoli complementari all’industria calzaturiera, suole, tacchi , lastre di gomma, ecc. Negli anni 1935-36 l’Ursus raggiungerà la punta massima della produzione giornaliera in circa 30.000 paia con 2000 dipendenti. L’area di via S. Giacomo dispone di 30 mila metri quadri di cui 25.000 coperti. Masseroni diversifica la produzione. Oltre alle scarpe entra in diversi settori tecnici. I più importanti sono: pneumatici e camere d’aria per cicli e moto, tubi speciali telati, cordati, spiralati, e ancora impermeatura, stamperia, trafilatura. Alla fine degli anni Trenta la Ursus acquista lo stabilimento Santrolli in via Santa Maria e dopo i necessari adattamenti e la posa di nuove impianti e nuove tecnologie inizia la lavorazione del PVC. Masseroni è un grande comunicatore, una figura carismatica e tanti lo cercano. Qualcuno lo definisce un re Mida. Tutte le iniziative alle quali partecipa hanno successo. Tra le voci raccolte si viene a conoscere che in quegli anni tra il 1938 ed il 1939, il direttore della Gazzetta dello Sport, Emilio Colombo, diventa presidente del Milan e vuole nel suo consiglio Masseroni. Di qui la passione sportiva che lo porterà a diventare presidente dell’Inter dal 1942 al 1954, vincendo due campionati nel 1952-53 e nel 1953-54, quando lascerà il posto a Moratti padre. Negli anni di guerra l’Ursus viene dichiarata azienda “ausiliaria” e utilizzata per la produzione bellica (apparecchiature in gomma per sommergibili, tessuti per paracadute, linguette per bombe a mano, oltre a speciali tipi di calzature militari). Dopo la guerra, con la normale ripresa del lavoro, sempre sotto la presidenza del cavalier Bertolini, il commendator Masseroni ricopre la carica di amministratore delegato. Nel 1954, quando Bertolini uscirà dalla società, Carlo Rinaldo Masseroni ricoprirà entrambe le cariche. Negli anni 50 la Ursus emergerà nel settore “Velo” producendo 10.000 coperture al giorno e con i vari abbinamenti con le case ciclistiche (Bianchi, Ligie, Guerra, Maino, Girardengo, Walter) può vantare un giro di Francia, quattro giri d’Italia, due giri di Svizzera, diversi campionati italiani su pista con i più celebrati corridori dell’epoca: Bartali, Coppi, Magni, Bobet, Bevilacqua, Koblet, Kubler. A conclusione di anni di studi e sperimentazioni viene immesso sul mercato un manufatto etichettato “Resolarmato”, un connubio tra PVC e metallo atto a risolvere problemi di corrosione. Nel 1955 inizia

un periodo di difficoltà per Masseroni che ci raccontano altre voci. Muore di crepacuore, affermano i suoi collaboratori a Sanremo e viene sepolto a Garlasco nella tomba della famiglia Panzarasa, di cui era un familiare, avendo sposato la signora Luciana

Interviste su Masseroni

I due testimoni dell’epoca: Il ragionier Italo De Micheli ed il comm. Luciano Girardi.

«Era un accanito giocatore di carte»

Le sfide con il magistrato Barbagallo, le intuizioni, i contatti con lo Scià di Persia

