G.B. GARBERINI - Pittore
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Giovanni Battista Garberini è il “caposcuola” della pittura Lomellina; lo è in virtù del fatto che qualsiasi tentativo di storicizzazione degli avvenimenti artistici della regione, dalla metà del secolo scorso (‘800) in poi, non può prescindere dalla sua figura di pittore e scultore. Ma lo è anche, in senso più stretto, perché tutti i maggiori pittori vigevanesi provengono dalla sua scuola: alludo a Ambrogio Raffele, Luigi Bocca, Emilio Gagliani, Vincenzo Boniforti, Cesare Villa, Casimiro Ottone, Luigi Barni. Ad una fama locale imperitura, affidata alle numerosissime opere costudite in collezioni pubbliche e private di Vigevano, non corrisponde altrettanta notorietà fuori dei confini della Lomellina, e questo anche perché Garberini, per volontà inespressa, o più semplicemente in virtù della sua indole riservata e modesta, ha legato con doppia fune la propria “fortuna” alla città natale amatissima. In risposta a questo atto di amore e di fiducia, la città di Vigevano, per iniziativa del Rotary Club, esprime oggi il desiderio di conoscere più approfonditamente e di rivedere la personalità e l’opera del Garberini: nasce così questa monografia, primo serio tentativo di documentazione biografica e catalogazione della vasta opera del maestro vigevanese; tentativo che ha trovato il suo incipit nella recente pubblicazione “I pittori lomellini”, edito per iniziativa dello stesso Rotary 1 . Che il Garberini abbia un suo meritato spazio nella storia della pittura italiana dell’800 è attestato dal notevole rilievo attribuitogli dal Comanducci nella nota pubblicazione dedicata a “I Pittori Italiani dell’800”: << Nato a Vigevano il 20 Ottobre 1819, mortovi il 5 Gennaio 1896. Frequentò l’Accademia di Brera, poi non abbandonò più la città natale che per recarsi a Firenze ed ammirarvi i maestri del Cinquecento.
Trattò il ritratto ad olio e l’affresco di carattere sacro. Nelle sue opere si osserva grande diligenza, tecnica impeccabile, accurata finitezza non scompagnata da spontaneo sentimento. Gli infatti nell’arte espandeva il suo gentile animo, schivo e un po’ misantropo. Suoi lavori principali sono: una grande lunetta rappresentante Madonna ai piedi di Gesù (affresco), nel Duomo di Vigevano; il quadro Diomede e Ulisse che ritornano dal tempio con l’involato Palladio , conservato all’Accademia di Brera; e i ritratti dei Coniugi Pisani , suoi mecenati, proprietà dell’Ospedale di Vigevano; dei Marchesi Saporiti , all’Istituto Negroni della stessa Città. Fu anche insegnante di pittura all’Istituto Roncalli di Vigevano>> 2 Queste poche notizie, sinteticamente espresse, possono considerarsi idealmente il punto d’inizio del nostro cammino, volto a conoscere, o meglio a riscoprire la vita e l’opera dell’autore del bel Ritratto del cav. Domenico Pisani . Di questo nostro” bagaglio” di nozioni, fanno parte anche una rapida menzione su “Dizionario dei Pittori Italiani” di Antonietta Maria Bessone- Aurelj (1928) 3 , i più interessanti “cenni biografici” di Costantino Biffignandi (1909) 4 ; e ancora le notizie (con interessantissime menzioni di quadri purtroppo dispersi) raccolte da Dario Morani nel suo “Dizionario dei pittori Pavesi” 5 , e gli appunti dattiloscritti, gentilmente forniti dall’Archivio Storico si Vigevano 6 . È la città natale che più conferma del Garberini documenti e opere. L’Ospedae Civile, erede delle poche sostanze del pittore, ne conserva un fascicolo di carte personali, importantissima fonte di documentazione; ma anche numerosi dipinti, come i due grandi noti ritratti dei Coniugi Pisani 7 6 Questi appunti fanno parte di un più ampio lavoro dedicato ai personaggi illustri di Vigevano. Cfr. AA.VV. Nozioni sulla Storia di Vigevano , 1963 7 In quanto principale erede del Pittore, l’Ospedale Civile conserva un poderoso fascicolo di carte personali del Garberini. Ringrazio la direzione dell’Ospedale e il dott. Vaona, responsabile del Pavia (Ed. Torchio de Ricci), 1985l’Archivio, per la cortesia con cui hanno messo tale materiale a mia disposizione. Per ciò che concerne i dipinti di Garberini, di proprietà dell’Ospedale, si fa qui un sommario elenco, rimandando per notizie più dettagliate al volume di MARIO CANTELLA – DONATELLA MAGRASSI – BARBARA FABJAN,
1 Cfr. CARLO MUNARI- MARIO MONTEVERDI- GIORDANO MAGNONI, Pittori Lomellini 1800 – 1900 , Cinisello Balsamo, 1984
2 Cfr. voce Garberini Giovanni Battista, in A.M. Comanducci , I Pittori Italiani dell’Ottocento , Milano. 1974, p. 273. 3 Cfr. voce Garberini Giovan Battista, in ANTONIETTA MARIA BESSONE AURELJ, Dizionario dei Pittori Italiani, Milano (Società Editrice Dante Alighieri), 1928, p. 320 4 Cfr. COSTANTINO BIFFIGNANDI, Giovanni Battista Garberini (Cenni biografici) in Vigevanum, Rivista della Società Vigevanese di lettere Storia e Arte, anno III, Vigevano, 1909, pp. 42-45 5 Cfr. DARIO MORANI, Dizionario dei Pittori Pavesi, Milano, 1948.
