I BONACOSSA

Ludovico il Moro fece della residenza estiva denominata “Villa Sforzesca” non solo un luogo di svago per la sua Corte, ma soprattutto un laboratorio di sperimentazione e di ricerca. Iniziò La coltivazione dei bachi da seta, come già accennato prima, la lavorazione della seta

Villa Sforzesca

che ebbe inizio nella zona denominata Sforzesca. Nelle case rurali in modo empirico si producevano bozzoli da vendere e questa attività continuò per parecchi secoli a venire. Furono introdotti dal “Moro” istruttori esteri come maestri di seta per apprendere l’arte di lavorazione. La seta era considerata preziosa e accessibile solo a classi agiate e al clero che ne faceva largo uso per paramenti sacri. Sono rimaste ridotte testimonianze di paramenti sacri dell’epoca e ne corso dei secoli poiché in quanto tali, quando usurati e sostituiti, venivano bruciati.

Dalla seconda metà del ‘500 s’incrementò notevolmente la produzione di bozzoli di seta, la trattura e torcitura mentre la filatura della materia prima (seta Greggia) proveniente dalle zone limitrofe veniva portata nei filatoi dai commercianti milanesi. Ludovico “Il Moro” in seguito ebbe “in prestito” un certo Lanfranco, “Maestro di seta” alla Corte dei Medici di Firenze. Rimase parecchio tempo alla corte

L'allevamento del Baco da seta

Sforzesca da come risulta dagli archivi sul visto d’uscita che riporta la scritta “ retenuto ” ovvero trattenuto, anche contro la sua volontà. In seguito il triangolo della seta divenne Milano-Venezia- Mantova.

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