Nel mosaico della vita di Masseroni abbiamo raccolto l’importante tassello della famiglia Panzarasa originaria di Garlasco e molto nota a Vigevano. La storia che unisce le famiglie Masseroni e Panzarasa nasce durante la Grande Guerra (1915-18) quando Carlo Rinaldo - militare a Garlasco in un distaccamento di artiglieria - incontra Luciana Panzarasa. Si sposano e avranno due figli: Mario detto Gegè e Luciano detto Nene. Dal nucleo Panzarasa ci viene dato uno spaccato della famiglia Masseroni ricco di legami, sentimenti ed interessi che hanno coinvolto personaggi dal forte carattere e dalla concretezza dell’agire. Dai contorni traspare la figura di Luciana, donna sensibile, dolce e raffinata. Interessanti sono i racconti del ragionier Italo DeMicheli, oggi 91nne, e che dal 1935 ricopriva alla Ursus Gomma il ruolo di addetto alla formazione dei costi degli articoli tecnici. Successivamente divenne il responsabile dell’ufficio vendite di questo importante settore. Il suo contatto giornaliero per più di vent’anni, con Masseroni, lo porta a ricordare molti risvolti nella complessa attività dell’imprenditore. Ci parla della partecipazione di Masseroni nel cappellificio Guazzoni di Alessandria, degli incontri con Giovanni Agnelli per costruire la “Volpe” una macchina da corsa, per assecondare l’idea del figlio Nene, della ricerca ostinata di materiali sofisticati per fabbricare le palle da tennis, dei rivestimenti antiacidi usati nei trasporti su gomma e su rotaie, del tessuto per paracaduti, degli impermeabili, dei giocattoli gonfiabili, dei canotti, dei pontoni di gomma per il genio militare, dei pavimenti di gomma, delle attrezzature per pescare, dei profilati per frigoriferi. Dei viaggi Chiariva e Pier Busseti, delle Terme di Acqui, del Casinò di Sanremo, dell’Inter e del ciclismo, della sua elezione a presidente dell’Assogomma, dei suoi contatti con enti e personaggi del mondo economico, sociale e politico. «Era un milanese “spatascià”, comunicava in dialetto. Era ricco di intuizioni. Tutti gli volevano bene e lo cercavano» conclude visibilmente commosso il rag. Italo De Micheli. Altra interessante fonte è quella fornita dal cavalier Luciano Girardi. Entrato giovanissimo in Ursus gomma nel 1941, come applicato alla contabilità, passa al settore commerciale sino ad arrivare ad occupare il ruolo di responsabile delle vendite delle calzature prodotte dallo stabilimento vigevanese. Intelligente, curioso, dinamico il cavalier Girardi, oggi 80nne, vive a S. Vito al Tagliamento, ma è ancora partecipativo a quel mondo che lo ha visto attore in un ruolo che gli ha segnato la pelle. Non manca di riviverlo con passione e lucidità. «Masseroni era con il fratello Mario, rappresentante di pellami e di cuoio. Tra le ditte che rappresentava c’era la Conceria di Corsico, dove incontra Bertolini e Magnoni. Da quell’incontro prende il via la Ursus gomma. Il primo ricordo che ho di Masseroni è quello di un accanito giocatore di carte. Ricordo le sfide serali con il magistrato Barbagallo». Luciano Girardi nel suo dire trova il filo per svolgere la matassa delle proprietà, degli interessi e delle attività alle quali Masseroni si appassionava ed elenca: «I terreni in regione Santa Maria in Vigevano, una tenuta in provincia di Mantova, ed un’altra in provincia di Arezzo, la villa Le Palme a Santa Margherita Ligure, le

Terme di Acqui, la collaborazione con Pier Busseti nel settore Viaggi e Turismo finanziando le iniziative. Questa collaborazione si interrompe con il suicidio di Pier Busseti. E porta al declino di Masseroni.

