I BONACOSSA
erano colpiti da calcino, flaccidezza e non arrivano neppure a completare il loro ciclo produttivo. L’epidemia (proveniente da allevamenti in Francia) si era diffusa rapidamente attraverso le spore degli allevamenti procurando una carenza sostanziale della materia prima. Le piccole filande avevano ancora in uso
macchinari obsoleti, con fornelli a legna per la trattura come in origine, non avendo più investito da tempo in quella che anni addietro era l’attività principale. Vincenzo Bonacossa e i suoi figli Luigi e Pietro avevano acquistarono dei semi di baco da seta di origine orientale, resistenti all’epidemie. Avevano due
L'impiego dei Fanciulli, il lavoro minorile non era ancora regolamentato
Sen. Vincenzo Roncalli Nel 1871 Vincenzo Bonacossa e suo figlio Luigi avevano acquistato le filande da quelle minori al setificio del Senatore Vincenzo Roncalli e dei fratelli Giuseppe e Giovanni Battista Negrone. Fu chiara l’urgenza di provvedere ad una nuova sistemazione per ingrandire la produzione per un lavoro su larga scala, considerando le potenzialità della tecnologia avanzata per l’epoca di cui disponevano, delle maestranze delle filande assorbite che conoscevano l’arte di lavorare la seta e della nuova costruzione del ponte sul Ticino inaugurato l’anno prima nel 1870 su progetto dell’Ing. Galeazzo Garavaglia su commissione della Società Anonima della ferrovia Vigevano-Milano e di relative vie tranviarie verso Novara e Ottobiano. Decisero di aprire una terza filanda, considerando che la filanda di Dorno continuava ad essere attiva e lo sarà fino al 1930, per questo motivo si scelse di far sorgere il nuovo edificio in Via Rocca vecchia, angolo Via Carlo Alberto (attuale Via Buozzi) acquistando anche terreni della Curia Vescovile adibiti ad uso agricolo (ortaglie) e piccoli caseggiati esistenti, molti dei quali rurali. Seguirono parecchie perizie per determinare il prezzo effettivo e liquidare i proprietari. L’idea era di edificare una “filanda modello” mai vista prima, per questo fu incaricato del progetto l’Ing. Svizzero Karl Frederich Schinkel che già dai suoi viaggi in Gran Bretagna nel 1826 aveva avuto modo di studiare l’architettura industriale delle filande inglesi ed in particolare di Manchester. Giovanni Battista Negrone punti a loro favore: un vantaggio assoluto per i macchinari: macchine a vapore che riducevano i tempi di lavorazione aumentano la produzione e semi per l’allevamento dei bachi resistenti alle malattie, quindi bozzoli da lavorare. La fase principale, la trattura veniva eseguita da 655 addetti su 525 bacinelle. Le piccole filande, alcuni erano solo piccoli laboratori, non resistettero all’impatto con una produzione avanzata e dovettero cedere l’attività ridotta allo stato fallimentare.
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