G.B. GARBERINI - Pittore
S ECONDO M OTIVO Trattarsi di due duellanti per il vantaggio dell'lstessa causa; non essere quindi conveniente il reciproco esporsi delle Loro vite.
Se il Sig. Ferrero sarà per avere riguardo ai fatti sovra addotti, poiché fatti e non parole da lui si chiesero, credo di avere per metà almeno in qualche modo adempito l'ufficio mio intermedio, quello di avvicinare le parti. Ora è di Roma che volsi parlare...? di Roma perfezionatrice, siccome scuola d'ogni pittore...? Sono perfettamente d'accordo col sig. Ferrero: è di Novara che vuolsi parlare...? (nè per trovarmi inurbano con un signore forestiero a lui rendo ragione del mio modo di pensare), e sono pienamente d'accordo col sig. Ferrero, meno però in quanto colle sue illazioni fu visto dedurre conseguenze che apparentemente smentiscono i fatti da me sovra notati, il cui risultato si è che al Garberini non furono lasciati mancare, i più indispensabili mezzi per coltivarsi. Quand’è così veniamo ad altri fatti. II sig. avv. Seletti di Novara invogliavasi, un anno fa circa, dl fare dipingere affreschi dal Garberini; è un giovane signore Vigevanese amico dell'uno e dell'altro che simpatizzò il sig. Seletti del Garberini; fu fatto l'accordo: nè questo però si potè stringere senza il consentimento de' signori Vigevanesi: l'assenso fu ottenuto... ottenuto , essendo spirito de'Vigevanesi che il Garberini continui a studiare, non cominci a guadagnare. L'ospiziare dunque del sig. avv. Seletti per la circostanza delle cose fece onore al giovane pittore; ma l'idea del mantenimento fuori di sua patria fu straniera alla mente del Garberini, il quale osservò degli atti di disinteresse verso il generoso suo committente. Questo vuol dire che il Garberini sente in sommo grado la riconoscenza verso i suoi concittadini, non sa cedere a sentimenti che potessero recar torto a’ suoi benefattori, ben egli sapendo che, dipingendo a Novara, non gli si teneva Lista bianca in Vigevano sul libro di piccola sua amministrazione. Per venire dunque ad una conclusione, e quello che anche importa per il bene del Garberini da non lasciarsi pregiudicato fra due litiganti, ripeterò col signor Ferrero “Come sarebbe rincrescioso che il Piemonte, il quale scarseggiò sempre di valenti pittori di storia, non cogliesse si favorevole occasione per allevarne uno, che forse un dì restituirebbe ad usura il soccorso prestatogli dalla generosità altrui.” Così pure sentiva il sig. avv. Pietro Luigi Albini, nostro bravo concittadino, animato da eguali sentimenti. Ed ancor più uniformandomi ai voti da esso Lui spiegati soggiungerò io, essere importante il concorso di una potente mano che si rendesse sul capo del Garberini, sia per il bene di lui, sia per l'onore delle arti, e sia finalmente per la lode che ne verrebbe ai Vigevanesi d'avere eglino portato le cose al segno da meritarsi gli alti riguardi della bella nostra Atene, che tale può ormai chiamarsi Torino, ove tutte sono asilate le belle scienze. Senza che i Vigevanesi abbiano l'animo d'abbandonare il loro Garberini, ben diritto avrebbe la nazione comune di coronare essa l'opera, poiché in quolibet opere ultima perfectio supremae arti, avìc virtuti reservatur. S TEFANO B OLDRINI
NOTA RESPONSIVA
--- io dal mio canto Parlerò sempre con diletto il vero. P IND . O DIS C . XVII
Il Sig. Boldrini è certo riscaldato da un eccessivo amor di patria, poiché questo non gli consenti di narrare in tutta la loro piena schiettezza le cose passate, come ora mi accingo a farlo nel modo però più conciso, che per me si potrà temendo che siffatta vertenza di mero interessi municipale la riesca tediosa agli associati a questo giornale. Ma porto fiducia che egli non negherà. 1. Che dopo che la signora Delfina Sassi, prima protettrice del Garberini, palesò il favorevole giudicio del cav. Pompeo Marchesi sul conto di lui, eccitossi, è vero, nell'animo dl parecchi Vigevanesi un vivo desiderio di aiutare l'artista loro compatriotta, e formossi a tale fine una società; ma siccome dal detto al fatto corre un bel tratto , così allorquando si volle mandare a pecuniario effetto le scritte promesse , alcuni dei soci pagavano ed altri no; 2. Che per siffatta deserzione può dirsi, che furono monsig. Vescovo, il cav. Domenico Pisani, i sigg. Sassi e conte Vandone, che facevano quasi tutte le spese mantenendo quel giovine agli studi
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