Pier Busseti non fu in grado di rendere i finanziamenti ottenuti e ha girato delle azioni del Casinò di Sanremo. Il Casinò si dimostrò una fornace di soldi e Masseroni inizia contatti con gruppi finanziari e personalità per tamponare le diverse falle createsi nella gestione del suo sistema». Luciano Girardi parla dei contatti con re Faruk d’Egitto, con Il Casinò di Tripoli, con lo Scià di Persia, dice della trasformazione della rete di vendita delle calzature Ursus in Italia da agenti con deposito a commissionarie, delle agitazioni sindacali guidate da Barbieri e Gallina, del rifiuto sindacale all’interessamento della Firestone americana all’Ursus gomma, dei giroconto di crediti e debiti da Inter a Ursus a Casinò e viceversa, del debito con l’Inps che collassa l’Ursus. Girardi è una mitraglia di pezze giustificative sullo sfaldamento del patrimonio Ursus. Masseroni nel 1955 chiede l’Amministrazione controllata e nel 56 entrerà in contatto con l’Unione Industriali spa in Largo dei Lombardi a Roma, dove incontrerà l’ing. Grand Uff. Gino Puccini padre dell’ing. Torello. Carlo Rinaldo Masseroni morirà d’infarto a Sanremo il 30 gennaio 1957. L’Ursus gomma inizierà le sue diverse gestioni. Da Sesu (Società Esercizi Stabilimenti Ursus) passerà a Ugev (Ursus gomma Esercizi Vigevano) quindi Ursus Gomma Nuova spa che durerà sino al 30 settembre 1978, dichiarata fallita nel 1987. Diversi corollari di “tranche de vie’ sulla famiglia Masseroni i vengono fornite dal professor Siro Nava, stimato noto cardiologo, da Giancarlo Neve, tecnico commerciale nel settore accessoriale dell’Ursus (1946- 9557), da Piera Veneroni, stenodattilo (1939-1957), da Abele Cerastico corridore ciclista del Gruppo sportivo Ursus. Memorie e ricordi di tanti che hanno apprezzato un uomo ed un imprenditore di razza. Personalmente, a 50 anni dalla scomparsa di Carlo Rinaldo Masseroni ricordo l’eco dei singhiozzi di Giovannini Lorenzi, giocatori dell’Inter, ai funerali del loro presidente.

Un nome ormai famoso, collegato a prestigiose calzature che hanno creato una moda, un nuovo modo di sentire e vivere lo

sport e il tempo libero.

Costituita nel 1972 (in Corso Genova, 250) la Società inizialmente produceva calzature sportive per uomo, tipo tennis e basket. I consensi di un mercato (che trova soddisfatte nei modelli e requisiti MECAP le esigenze di un abbigliamento giovane e che nel contempo abbia un inconfondibile "stile"), in breve hanno premiato la creativa intuizione della Società, a cui va il merito di aver trasformato un prodotto conosciuto ma trascurato, in un genere di largo consumo. La praticità, l'ottimazione e l'eleganza delle calzature MECAP vertono su lavorazioni studiate appositamente; su particolari che pur sembrando casuali nascono da un'accurata ricerca di perfezione produttivistica. Il materiale impiegato per la sottoscarpa, a parità di volumi, è più leggero della stessa gomma, permettendo così spessori più alti, elasticità, a vantaggio della flessibilità e quindi del movimento e della comodità del piede. Si ritiene interessante rilevane che mentre la realizzazione della suola avviene su forme speciali e con stampi ad iniezione su blocco unico, la tomaia è fabbricata con metodi tradizionali che si ricollegano al più valido artigianato; un connubio quindi di quanto vi è di migliore nella tradizione e nell'attuale tecnologia. Alla qualità delle caratteristiche e dei procedimenti di fabbricazione si aggiunge l'attenzione di anticipare la moda sia per i colori che per i materiali impiegati (tela, jeans, antilope, pelle, ecc.) proponendo così una calzatura sportiva ma ricercata, in sintonia con i moderni canoni della moda.

Un prodotto completo e ottimale quindi che, efficacemente affiancato da una qualificata campagna pubblicitaria, oggi è prescelto e apprezzato da un vasto pubblico amante del vivere sportivo o che semplicemente desidera muoversi con la stessa libertà che ha il piede non calzato, durante il tempo libero in città, al mare, in montagna, in viaggio, ecc.

La Società recentemente (per soddisfare una domanda che si è rivelata superiore al quantitativo prodotto) ha realizzato un secondo stabilimento a Gropello Cairoli, in cui vengono prodotte calzature per donna con suola anatomica mantenendo inalterate le peculiari caratteristiche che contraddistinguono il marchio MECAP.