Il Teatro cittadino, il Cagnoni, custodisce due immensi prosceni, forse le opere più imponenti del maestro; e ancora il Cimitero civico conserva tra l’altro le prove scultoree più valide del Garberini, il Monumento ai Genitori e quello alla benefattrice Adelaide Cornaggia Medici. La storia del pittore è insomma quella della sua amata Vigevano, ma conformi all’indole schiva e riservata di Garberini; ciò non diminuisce affatto il piacere di scoprire, entrando in una qualsiasi delle numerose chiese della città, la mano del maestro, ora valente decoratore di ampie superfici, ora squisito esecutore di pale d’altare, animate da bionde e paffute figure di bimbi belli come angeli. Ma sarebbe cosa errata entrare in una qualsiasi chiesa vigevanese per scorgevi la mano del Garberini, possente innovatore: equivarrebbe infatti ad una forzatura della tranquilla e onesta personalità dell’artista, e più ancora, verrebbe meno quel clima intimo e riservato (tipico della bella provincia italiana) con il quale l’opera del Garberini vive in silenziosa osmosi. Il rapporto pittore-città natale è, in questo caso, la chiave di lettura più propria, forse l’unica, dell’attività del nostro. Egli volle essere attore in quello scenario dalle antiche bellissime vestigia rinascimentali quando, interrotto bruscamente il suo giovanile soggiorno fiorentino, rientrò a Vigevano per non muoversi più (se si escludono i saltuari e brevi soggiorni nelle vicine Milano e Novara. Finì con l’essere anche riservato e pudico testimone della società vigevanese del suo tempo, non soltanto godendo della stima dei cittadini notabili, ma penetrando (si deve credere invitato con insistenza, dato il carattere schivo) nell’intimità delle buone famiglie vigevanesi, delle quali ritrasse la composta ricchezza, manifestata senza ostentazione alcuna. Quando i portoni schiusi lasciano intravedere i volti seri e imperturbabili dei vigevanesi di un tempo, è come se il Garberini avesse dato nuova vita ai De Benedetti, agli Scotti, ai Prina, ai De Previde Massara, ai Rocca Saporiti, ai Bastico, ai Pisani. È una sensazione unica per chi viene da
fuori, sensazione generata dalla affinità profonda, contratta per elezione da due animi sensibili, il pittore e la sua città. L’entusiasmo e il compiacimento con i quali i vigevanesi di oggi scoprono, mostrandole con orgoglio ai forestieri, le opere del Garberini, derivano da quella atavica e imperitura affinità. Il Biffignandi, nei suoi “Cenni biografici” faceva appello proprio alla memoria dei vigevanesi sui contemporanei per tracciare un rapido ritratto del nostro: << Noi tutti abbiamo conosciuto il pittore e scultore G.B. Garberini: era modesto, buono e gentile, con una figura pacata d’artista…>> 8 . Proseguendo, per primo esprimeva la necessità di un più appropriato e approfondito studio della personalità e dell’opera del pittore, del quale intuiva forse l’importanza storico- artistica, oltre che la particolarità del carattere e la spiccata personalità. L’affermazione di Biffignandi circa la data di nascita e il luogo di registrazione dell’atto, è stata convalidata dal rinvenimento, nell’archivio del Duomo, del documento relativo, dal quale risulta che G.B. Graberini naque nella Parrocchia di S. Ambrogio il 20 Ottobre 1819: << Anno Dm Millmo octingmo decimo nono die vigesimo Octobris ego V. Par.us Cath.is Joseph Zanotti baptizavi nfantem natum Hora nona italica precedentis noctis ex Josepho Garbarino, fuit Joannis Bapte, et Angela Rodolfi, iugalibus cui nomen dedi: Garbarino Joannes Bapta – Tenentes Joseph Zordao, viventis Ambroni P.J.J. et Rosa Forno, viventis Caroli, uxor Petri Natale P.J.Q.>> 9 Questo documento chiarisce, a nostro avviso, la questione recentemente sollevata da taluni studiosi vigevanesi, circa la vera morfologia del cognome del pittore, che talvolta nei documenti si trova scritto “Garbarini” o “Garbarino”. Il fatto si spiega facilmente con la tendenza, al tempo diffusa, di latinizzare i nomi: così la dicitura “Garbarino”, utilizzata nel suo testo latino dal parroco della Cattedrale, sarà ripresa talvolta in ben altro contesto, ossia nei registri
8 Cfr. C. BIFFIGNANDI, cit., pag. 43 9 Il documento è tratto dal registro parrocchiale della Cattedrale.
L’immagine della carità. Artisti e benefattori degli Ospedali vigevanesi , Pavia, (Ed. Torchio de Ricci), 1985
dell'Accademia di Brera e più raramente nei documenti epistolari. Che il pittore (persona tutt'altro che incolta) si sia sempre firmato “Garberini”, sembra infine fatto tutt'altro che trascurabile al fine di stabilire l'esatta morfologia del nome, chiudendo definitivamente la questione. Il padre del pittore, Giuseppe, è menzionato senza alcun riferimento al suo mestiere di funaiolo, attività nella quale il piccolo Giovan Battista si cimentò certamente prima che le sue doti di disegnatore si manifestassero tali da sollecitare il mecenatismo del cavalier Domenico Pisani. 10 Nei documenti relativi al curriculum di studi di Giovan Battista, il nome e la condizione del padre compariranno sempre preceduti dal triste “ fuit ” a sottolineare la condizione di orfano del giovane. Privato del padre in giovanissima età, Garberini indirizzò alla madre, Angela Rodolfo Metalpa 11 , iI proprio profondo sentimento filiale; sentimento struggente, che in età ormai avanzata lo avrebbe indotto a ritrarre nel piccolo ovale del Cimitero il maturo sembiante della donna. L'autoritratto dolente, scolpito insieme a quello della sorella Clara, nel Monumento ai genitori , nel Cimitero Civico (opera tra le più riuscite dello scalpello del nostro), esprime la profondità di un sentimento che diviene quasi venerazione, devozione affermata da un animo semplice, da un'indole quasi fanciullesca, nonostante l'età non più giovane, e destinata a riaffermarsi oltre ogni limite di tempo. Se la madre Angela fu tutrice dei più profondi vincoli familiari del pittore, fu tuttavia un personaggio estraneo, il cavalier Domenico Pisani, a interessarsi all'educazione del giovane Garberini. La tradizione vuole, infatti, che all'età di 14 anni Giovan Battista dedicasse il suo tempo a disegnare figure sulle pareri della sua casa situata in Contrada di Valle, attuale Via Riberia, e che così 10 Cfr. C BIFFIGNANDI, op.cit., p. 43 11 Angela Rodolfo Metalpa era nata nel 1796 e sarebbe deceduta in Vigevano il 30 ottobre 1870 12 Nteressanti, inediti dettagli relativi all’infanzia e alla prima giovinezza di Garberini emergono nel corso della polemica sorta alcuni anni più tardi sulle pagine di quel settimanale torinese, tra
