I BONACOSSA

vigevanesi, sia degli industriali, dei notabili e delle autorità civili e militari, in particolare dei Comuni di Vigevano e Mortara, contribuirono a triplicare quella cifra. Si deve notare che in quei tempi le famiglie contavano dai 6/7 componenti in media per nucleo, essendo famiglie numerose, quindi con un breve calcolo gli 800 operai effettivi sostenevano dalle 5000/6000 persone. Potete immaginare quanto sia stato importante questo risarcimento.

I fratelli Bonacossa ricostruirono la nuova filanda nella stessa posizione di quella distrutta, anche se non delle stesse dimensioni, meno alta, arrivando a circa metà di Via Carlo Alberto, attuale Via Buozzi con la stessa posizione struttura, dotata di ciminiera e vari accessi. Il rimanente sedime venne cintato fino alla fine di Via Carlo Alberto e fino agli accessi verso la stazione ferroviaria. Riaprì l’anno successivo l’incendio nel 1878 e diede lavoro a 400 operai effettivi più avventizi e stagionali, proseguendo il suo lavoro fino al 1911, come risulta dalla denuncia d’esercizio della Ditta F.lli Bonacossa datata 30 Marzo 1911, che contava 400 addetti sempre a ciclo continuo. Nel 1898 la filanda si dotò di un impianto d’energia elettrica, come vedremo successivamente. Nel 1877 fu acquisita anche la filanda di Carlo Giuseppe Gallini di Voghera, sorta nel 1820 poi passata a diversi proprietari in

La filanda ricostruita dopo l'incendio

seguito quasi dismessa a causa della moria dei bachi da seta dovuta all’epidemia di cui abbiamo parlato prima. Acquistandola, Luigi Bonacossa la potenziò e diede lavoro ad un centinaio di operai, utilizzando 52 bacinelle a vapore per la trattura. Nel 1890 la Filanda Bonacossa era l’unica n funzione a Voghera poi con l’avvento delle materie seriche cinesi e con la seta artificiale, segnò una battuta d’arresto e divenne sede de Consorzio Provinciale dal 1914 fino a circa dieci anni fa.

La Filanda di Voghera

Cenni storici riguardo al ponte sul Ticino: La ferrovia Milano-Mortara importante “via della seta” a realizzazione dell’attuale ferrovia e parallela strada carrozzabile compresa la costruzione del ponte sul fiume Ticino, non fu facile, anzi fu molto sofferta e fortemente voluta. L

Il ponte ferroviario e stradale sul Ticino Fra il 1834 ed il 1837 lo stato Sardo-Piemontese raccolse da privati diversi progetti ferroviari che proponevano di congiungere il porto di Genova con Torino, allora capitale del Regno. Detta linea, passando, doveva congiungere le valli del fiume Po e Tanaro sia con il lago Maggiore e con il Lombardo –Veneto, attraverso la Lomellina e il novarese. Per evitare speculazioni di sorta da parte dei proponenti sui terreni da espropriare, fin dal 1837 il Governo volle istituire una speciale

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