I due stabilimenti pienamente rispondenti ad ogni esigenza dell’architettura industriale, si estendono su un'area complessiva di 10.000 mq. e offrono ai 400 collaboratori, altamente specializzati, le migliori condizioni operative e ambientali; le attrezzature e i macchinari di cui sono corredati (fabbricati dalle OFFICINE PAVI) si impongono e differenziano per i requisiti intrinseci informati alla più rivoluzionaria e precorritrice evoluzione tecnologica.

Fulcro di un importante incremento industriale nell'hinterland in cui opera, il successo delle calzature MECAP ha decretato lo sviluppo di altre aziende fornitrici di servizi e prodotti complementari. La Società si impone a simbolo di un'industria modello e di un prodotto perfettamente aderente agli indirizzi socio-culturali dei tempi d'oggi.

Sorto nel 1966 per iniziativa del Sig. Angelo Scordino (che ha sempre seguito con profonda esperienza sia la parte produttiva che commerciale) affiancato dalla moglie, Sig.ra Carla, per la parte amministrativa, il CALZATURIFICIO MIAMI si caratterizza per la validità qualitativa della gamma di mocassini per uomo prodotta. Germania, Svizzera ecc., in cui è presente con l'80% della produzione) la ditta può vantare significativi consensi di mercato a cui si aggiungono gli importanti riconoscimenti conseguiti per la qualificazione della produzione alle fiere internazionali (MICAM, Bruxelles ecc.) a cui partecipa con realizzazioni che aggiungono alla creatività, all’elegante gusto dei modelli lavorazioni ineccepibili. Operante prevalentemente all'estero (Belgio, Nell’ideazione di nuovi particolari, sovrintende il lavoro del personale altamente preparato, affinché la perfezione e l'accuratezza produttivistica prefissasi dalla ditta si concretizzi in elementi qualificanti in ogni articolo finito. Direttamente o tramite rappresentanti la ditta commercializza i propri prodotti presso una vasta clientela internazionale che, ampliandosi costantemente, è sintomatica della espansione e dello sviluppo che accompagna il cammino della Miami. Lo stesso Titolare coordina e controlla ogni fase di lavorazione: collabora con i modellisti

Da molti anni il nome del CALZATURIFTCIO NETTUNO è associato, in ltalia e nel mondo, a

calzature sportive per uomo e per donna caratterizzati da requisiti ottimali: pregevoli pellami, raffinati equilibri di sobrietà e modernità nei modelli, lavorazioni artigianali perfette. Sorta nel 1956 ad opera del Sig. Ettore Gandolfi (la cui esperienza trentennale in tale settore ha determinato quell'impronta di gusto, eleganza, gran classe rilevabile nella produzione) attualmente la ditta ha esteso le proprie qualificanti affermazioni anche su mercati difficili per la concorrenza creata dalla produzione locale, quali le Canarie a cui si aggiunge una rilevante esportazione in Francia, Norvegia, Svezia, Giappone ecc., per un totale dell'80% della complessiva produzione annua. In tali Paesi (in cui l'organizzazione commerciale è diretta dal Titolare tramite validi rappresentanti), l'alto pregio e la qualità delle calzature NETTUNO ha imposto la ditta ad un'esigente clientela particolarmente attenta nella scelta di prodotti esclusivi e di estrema raffinatezza.

All'interno dello stabilimento (che ricopre un'area di 1500 mq.) operano 70 collaboratori altamente specializzali in lavorazioni di tipo artigianale, tra cui esperti modellisti che attuano le creazioni ideate da un validissimo staff di design esterno.

Tale seria struttura aziendale, orientata ad una produzione di altissima qualità, la preziosità di una gamma di modelli ugualmente top anche per il gusto più ricercato, hanno decretato in maniera decisiva il raggiungimento dei traguardi e dei successi della NETTUNO.

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