facendo destasse l'attenzione dei vicini, e in particolare di Don Domenico Pisani, facoltoso e generoso personaggio che, per incoraggiare la naturale attitudine del ragazzo, provvide a collocarlo a Milano, presso l'Accademia di Brera. Più dettagliata è la versione dei fatti fornita alcuni anni più tardi sulle pagine del Messaggiere Torinese 12 , ove si dice che la fortuna del giovane Garberini iniziasse nella primavera dei 1834, quando la vigevanese Delfina Sassi, notando le buone disposizioni di Giovan Battisra, lo indicava all’attenzione dei suoi concittadini, che lo sottoponevano al giudizio dello scultore Pompeo Marchesi 13 . Quando questi espresse parole di speranza, tra i vigevanesi circolò una ista di sottoscrizione, onde trovare fondi per inviare il giovane a Milano. Alla Sassi si aggiunsero, tra i protettori più generosi, il Vescovo, il cav. Pisani, il conte Vandone, i quali sostennero le spese per mantenere il Garberini a Milano dove era ospite del professor Giuseppe Colombo d'lvrea. Siamo nel 1835. Il 2 Dicembre viene inoltrata, presso l’Accademia milanese, la pratica relativa all’ammissione del giovane Garberini. Evidentemente la richiesta è stata ben ponderata dalle locali autorità, poiché Giovan Battista è straniero, provenendo dal Regno di Sardegna. Oltretutto Vigevano è tenuta particolarmente sotto sorveglianza, sia in quanto città di confine, sia perché è ancor vivo il ricordo dei moti carbonari del 1821, ai quali la città aveva partecipato con fervore tale da indurre Carlo Felice ad invocare l’intervento austriaco. In data 2 Dicembre, dunque, il presidente dell’Accademia indirizzava alla “Eccelsa presidenza dell,l.R. Governo” la seguente lettera: < Pietro Baldassarre Ferrero, Pier Luigi Albini e S. Boldrini. Vedi più oltre. 13 Pompeo Marchesi, noto scultore nativo di Saltrio (Como) e vissuto prevalentemente a Milano, tra il 1781 e il 1858. La galleria d’Arte Moderna di Miano conserva numerosissime sue opere, per lo più di ispirazione canoviana. La onde crederei sommessamente che questa Eccelsa presidenza potesse degnarsi d'invocarne dalla competente autorità il benigno esaudimento. Nel retrocedere con questo voto favorevole la detta istanza ad esito dell'ossequiato rescritto (...), mi fo debito di riferire che in vista de1la circostanza espressa dal ricorrente nella sua supplica, valendomi della facoltà concessami dall’Aulica determinazione comunicata col Gov. Disp. 24 Maggio 1832 n° 14587/2455 ho creduto di dover disporre perché in pendenza dell’esito definitivo della lui domanda, venga interinalmente ammesso alla Scuola degli Elementi di figura, sempreché si trovi un posto disponibile>> 14 Di seguito, il Presidente dell’Accademia Cavalier Londonio indirizzava a Antonio Durelli, “dirigente provvisorio” della Scuola elementare di figura, la seguente postilla: << le si accompagna colla presente il giovane Gio. Battista Garberini di Vigevano, acciò in pendente delle superiori determinazioni che sono state invocate sul ricorso di abilitazione a poter frequentare questa scuola. Ella lo ammetta interinalmente in qualità di Allievo della Scuola che Ella dirige, sempreché siavi un posto disponibile e sotto le cautele superiormente prescritte per gli esteri>>. 15 In realtà la cautela manifestata dalle autorità nell’accogliere la domanda di ammissione del Garberini (cautela evidente soprattutto nel carattere temporaneo che si volle dare a tale accettazione) non trovò giustificazione alcuna nei fatti che caratterizzano il lungo periodo di studio del vigevanese. Questi frequentava per i successivi sette anni l’Istituto milanese, corrispondendo sempre con ottimi risultati alle attese dei suoi protettori. Questi ultimi provvidero certamente a corrispondere i 9 fiorini e 48 di tasse scolastiche, che furono versate dal giovane il 7 Maggio di quell’anno. 16 Antonio Durelli accolse il giovane nella sua scuola, appuntando sul registro degli allievi che il Garberini era stato ammesso «per ordine presidenziale" in data 2 Dicembre, per quanto l'ammissione definitiva fosse avvenuta soltanto il giorno 11 Giugno 1816 per ordine governativo 17 - Il vigevanese quindicenne, come risulta dal registro degli iscritti, abitava a Milano, in S. Agnese 5551, domiciliato e trasferito l’anno successivo in Contea di Brera 1559 18 . Da questo secondo registro si apprende anche come già il Garberini fosse divenuto orfano del padre, fatto tra i più tristi della giovinezza del pittore. Né sappiamo quale fosse in quegli anni la sorte della madre e della sorella del pittore, poiché, dal Registro delle Popolazioni di Vigevano relativamente al 1837, la famiglia del defunto Giuseppe Garberini non risulta dimorante nella cittadina 19 . Frattanto, il 23 Gennaio del 1837, Giovan Battista passò alla “Sala delle Statue” frequentando contemporaneamente la "Scuola d'Ornamenti” e conseguendo in quest'ultimo insegnamento il primo premio come “disegnatore dalla stampa” 20 . “Scuola di Nudo”, sotto la direzione del supplente di Luigi Sabatelli, Carlo Arienti. Suoi compagni furono quell'anno accademico 1837 - 38 Domenico Induno, Angelo lnganni, Carlo Il registro è firmato Antonio Durelli aggiunto e dirigente provvisorio della Scuola Elementare di figura". 18 Il primo domicilio è attestato dal “Registro Scuola di Figure” relativamente all’anno Accademico 1835-36 (Milano, Archivio dell’Accademia di Brera) 19 Successivamente, nel censimento della Popolazione del 1858, alla scheda n' 1009 madre e figlio risultano entranbi a Vigevano e così anche nel Registro di popolazione relativo al 1365 (parte 1, vol. VI, foglio di famiglia n° 1398). I Garberini risiedono in casa Vagnozzi, nella Parrocchia di S, Pietro Martire. 