I BONACOSSA
dovevano percorrere 28 gradini che portavano a tre pompe idrauliche che spingevano verso l’alto l’acqua e che venivano oliate tre volte al giorno da un addetto a questa operazione. L’edificio venne costruito su progetto dell’Architetto di fiducia della Fam. Bonacossa Diego Brioschi, della Fabbrica del Duomo di Milano sui sedimi della Fam. Bonacossa . Il modello era sempre di un edificio ad uso industriale, essenziale e funzionale nello stesso tempo.
Vi lavoravano 1.000 operai a ciclo continuo, in prevalenza donne. All’interno un padiglione dell’edificio era destinato a convitto per trecento ragazze nubili, provenienti da paesi o luoghi limitrofi che non potevano far ritorno alle loro case a sera dopo il lavoro e ritornare la mattina seguente ed era gestito da suore Pianzoline. Le operaie che ne usufruivano, a titolo gratuito, solo il fine settimana
raggiugevano le loro famiglie per ritornare la
Planimetria dello Stabilimento
domenica sera. Negli anni seguenti si vide l’urgenza di adibire un locale all’interno dello stabilimento per il culto dei dipendenti. Successivamente la Famiglia Bonacossa donò un terreno adiacente per la costruzione di una chiesa che venne dedicata a S.Giuseppe. All’interno della chiesa l’altare in marmo bianco fu donato dai nipoti del capostipite della famiglia, Vincenzo Bonacossa e figli di Cesare Bonacossa suo ultimo figlio, Marcella, Alberto, ed Aldo nati tutti a Vigevano. Fu donato anche il mosaico dell’apside. La chiesa
Chiesa di S. Giuseppe
I Principi Savoia parrocchiale di S.Giuseppe esiste tutt’ora ed per i vigevanesi è semplicemente “la chiesa del Cascame”. La Principessa Maria Josè in primis, poi anche con il marito il Principe Umberto di Savoia fece visita al Cascamificio e alla Chiesetta annessa. Attorno allo stabilimento vennero costruite delle villette provviste di terreno annesso, sullo stile inglese per i dipendenti e le loro famiglie che vennero, negli anni a venire, riscattate dai dipendenti. L’acqua e la luce elettrica veniva a loro fornita ad un costo simbolico, come la mensa interna. Negli anni a venire sorse un vero quartiere con abitazioni, negozi, edicole, ecc. che da allora prese il nome di “Cascame”. Una curiosità. Successivamente venne chiamato un rabdomante che setacciò l’interno del Cascamificio e vi trovò una falda acquifera che venne sfruttata sempre per il funzionamento delle macchine a vapore. La principessa Maria Josè
Nel 1927 aprì a Pavia La SNIA VISCOSA una ditta tessile che impiegava filati artificiali, simili alla seta che volevano eguagliare, ma non di pregio. La nuova azienda puntava sulla competitività mettendo sul mercato tessuti
Snia Viscosa
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