I BONACOSSA

E’ utile dare un cenno alla costruzione dell’edificio che fu progettato su innovativi criteri architettonici che esaltavano la funzionalità ed il rigore compositivo adatto ad un luogo di lavoro, quindi privo di orpelli molto in voga nello stile dell’epoca, ma essenziale e funzionale. L’edificio contava cinque piani più seminterrato, sviluppato in lunghezza, con ampio frontone, scandito da un susseguirsi di ampie finestre per tutta la sua lunghezza e vari accessi per il trasporto delle merci, dotato di un’alta ciminiera. La fabbrica, all’avanguardia per i tempi, dava lavoro ad 800 operai effettivi più avventizi e stagionali, dotata di macchinari a vapore per un lavoro a ciclo continuo. Fu inaugurata nel 1871, l’anno successivo l’apertura del ponte sul Ticino a cura dell’architetto Galeazzo Garavaglia per La Società Anonima Ferrovie. La posizione volutamente strategica dei terreni annessi di loro proprietà, vicinissima alla stazione ferroviaria, raggiungibile facilmente con mezzi di trasporto per carico/scarico merci aveva agevolato il commercio della seta prodotta e l’approvvigionamento di bozzoli provenienti da zone più lontane sfruttando la strada parallela alla ferrovia che congiungeva Vigevano ad Abbiategrasso e altri comuni del Milanese, le vie tranviarie verso Ottobiano facevano il resto. Nei magazzini erano custoditi le riserve di bozzoli essiccati, indispensabili per la produzione a ciclo continuo, quindi industriale, che non seguiva più l’alternarsi delle stagioni. Fu edificata adiacente ad un corso d’acqua “il naviglio sforzesco” che costeggia Via Rocca Vecchia allora come oggi. L’acqua è un elemento fondamentale per la lavorazione della seta. La filanda Bonacossa a ciclo continuo era all’avanguardia dei tempi e produceva a ritmi impensati. I pavimenti in legno, il soffitto sempre in legno come le scale i montacarichi, le merci immagazzinate ed alcune parti dei macchinari, si presume fosse stata la causa scatenante del propagarsi del terribile incendio che la notte del 7 Gennaio 1877 distrusse la filanda lasciando solo le parti in muratura e con pochi danni l’edificio adibito all’abitazione della Famiglia Bonacossa, tutt’ora visibile in Via Rocca Vecchia. Raccontano che le fiamme dell’incendio sovrastavano l’altezza dei cinque piani della filanda e continuavano per tutta la sua lunghezza.

Il pittore vigevanese Giovan Battista Garberini che si trovò per caso sul luogo, dipinse la scena nel suo famoso quadro “L’incendio alla filanda Bonacossa - 7

Gennaio 1877”, nel quale non solo si autoritrasse fra i personaggi, ma nel

L'incendio Della Filanda Bonacossa di G.B. Garberini

Particolare del dipinto: Bonacossa ed i Figli centro del dipinto ritrasse Vincenzo e due dei suoi figli Luigi e Pietro e Giuseppe, che in seguito sarà eletto Deputato. Particolare centrale del dipinto. Manca nel ritratto l’ultimo figlio Cesare nato a Dorno nel 1850, ma per questo non meno importante. Lo vedremo in seguito. Attualmente il quadro appartiene ad una proprietà privata e solo in alcune mostre viene esposto nella Pinacoteca del Castello Sforzesco di Vigevano. Vincenzo Bonacossa e i suoi figli Luigi, Pietro e Giuseppe, non si scoraggiarono e inoltrarono una richiesta di risarcimento danni al Ministero dell’Interno. La settimana successiva l’incendio detto Ministero stanziò Lire 4.000 che venne devoluto agli operai della filanda e la solidarietà dei

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