20 Cfr. Registro sala delle statue , Accessioni dal 1833 al 1860, numero progressivo 5 (Milano, Archivio storico dell’Accademia di Brera); atti dell’Accademia di Belle Arti di Milano , Milano, 1837, p. 44 Il successivo novembre era ammesso tra gli allievi della 14 Milano, archivio dell’Accademia di Brera. 15 Milano, Archivio dell’Accademia di Brera 16 Milano, Archivio dell’Accademia di Brera 17 Milano, Archivio dell'Accademia di Brera, Registro Scuola di Figura, anno scolastico 1836-37. Al numero progressivo 16 del registro si trova scritto: “Garberini G., studente l'ornato. Stato di nascita: Vigevano, Stato Sardo. Età: anni 16. Abitazione: Cont. di Brera 1559. Padre: fu Giuseppe cordaro. Osservazioni: Accettato interinalmente per ordine Presidenziale de1 giorno 2 dicembre 1835, il giorno 5 dello stesso mese, ed il giorno 11 giugno 1836 venne ammesso definitivamente per ordine Governativo. Lì 19 Gennaio 1837 passò alla Sala delle Statue". Sommariva e Luigi Sabatelli, figlio dell'omonimo professore 21 . Nel 1838 era premiato con l'accessit per l’invenzione in disegno, nella sezione denominata Figura in disegno ed in plastica 22 ; sezione all’ interno della quale era premiato anche l'anno successivo, cumulando ben tre riconoscimenti per “l'azione aggruppata in disegno”, per “l'azione semplice in disegno”, infine per “l'Accademia dipinta” 23 . Dunque il Garberini frequento la scuola di nudo anche Nei successivi anni accademici 1818-19 e 1819-40, e al termine del biennio l'Arienti annotava che il giovane << ha ottenuto l’onore del secondo accessit alla Accademia dipinta, d'altro accessit alla Figura palliata della Vestale>> 24 In effetti, risulta più chiaramente dagli atti dell'Accademia, Garberini otteneva l'accessit "per l'invenzione della statua palliata in disegno” e il 3° accessit per “l'Accademia dipinta” 25 . Giovan Battista terminò il brillante curriculum dei suoi studi nel 1841, anno in cui risulta ancora premiato al nudo con altri quattro premi scolastici 26 . In quello stesso anno, Garberini otteneva il più alto riconoscimento di merito conseguibile in Accademia, ossia l'ambito premio di pittura: se lo aggiudicava con il dipinto più considerevole della sua giovanile attività, ossia con Diomede ed Ulisse retrocedono dal tempio con l'involato Palladio . Il dipinto fu lodato < I greci si erano infatti macchiati di grande colpa nei confronti di quella divinità, un tempo loro favorevole, avendo profanato il tempio della dea sull'Acropoli di Troia. Ulisse e Diomede, introducendosi nella città nemica si erano impadroniti della statuetta di Pallade, custodita in quel tempio, simulacro dal cui possesso, secondo i responsi degli oracoli, dipendeva la sorte di Troia. < suoi esaminatori una estesa presentazione, che tutt’oggi rimane tra gli scritti più antichi a noi noti del vigevanese. < Figura 1 - Attestazione rilasciata a Garberini dall'Accademia di Brera in occasione del premio ottenuto dal giovane artista nel 1841 (Vigevano, Archivio dell'Ospedale Civile) Non so se cotesto Illustre Consiglio troverà nella sua saviezza aver io raggiunto l’intento in questo importantissimo; certo che non omisi in proposito né cura né diligenza 30 . L’influenza dei nudi “sublimi” sabatelliani è evidente qui come nel bel disegno della Deposizione , che porta la significativa data del 1839 e presuppone l’attento studio delle “Accademie” del già celebre maestro 31 . Nel Diomede ed Ulisse rinveniamo la grandiosità michelangiolesca delle atletiche e tornite figure di celebri composizioni di Sabatelli, come La Partenza di Enea da Creusa , di ispirazione virgiliana, oppure Il combattimento di Arunte e Bruto 32 . Felicemente conclusi gli studi accademici, Garberini avrebbe dovuto compiere il consueto soggiorno di perfezionamento a Firenze e a Roma. d’arte del Castello Sforzesco di Milano, con il legato Marchesi Fogliani (1862) 32 Cfr. BEATRICE PAOLOZZI STROZZI-CARLO DEL BRAVO, Luigi Sabatelli (1772 – 1850) Disegni e Incisioni , Firenze, 1978, f. 26 e 28 30 Il manoscritto è custodito nell’Archivio dell’Accademia di Brera. 31 Si tratta di uno studio a carboncino con cenni di gesso su carta giallognola e misura cm. 46,5x40,2. È pervenuto alle Civiche raccolte Figura 2 Deposizione , Disegno a carboncino (Milano, Raccolte d'Arte del Castello Sforzesco Era quanto auspicava, sulle pagine del Messaggiere Torinese, Pietro Baldassarre Ferrero che, riportando la meritata vittoria di Giovan Battista nell’annuale premio accademico, aggiungeva: << (…) è un giovine d’animo virtuoso e del più svegliato intelletto, il quale porge di sé lietissime speranze, ma alla cui riuscita potrebbe ostare l’assoluta mancanza dei più indispensabili mezzi, la fortuna non avendolo giammai confortato neppure di un sorriso. Rincrescioso pertanto sarebbe che il Piemonte, il quale scarseggiò sempre di valenti pittori di Storia, non cogliesse sì favorevole occasione per allevarne uno che forse un dì restituirebbe ad usura il soccorso prestatogli dalla generosità altrui. E siccome poi la voce da noi innalzata in questa circostanza è l’eco fedele dei voti formati in pro di questo esimio artista da tutti quelli accorsi ad esaminare il suo dipinto, così ci auguriamo che al suo suono quanto prima risponda il patrocinio di un provvido mecenate …>> 33 . Il risentimento dei vigevanesi fu immediato, poiché essi colsero in questa disinteressata apologia del Garberini una latente accusa di ingenerosità nei confronti del promettente concittadino. Fu Pietro Luigi Albini 34 A prendere la parola in difesa dei vigevanesi a chiarimento della questione sollevata dal male informato giornalista: non erano stati loro, infatti, a mantenere il giovane pittore a Milano per ben sette anni? 35 Seguì una “nota giustificativa” del Ferrero 36 ma la polemica fu soltanto rimandata. L’anno