I BONACOSSA

apparentemente con simili caratteristiche di lucentezza e morbidezza, a prezzi molto più accessibili. In seguito La SNIA VISCOSA entrò con una quota di partecipazione nel Consiglio d’amministrazione della Cascami-Seta che produsse oltre ai filati di seta pura anche dei filati misti, più commercializzabili sul mercato divenuto più difficile nel tempo. La Cascami-Seta di Vigevano chiuse definitivamente negli anni 1970/’80 quando il complesso industriale venne venduto alla Famiglia Botto di Biella, che rilevò i dirigenti e le maestranze che vennero occupate altri stabilimenti per le loro competenze lavorative e i macchinari che in arte vennero venduti a ditte asiatiche dove la industrializzazione era ancora arretrata. Per parecchi anni le filande sia a Dorno che a Vigevano lavorarono in concomitanza con il Cascamificio. A Vigevano nel 1939 delle numerose imprese ottocentesche (ne rimanevano otto con le minori) era rimasta la filanda Bonacossa in via d’estinzione, per la trattura e filatura, a tradizione di una gloriosa produzione. L’apparizione della seta artificiale con la nascita del settore chimico-tessile, con la SNIA-VISCOSA di Pavia (1927), il mercato entra in profonda crisi anche a causa del periodo autarchico che danneggiò il comparto tessile. Stava chiudendosi un’epoca storica che lasciava il passo al comparto calzaturiero che avrà negli anni a venire un’enorme sviluppo. Il vecchio passaggio di consegne si stava realizzando. Curiosità Dai ricordi delle “sedarole”, nonostante il duro lavoro quotidiano, lo “stabilimento” come veniva comunemente chiamato, era dotato di docce ed acqua calda. Era un bene prezioso ai temi e i lavoranti avevano la possibilità di usufruirne. Le “sedarole” per rendere meno gravoso il lavoro intonavano canti popolari che hanno attraversato il tempo arrivando fino a noi. Furono le “sedarole” e i lavoranti di Jesi a chiedere per prime la riduzione delle ore di lavoro che ai tempi erano di dieci/ undici ore giornaliere, non essendoci leggi a regolamentarle. Gli altri stabilimenti I Bonacossa aprirono altri Cascami-seta nella nostra penisola. Il secondo per importanza fu quello di Jesi nella Marche in provincia di Ancona. Fondato dal Banco Commerciale e Industriale di Bologna nel 1873 iniziò l’attività nel 1875. L’ing. Deputato Giuseppe Bonacossa con i nipoti Primo e Secondo lo acquistarono nel 1884. Chi si interessò in particolare di quello che per gli Jesini era semplicemente “Lo stabilimento” fu Secondo Bonacossa che potenziò gli impianti con l’uso di macchinari a vapore di ultima generazione, organizzò il lavoro e diede slancio ad una più larga produzione a ciclo continuo, come nella filanda modello di Vigevano (PV). La Fam. Bonacossa acquistò inoltre l’analogo stabilimento di Meina sul Lago Maggiore. In seguito si unirono nel 1888 quelli di Novara e di Zugliano (Vicenza), passando tutti alla “Società Anonima Filatura Cascami seta” con sede a Milano. Nel 1901 nel Cascami seta di Jesi lavoravano 102 uomini e 530 donne delle quali 32 sotto i quindici anni. Lavoravano a ciclo continuo a turni che superavano le otto ore, 24 ore su 24 per 300 giorni l’anno. Non c’era una regolamentazione sull’orario lavorativo. Nel 1901 il numero dei dipendenti era sceso a 360. I filati prodotti venivano in parte esportati sia nelle Indie Inglesi sia in Europa, ma la crisi mercato subita con l’introduzione delle fibre artificiali diede un contraccolpo tale da produrre gravi conseguenze. Il Cascamificio venne seriamente colpito e danneggiato nel 1944 durante il secondo conflitto mondiale dalle truppe tedesche in ritirata. Nel 1987 venne rilevato dal Gruppo Botto Giuseppe e figli che non riuscirono a mantenere competitiva la produzione arrivando alla definitiva

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