Rassegna Calzaturifici

Nel 1910 si iniziano i lavori per il nuovo stabilimento di via Madonna degli Angeli su progetto dell’ing. Emilio Basletta. Lo stabilimento avrà diversi ampliamenti successivi fino a diventare il famoso Ursus Gomma. In pochi anni si arriva ad una produzione di 2000-2500 paia di scarpe al giorno per bambini e signore. Nella vita privata Ghisio si innamora della bella Ida (Ida Pavia di Giuseppe da Vigevano) che a soli 28 anni muore per una epidemia di febbre spagnola che sarò

sepolta al cimitero cittadino nella tomba dove riposano Andrea e il figlio Federico. Il Ghisio fa scolpire per la tomba una statua rappresentante l’amante prematuramente scomparsa ma lo scultore, Cesare Villa, non pagato per la sua opera la donerà successivamente al Comune ed oggi la statua è dislocata nel Palazzo Crespi di via Cavour. Dopo la prima guerra mondiale iniziano le difficoltà. Gli operai hanno pesanti rivendicazioni ( le 8 ore entrano in funzione dal maggio 1920), si richiedono maggiori retribuzioni, ferie pagate, miglioramenti strutturali nelle fabbriche. Il 30 settembre 1920 nasce con rogito del notaio Scanner l’Associazione Industriali Calzature. Negli anni successivi la crisi si aggrava e molti stabilenti falliscono (Gravati Marcello, Alberti Siro, Gilardi Pietro. G.B. Damiani,ecc.) oppure riducono drasticamente i periodi lavorativi. Altri si avvalgono sempre più di lavoro in nero presso le pareti domestiche di ben 8.000 famiglie. Nel 1925 si apre a Milano la !.a Mostra Internazionale delle industrie del cuoio: da Vigevano Partecipano diverse ditte: Ardito Carlo, Bergamo Giovanni, Bertolini & Magnoni, Borsani Pietro, Ferrari Trecate Matteo, Giulini Pietro, Gravati Cesare, Lovati, Masera, Merlo Ernesto, F.lli Gusberti, Morone Santo, F.lli Mainardi, Maspero Giovanni, Proverbio & Della Vedova, Riva & Ozella, Sempio Serafino, conceria Ceretti. Ancora nel 1925 il calzaturificio assume operai. L’anno successivo, conclusa l’esperienza con Olivari crea una nuova società con gli industriali Dondè e Pinferi, ma l’indebitamento bancario è eccessivo. Il 20 gennaio 1927 il Tribunale di Pavia dichiara il fallimento di Andrea Ghisio. L’Esattoria di Vigevano è creditrice di L. 163.912,20 e ordina il pignoramento dei beni. Il Ghisio è giudicato per bancarotta e condannato a due anni sette mesi e venti giorni. Nell’aprile del 1930 sono messi in vendita le sue proprietà immobiliari e il 14 marzo 1932 gli immobili di via S. Giacomo 19 e 21 sono acquistati dalla S..A. Ursus Gomma per l’importo di L. 190.000.000. Nel frattempo Ghisio, uscito dal carcere, va a convivere con Ferrara Maria una dipendente che l’aveva sempre aiutato ed era, quindi, stata invischiata nel processo (la sposerà nel ’38 dopo essere rimasto vedovo. Si trasferiranno al Cascame in via 28 Ottobre, ora via Matteotti, sull’angolo della famosa Osteria “dal Deciu”). Anche il figlio Federico conduce una vita dissoluta e sperpera tutti i restanti beni della famiglia e di quella della moglie (Antonietta Magrini). Federico morirà di un male incurabile nelle carceri di Torino nel 1962 dove era finito per frode e debiti. I nuovi coniugi avviano ancora una piccola fabbrica di scarpe. Andrea Ghisio lavora al deschetto e fa anche il rappresentante di scarpe: quest’ultima diventa la sua professione ufficiale. Gli ultimi anni della sua vita sono trascorsi nella solitudine (si è separato dalla moglie che però non l’ha abbandonato e lo accudisce abitando a pochi metri di distanza nella stessa via). Andrea Ghisio ora gira spesso in una carrozzina da invalido con un pentolino attaccato e quando cala il buio accende una candela come dinamo. E’ poi ricoverato al De Rodolfi e passa lunghi periodi all’Ospedale.

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