successivo, infatti, il Ferrero risollevava la questione, affermando che contro tutti gli auspici, il Garberini, vincitore di una medaglia d’oro del valore di cento zecchini, non 34 Pietro Luigi Albini, nato a Vigevano il 15 giugno 1807, fu insigne giurista e filosofo. Laureatosi in giurisprudenza a Torino nel 1829, dal 1830 insegnò materie giuridiche, dapprima come ripetitore privato, quindi dal 1832, come pubblico insegnante delle R. Scuole Universitarie di Novara. Qui dal 186 al 1842 insegnò diritto canonico e civile, dal 1842 al 1846 diritto canonico e penale. Fu chiamato a Torino quando nel 1846 venne creata in quella università la cattedra di “enciclopedia e storia del diritto”, di cui fu li primo titolare. Nel 1849 Albini venne nominato alla cattedra di “principi razionali diritto”, carica che mantenne fino alla morte avvenuta il 18 marzo 1863. In proposito cfr. voce Albini Pietro Luigi, in Dizionario biografico degli italiani , volume 2, Roma pp. 9-11 35 Cfr. PIETRO LUIGI ALBINI, Un’osservazione relativa al pittore Garberini, in “ Il Messaggiere Torinese ”, anno IX, n° 40, Torino 2 ottobre 1841 36 Cfr. PIETRO LUIGI ALBINI, Nota giustificativa in “ Il Messaggiere Torinese ”, anno IX, n° 40, Torino 2 ottobre 1841. Riportiamo qui di seguito tanto l’intervento di Albini che la nota di Ferrero, al fine di restituire l’esatta dimensione della problematica: 33 Cfr. Pietro Baldassarre Ferrero, Notizie artistiche, in “Il Messaggere Torinese” anno IX, n° 37, settembre 1841, p. 147 aveva potuto ancora recarsi a Roma per la poca generosità dei suoi concittadini. Anzi, per questo fatto, il giovane aveva dovuto accettare l’ospitalità di casa Selletti in Novara, rinunciando al sano e necessario proposito di un soggiorno di studio nella capitale 37 . La risposta di Albini fu pronta e articolata, riassumendo le tappe della formazione del giovane arista e sottolineando il sostegno continuo di cui Garberini si era potuto valere grazie alla generosità e alla premura dei suoi concittadini. Per quanto riguarda il Silletti, inoltre, era improprio parlare di “ospitalità”, poiché si trattava di una vera e propria commissione, intrapresa disinteressatamente dal Garberini, dopo aver strappato il consenso ai suoi patroni, contrari a che il giovane guadagnasse prima di essersi perfezionato negli studi. Senza ulteriormente scendere nei dettagli della polemica, rammentiamo soltanto che la “nota responsiva” del Ferrero, che seguì l’intervento di Albini, e ancora l’intromissione di Stefano Boldrini, seguita da un’ennesima puntualizzazione del giornalista. 38 Ciò che si deduce chiaramente dall’insieme degli interventi, è che il Garberini non potè recarsi a Roma. Almeno non prima del 5 settembre 1842, data dell’articolo che chiude definitivamente la questione e che implicitamente afferma l’impossibilità al momento di un soggiorno romano del pittore. Altri importanti fatti della giovinezza dell’artista emergono nel citato contesto, e in primis la commissione di Casa Selletti, seguita dall’esecuzione di una pala raffigurante San Giuseppe, nella novarese Chiesa di Rosario. 39 UN’OSSERVAZIONE RELATIVA AL PITTORE GARBERINI – ANNEX 1 37 PIETRO BALDASSARRE FERRERO, Un fatto singolare, in “IlMessaggiere Torinese”, anno X, n° 32, 6 agosto 1842 38 Cfr.P.L. Albani, “Dialogo seguito in un caffè di Novara” In Il Messaggiere Torinese. Anno X, n° 35, 27 agosto 1842 – ANNEX 2 39 La "Casa Selletti, sorge a Novara sulla Piazza di Nostra Signora del Rosario. Era stata eretta dall'architetto Antonio Busser, per volontà dell'avvocato Paolo Camillo Sellerti. Si tratta si legge su un giornale dell'epoca – “di una grandiosa fabbrica a quattro piani (...) ricca di pezzi colossali di granito bianco”, decorata con pietra di Viggiù (Cfr. Avv. BIANCHINI, Balle Arti ln Novara nell'anno 1811. Architettura , in “Iride Novarese” anno VI, n° 8, 21 febbraio, 1842, p. 1). Ulteriori notizie sull'edificio dei Selletti mi sono state gentilmente fornite dal profcssor Gaudenzio Barbè, che mi ha riferito esser il palazzo più noto come "Casa dei Conelli” dal nome dei successivi proprietari. In seguito è stato posseduto dalla Banca Piccolo Credito Novarese e nel 19J0 è passato alla Banca Popolare di Novara. I dipinti del Garberini si trovano al primo piano, in locali che furono occupati dalla Federazione Fascista dal 1930 al 1945 e successivamente dal Genio Civile. Si tratta più precisamente, di due grandi medaglioni Fu Carlo Negroni 40 che introdusse il Garberini al committente, di origine vigevanese, ma residente a Novara; fatto questo che emerge anche da una tarda lettera dello stesso a Giovan Batrista: “Ti sono gratissimo - scriverà il Negroni in data 21 Agosto 1890 - della buona memoria che conservi del vecchio tuo amico. Io ho di te un carissimo ricordo, che conservo con amore: ed è il ritratto a matita che mi facesti, ora sarà un mezzo secolo, quando dipingevi a fresco i Crociati per la casa Selletti, e a olio il San Giuseppe per la Chiesa del Rosario. 41 Agli affreschi, tutt’ora in loco, Garberini aggiunse in omaggio 8 quadrettini, 4 in chiaroscuro e 4 ad affresco, e “un fanciullo pure a fresco”. 42 Altro interessante fatto affermato dal Ferrero, è relativo all'abbozzo di un dipinto che, su consiglio dello scultore milanese Cacciatori, il Garberini avrebbe eseguito per sottoporlo all'attenzione di una «Augusta persona, della quale, perché solita a spandere largamente le sue beneficienze sulle Belle Arti, spera un favore che compirà le sue speranze 43 , consentendogli l'auspicato viaggio a Roma. Si riferisce probabilmente a questo lavoro, la lettera del professor Luigi Sabatelli, finalizzata a soccorrere di consigli il giovane Garberini, impegnato su un soggetto di vita contemporanea: “Perché la Regina di Sardegna esprima meglio che anch'essa è di partenza - scriveva Luigi Sabatelli in data 23 Luglio 1842 - si può rappresentarla vicinissima allo Sportello della Carrozza, in atto di posare il piede sulla scaletta rivoltando alquanto la faccia verso l'amata Sua augusta nipote, l'Imperatrice, e a tale rettangolari, inseriti ciascuno al centro di una volta, e raffiguranti scene in costume medievale con figure di crociati. Un terzo affresco, più piccolo e di forma circolare, è collocato al centro di una volta decorata con grottesche: rappresenta un piccolo putto svolazzante. La mano del Garberini giovanissimo erasoprattutto nei due affreschi principali, quasi irriconoscibile; diversamente, la bellissima Pala di S. Giuseppe, collocata sul secondo altare destro della prospiciente Chiesa del Rosario, è molto prossima stilisticamente alle prime opere note del Vigevanese, ossia alla Pala di S. Pio V e a quella di S. Luigi Gonzaga. 