Rassegna Calzaturifici

da una fitta rete di concessionari esclusivi del marchio Salamander (oggi lo definiremmo sistema di franchising) presenti in ogni città e borghi della Germania. Un mercato molto ambito per le industrie manifatturiere italiane. La Salamander Ag era leader europea nel settore delle calzature con stabilimenti in Germania, Austria e Francia; con circa 17.000 dipendenti ed una produzione annua di 13 milioni di paia di scarpe.

L’azienda vigevanese produceva calzature femminili di qualità usando pellami pregiati, destinate al mercato nord europeo impiegando internamente più di 200 persone e arrivando a raggiungere una produzione giornaliera di

1.800 paia. In supporto all’unità produttiva, venne favorita la nascita di un congruo numero di giunterie per la produzione di tomaie destinate alla produzione aziendale ed all’esportazione verso le fabbriche tedesche, come semilavorato. Ciò dette un ulteriore impulso occupazionale di circa un centinaio di addetti. Punto di forza aziendale era rappresentato da una efficace pianificazione stagionale della produzione supportata dagli ordini raccolti dalla rete commerciale della casa madre. L’attività produttiva era regolata da un sistema di controllo di gestione capillare che consentiva il raggiungimento degli obiettivi di produttività definiti. Il marchio italiano delle scarpe Salamander era particolarmente apprezzato dal mercato tedesco e costituiva un prodotto di successo. Giovanni e Giuseppe Dainesi facilitarono la nascita di ulteriori iniziative imprenditoriali avviando ‘attività di una decina di tomaifici la cui gestione, demandata a collaboratrici scelte in azienda, favorì un’azione di qualificazione professionale da maestranze specializzate ad artigiane imprenditrici. Negli anni ’70, successivi al periodo turbolento di cambiamenti sociali avvenuti sul finire del decennio precedente, il gruppo tedesco decise un cambio di strategia aziendale avviando un processo di disimpegno industriale che portò alla progressiva riduzione delle attività produttive in favore dello sviluppo del settore commerciale. A seguito di gravi problemi di salute, Giovanni fu costretto a lasciare la propria attività in azienda che comunque continuò ad essere produttiva per alcuni successivi anni. Lo stabilimento venne in seguito ceduto ad altri imprenditori vigevanesi che lo destinarono ad altre produzioni.

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