40 Carlo Negroni fu intimo amico del Garberini, del quale era anche coetaneo. Nato a Vigevano il 28 giugno 1819 da Giovanni Battista magistrato e da Giuseppina Roncalli, studiò in patria a Voghera. Si stabili a Novara nel 1r915, in seguito al trasferimento del padre a quel Tribunale e apprese i primi elementi di diritto civile e canonico nella locale facoltà. Nel maggio 1840 si laureava a Torino e subito entrava nello studio dell'avvocato Giacomo Giovannetti. Fu ripetitore e poi professore di istituzioni di diritto e di procedura civile nella Università di Novara, dal 1840 al 1859. Esercitò la sua professione in Novara, dove sposò la gentildonna Giovannina Bellotti. L'ingegno acutissimo, lo studio assiduo, la vasta cultura Lo fecero giurista di grande valore e di indiscussa autorità. effetto converrà tirare indietro tutto il gruppo dei Principi. La figura poi che rappresenta la sullodata Regina si può convertire in una dama di onore giacché mi pare che produca un buon effetto alla composizione”. 44 Figura 3 Lettera autografa di Luigi Sabatelli (Vigevano, Archivio Storico dell'Ospedale Civile) Scarsissimi rimangono, tuttavia, i dati relativi al presunto viaggio artistico del Garberini, che cronologicamente viene a cadere non prima del Diresse due riviste di giurisprudenza, "Il Notaio” e “Giurisprudenza Casalese" (1811-1859); fu deputato di Vigevano nella VI Legislatura e di Domodossola nella VII. Fu avvocato erariale dal 1848 al 1869 e si occupò principalmente di questioni idriche. Partecipò all'Amministrazione Comunale dal 1860 al 1878, a quella Provinciale da1 1867 al 1880; fu assessore dal 186l al 1880 e Sindaco di Novara nel 1878-1879. Scrittore e letterato, amò la letteratura italiana del Trecento, fu autorevole dantista e socio fondatore della Società Dantesca. Bibliofilo, raccolse una vasta collezione di libri che destinò alla Biblioteca Comunale che ebbe sede nella sua stessa abitazione. Istituì anche l'Opera Pia Negroni per gli Asili di Novara. Morì il 15 gennaio 1896. Su Negroni, cfr. Amleto Rizzi, Carlo Negroni , in "Miscellanea” Novara, 1946. 41 La lettera è custodita nell’Archivio Storico dell’Ospedale di Vigevano. 42 Cfr. P.B. Ferrero, op. cit., 5 settembre 1842. 43 Idem. 44 La lettera è conservata tra le Carte Garberini (Vigevano, Archivio Storico dell’Ospedale Civile). 1842. Tradizionalmente si dice che tale soggiorno fu di brevissima durata perché il giovane sentì presto la lontananza della sua città. A tale tradizione sembra riallacciarsi l'autore delle “nozioni sulla storia di Vigevano”, relative ai personaggi notabili della città 45 , dove afferma che il viaggio ebbe la durata di soli cinque giorni. Vi si si dice, inoltre, che fu l’incomprensione dei vigevanesi suoi protettori a richiamarlo in patria, poiché al Garberini, che, rientrato in Vigevano al termine degli studi, era stara assegnata una gratifica annua di duemila lire, oltre a numerose commissioni, improvvisamente veniva tolto ogni sostegno economico. Il pittore “che amò la sua città più di quanto i suoi concittadini benefattori lo avessero amato” 46 , prosegue l'autore delle "nozioni” rientrò a Vigevano dopo pochi giorni di permanenza a Firenze, e senza aver avuto la possibilità di soggiornare a Roma. Il mancato rinvenimento delle tracce relative al passaggio a Firenze del Garberini, sembra convalidare l’ipotesi di un soggiorno di breve durata. Non è improbabile che, durante tale permanenza a Firenze, il Garberini fosse in contatto con il suo maestro, Luigi Sabatelli, che ne1 1841 aveva portato a termine gli affreschi per la Tribuna di Galileo e nel 1842 stava ideando la decorazione della Cappella della Madonna per incarico dei padri Filippini di S. Firenze. 47 I rapporti di Garberini con Luigi Sabatelli, il cui figlio Luigi era stato compagno di studi del nostro, non erano venuti meno; a Milano il Garberini risulta avere il proprio domicilio nella Contrada de' Fiori Oscuri al numero 1549, ossia nella località prossima all'Accademia, dove risiedeva la famiglia Sabatelli. 48 Da questo momento ha inizio per Garberini un momento di intensa attività, segnata dalla frequente (ma non troppo) partecipazione a esposizioni pubbliche. La residenza a Milano indusse il vigevanese a divenire assiduo espositore delle annuali rassegne dell'istituto braidense, pratica che dopo il 1850, divenute più pressanti le commissioni locali, egli avrebbe quasi del tutto 45 L’autore cita come fonte l’irreperibile volume di FILIPPO DE BONI Quel che vedo e quel che sento. Firenze, 1842. 46 Il dattiloscritto è presso l’Archivio Storico del Comune di Vigevano. Opera di autori diversi, reca il titolo “Nozioni sulla storia di Vigevano” e la data luglio 1842 47 Cfr. Cenni biografici sul Cav. Luigi Sabatelli scritti da Lui medesimo e raccolti dal figlio Gaetano, pittore, Milano, 1900 48 Il recapito di Garberini a Milano risulta dai cataloghi delle mostre braidensi del 1844 e del 1846. abbandonata, tanto che le sue apparizioni a mostre pubbliche sono, dopo quella data, rarissime. Nel 1840, non ancora terminati gli studi, Garberini aveva esposto all'annuale rassegna braidense quattro ritratti, definiti “passabili” in una rivista critica della mostra. 49 Quattro anni più tardi, nel 1844, Garberini presentava in quella stessa sede una serie di opere, attualmente di difficile identificazione, attestanti la benevolenza che il giovane aveva suscitato in committenti non soltanto vigevanesi. Al numero 318 del catalogo 50 è elencato il dipinto L'Apparizione della B.V. a S. Luigi Gonzaga , quadro che, eseguito su commissione della Congregazione vigevanese detta “ dei Preti ”, gli meritava le lodi del pittore Giuseppe Elena, autore di una “ Guida critica all'Esposizione ”: “Garberini ha fatto (senza tante cerimonie) uno dei più bei quadri della presente esposizione. Bella scelta di teste, composizione pregiata ed idonea al soggetto, con maestria e con molta grazia dipinto. Bravo Garberini” 51 Grazie alle indicazioni contenute in catalogo, il dipinto è facilmente identificabile con la grande tela conservata sul secondo altare sinistro della settecentesca Chiesa di San Carlo, la cui congregazione era comunemente detta “Dei Sacerdoti”. Rispetto alle più tarde opere del Garberini che ornano quella stessa Chiesa (alludiamo in particolare al ciclo degli affreschi con la vita di San Carlo Borromeo) questa giovanile opera del vigevanese, per quanto scolastica nell’intenzione, appare più ispirata ed artisticamente riuscita: una varia e amabile scelta di volti e di espressioni anima infatti il tradizionale impianto veronesiano, mentre la cromia brillante, particolarmente nella tonalità dell’azzurro, rivela già la mano di un abile originale colorista. Nel catalogo di quella stessa Esposizione figurava al numero 319 il dipinto dal tema Zefiro, trasportando Psiche , la conforta, predicandole che ben presto sarebbe si cangiato il suo destino . 49 Cfr. Cenni critici intorno alla Esposizione degli Artisti e dei dilettanti nelle Gallerie dell’I.R. Accademia delle belle Arti in Milano, Milano, 1940, p. 27, n° 290 50 Cfr. Esposizione delle opere degli artisti e dei dilettanti nelle Gallerie dell’I.R. Accademia di Belle Arti in Brera per l’anno 1844 , Millano, 1844, pp. 38-39 nn° 318-321. 51 Cfr. Guida critica all’Esposizione delle Belle Arti in Brera scritta dal pittore Giuseppe Elena , Milano, 1844, p. 32, n° 318 Commissione di Antonio Vieca, e destinato ad “esser collocato in una volta”, il dipinto è attualmente disperso. Si ispirava evidentemente alla celebre favola di Amore e Psiche, quando la giovane, la cui divina bellezza aveva suscitato la gelosia di Venere, viene abbandonata su un'alta rupe e, promessa in sposa su consiglio dell'oracolo di Mileto a un tale di cui si diceva tremassero il cielo e la terra e l’inferno, è sollevata da terra dal dolce Zefiro, consolata sul suo destino e condotta, ignara, al dolce amplesso di Cupido. Altra opera di soggetto mitologico, certamente un dipinto ad olio, è elencata al n° 320 del catalogo con il titolo Borea, vedendo la ninfa Orizia caduta sul ghiaccio, se ne innamora , e la precisazione trattarsi di commissione del sig. Marchese Branciforte Inviziati. Il tema si ispirava al mito di Orizia, figlia del re ateniese Eritteo, rapita dal vento del nord mentre stava giocando in riva dell'Ilisso. Per quanto perduti, tali dipinti sono di straordinaria importanza, in quanto testimoniano dell'esistenza di un altrimenti sconosciuto “filone mitologico” della produzione di Garberini. Questo aspetto dell'attività del vigevanese, alla luce degli studi attuali, sembra appartenere quasi esclusivamente alla fase giovanile del pittore, reduce dagli studi accademici e pertanto sensibile, si deve credere, a soluzioni tematiche e formali ancora sabatelliane. Successivamente Giovan Battista avrebbe prediletto il soggetto sacro, per quanto già all'esposizione braidense del 1844 figurasse al n° 321 con una allegoria della Religione , commissionatagli da certo Angelo Casalini e destinata a decorare una volta. Di datazione incerta, ma certamente opera giovanile, è la bella Pala di S. Pio V , che orna l'omonimo altare della Chiesa di San Pietro Martire. Fu commissionata al Garberini dal sacerdote Giuseppe Robecchi, parroco della Chiesa. 52 Per quanto ben architettata, la composizione utilizza elementi tipologici e soluzioni formali eterogenee, quali il giovanissimo 52 Don Giuseppe Robecchi fu uno dei primi importanti committenti di Garberini. Nato a Gambolò nel 1805, fu prevosto della Parrocchia di San Cristoforo in San Pietro Martire per diciotto anni, dal 1831 al 1849. Zelante Sacerdote, unì all’apostolato parrocchiale un tenace apostolato politico e patriottico. Presidente del Gabinetto Letterario di Vigevano, partecipò col pittore poteva trarre dal suo ampio repertorio scolastico di fresca memoria. Ecco quindi il Garberini avvalersi di elementi compositivi di ascendenza tardomanieristica, come il guerriero sulla destra avvolto nel tizianesco manto rosso; in primissimo piano, sulla sinistra, fa da quinta un nudo semi coricato, visto di spalle, idealmente collegabile alle carraccesche figure “da affittare” come era definito da Annibale Carracci questo genere di soluzioni figurative, tirate fuori al momento buono per colmare i vuoti (nel caso del Garberini, si trattava dr bilanciare una composizione troppo spostata sulla destra). La scelta di teste al centro, in primo piano, rivela invece, nella purezza delle linee espressive, la discendenza delle complesse composizioni di Hayez. Tali incertezze stilistiche, che penalizzano ovviamente la qualità artistica dell’opera, rivelando la mano di un promettente ma ancora inesperto esecutore, inducono ad una datazione del dipinto intorno al 1840, quando il Garberini, non ancora ultimati gli studi di Milano, offriva ai suoi concittadini offriva un’interessante opera significativa del suo giovane ingegno. Il problema della datazione della Pala di San Pio V è legato inoltre alla creazione dell'altare con il nome del santo pontefice; infatti, originariamente, questa cappella era dedicata a Santo Stefano, e soltanto in epoca successiva, in un momento imprecisato da mettersi forse in relazione con il restauro della Chiesa avvenuto nel 1839-40, fu intitolato a San Pio V. Il tema del dipinto è ispirato alla vita di Antonio Ghisleri, vissuto tra il 1504 e 111574, domenicano con il nome di padre Michele, nel Convento dell'Ordine a Vigevano e nel 1566 Santo Pontefice. 11 soggetto - commentava un giornale del tempo “è tratto dai patrizi fasti di San Pio V che dal soglio pontificio fa dono ai deputati decurioni di Vigevano di due piazze gratuite per gli studi a pro dei poveri concittadini di belle speranze” 53 Gli altri aspetti e avvenimenti della vita di Pio V, privilegiati dal Garberini, sono l'appartenenza del Santo all'Ordine domenicano, alluso dalla Ministero di Sacerdote ella battaglia della Sforzesca ed alla Resistenza di Casale. Deputato al Parlamento Subalpino dal 1849 al 1865, fu nominato Senatore del Regno e fu il Primo Presidente del Consiglio Provinciale di Pavia. Morì il 19 giugno 1874. 53 Cfr. S. BOLDRINI, op. cit. figura in veste monacale; ma anche l'episodio storico di cui si glorificò il suo pontificato, ossia la sconfitta dei Turchi a Lepanto nel 1571, simboleggiata dal soldato barbuto in secondo piano. Già in questi anni, dunque, le commissioni da parte di notabili, vigevanesi e non, venivano assorbendo quasi completamente le energie di Garberini, distogliendolo dalla pratica poco gratificante delle annuali partecipazioni a pubbliche mostre. Il primo ritratto sicuramente databile del maestro è, infatti, del 1844 e raffigura l'ufficiale sanitario Ignazio De Previde Massara . La data in realtà, quale appare nella lunga iscrizione a tergo (dove compare anche il nome di Delfina Sassi quale committente), si riferisce alla morte del settantenne protomedico, ma trattandosi di un'immagine commemorativa, è facile credere che fosse eseguita in quella circostanza. L'estrema semplicità della composizione, non priva di una certa imperizia nella disposizione in profondità del busto, è analoga a quella del più piccolo e grazioso Ritratto di Giovane Signora , proveniente da Casa Molinari, opera di lieve ispirazione hayeziana. L'influenza del maestro veneziano è ancora più evidente nei successivi Ritratti dei Coniugi Gusberti , caratterizzati entro i limiti netti e definiti del segno, da una stesura tersa e levigata della materia, che conferisce, particolarmente all’immagine di Emilia Gusberti, una intonazione vagamente ingresiana. La distanza stilistica dalle prime prove ritrattistiche, già evidente con i ritratti Gusberti, si accentua notevolmente nelle due grandi tele raffiguranti i Coniugi Pisani . Eppure, per una maturazione artistica così clamorosa, non si possono supporre che pochissimi anni, dal momento che la datazione più probabile per questi ultimi dipinti è la metà degli anni quaranta o poco oltre. L'esecuzione dei due ritratti è probabilmente da mettere in relazione con le cariche pubbliche rivestite a quell'epoca dal Pisani, che nel 1844-45 fu anche Sindaco di Vigevano. È facile indovinare con quale 54 Domenico Pisani nacque a Vigevano ne1800 da Giovan Battisra e da Maria Monti. Cavaliere della Corona d'Italia ed Ufficiale Mauriziano aveva sposato donna Adelaide Cornaggia, figlia del Marchese Carlo Cornaggia Medici di Milano. Ricoprì importanti cariche pubbliche in Vigevano, essendo Sindaco della città nel 1844 e nel 1845; fu presidente della Commissione Amministratrice per gli Istituii Pii e membro della Società di Industria e Belle Arti. Morì il 9 marzo 1872, entusiasmo e senso di gratitudine, Garberini si accingesse alla realizzazione delle effigi dei suoi benefattori, di coloro che non soltanto avevano provveduto alla sua formazione di artista, ma ancora lo colmavano di commissioni. Il riferimento all'opera di Haryez è palese, ne potrebbe essere diversamente, dal momento che Garberini aveva vissuto a Milano proprio negli anni della massima affermazione del veneziano come ritrattista. Ben più confacente all’indole riservata e schiva di Giovan Battista, risultava la concezione interiorizzata e misurata della ritrattistica di Hayez, rispetto a quella brillante e sfarzosa di un Giuseppe Molteni. Garberini deriva dal veneziano una impostazione dell'immagine meditatamente essenziale, che niente concede al ritratto “istoriato” di Molteni, lusingato di ridondanti particolari scenici. Il Cavalier Pisani è raffigurato seduto su una imponente poltrona di raso verde listato di piccoli fiori rossi; la sua nota fisionomia, rivela nei capelli ancora scuri, un'età media di quarant'anni, mentre il suo sguardo fiero, rivolto frontalmente, cerca in un ideale punto di incontro, quello dell'amata consorte, la cui effigie realizzata da Garberini era originariamente collocata alla sinistra del presente dipinto. Priva di qualsiasi tendenza idealizzante, l'immagine ispira, derivandolo dal solo meditato gioco di equilibri compositivi, in senso di aulicità conforme all’importanza storica e alla umanità del personaggio. 54 Analogo per impianto, il Ritratto di Adelaide Cornaggia Medici appare un poco più articolato, per la presenza, sulla destra, del raffinato ensemble di oggetti, tra i quali, i bellissimi fiori sono un chiaro omaggio alla gentilezza d'animo e alla sensibilità umanistica della nobildonna; il pallido sembiante di Adelaide, segnato da tragici lutti familiari (la prematura scomparsa dei tre figli), è sintomatico di un fisico gracile, destinato ben presto a soccombere a causa di una fatale malattia. Frattanto, nel 1846, Garberini prenderà parte all'Esposizione dell'Accademia di Brera, presentando un solo dipinto, elencato al n° 47 del lasciando erede il Garberini della somma di quattromila lire. Uomo colto e amante delle arti provvide ad istituire una borsa di studio quinquennale da assegnarsi a un giovane vigevanese povero che manifestasse una certa predisposizione alle belle arti, affinché potesse recarsi a studiare presso l'Accademia di Brera. Negli anni successivi, il Garberini avrebbe fatto sempre parte della Commissione per l'assegnazione della borsa di studio. Simile provvedimento fu voluto anche per i giovani talenti musicali. (Cfr. CANTELLA, MAGRASSI, FABIAN, op. cit. p. 67)
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