G.B. GARBERINI - Pittore

7. Che ciò che dissi, o sarò ancor per dire, offrendosene l'occasione, a pro del Garberini, è soltanto pel desiderio di vedere questo privilegiato ingegno sollevarsi a quell'apice, a cui pare averlo destinato la natura, giusta gli elogi che ne udii da più di un sozio dell'I.R. Accademia di belle arti di Milano; 8. Finalmente, che le censure da me fatte, o che sarò per fare all'avvenire, porgendomene il destro, (poiché non eviterò giammai gli assalti, qualunque sia il mio nemico), sono e saranno sempre dirette a dare quel giusto peso, e nulla più, che deve avere il patrocinio usato dai Mecenati di Vigevano verso il Garberini, e non perché nutra più parzialità per Novara che per Vigevano (belle e colte città, da me visitate già tempo, che mi furono cortesi di ospizio), ma per quella cura che, chi stampa, deve mettere, onde il falso scompaia innanzi alla luce delia ragione. P.B. F ERRERO Non al certo per avviluppare me ed altrui, intramettendomi di quello che fra due si discute, intendo io qui spiegar parola su quanto per modo d'animato sermone leggemmo ventilarsi tra il sig. avv. Pietro Albini ed il sig. Pietro Baldassarre Ferrero rispetto al giovane pittore G. B. Garberini vigevanese. L'improvviso apparire di crepitante razzo, dopo quasi un anno di silenzio, mi parve segnale non di ancora consumata munizione: riflettei, siccome chi va guardingo dallo intervenire fra le altrui divergenze, riflettei ancora, e per due motivi mi ci sono risolto, ed eccoli: P RIMO M OTIVO Essere necessario L'appuramento di alcune circostanze di fatto. È circostanza di fatto che allo scoprirsi dei talenti pittorici nel giovane Garberini vigevanese, una colta signora, che ora non è più, e che mi sarebbe perciò lecito di nominare per meritata onoranza, ingentilì il pensiero nel crocchio di alcuni primarii signori nostri concittadini, che per amore di conversazione nell’inverno del 1834 radunavansi in casa sua, di sottoporre il nascente genio al giudicio di qualche sommo artista della vicina Milano: quella signora non spargeva i suoi progetti al vento; il giovanetto Garberini per cura di lei e di altri signori Vigevanesi fu presentato al ch.mo cav. Pompeo Marchesi la primavera dell'anno successivo. È circostanza di fatto che appena si ebbero parole di speranza dall'esimio Professore, circolò per ogni casa de' primarii signori di Vigevano una lista, alla quale si sottoscrissero obbligandosi a quanto potesse occorrere in danaro per il mantenimento del Garberini in Milano: lista e sottoscrizioni che ancora sussistono, ed è mercè de' signori Vigevanesi, fra i quali primeggia il virtuosissimo nostro Prelato, che il loro concittadino potè iniziarsi, progredire e compire l'ardua carriera della pittura. E circostanza di fatto che in Milano il giovane Garberini fu messo e raccomandato, come da padre si possa fare col figlio suo, in casa di persona e per il sacro carattere e per notorii meriti di letteratura preclaro, persona che acquisto diritto alla cittadinanza di Vigevano per avere in essa domicilio da molti e molti anni, e che colloco speciale amore nel giovane Garberini, e lo tolse ad istruire ne' rudimenti di belle lettere. Non altro che e Vigevanesi pagarono al Garberini la relativa pensione in una casa di tanto profitto. È circostanza di fatto che il Garberini fu introdotto in varie famiglie per nobiltà splendidissime di quella metropoli, ed onorato alle loro mense per cura e tutto carico dei signori Vigevanesi, e specialmente di uno fra essi sovra ogni altro affezionatissimo mecenate del Garberini. È circostanza di fatto che questo giovane, non ostante i panni fini di cui venne sempre con vera abbondanza tenuto provvisto dai signori Vigevanesi, come colui che d'altro mai si curò che di sua pittura (r- né v'è di che meravigliarsi) lasciavasi giudicare meschino , o tapino sino a meritarsi il serio ammonimento de' suoi benefattori, ai quali in questa parte nei primi anni di sua carriera non seppe mai dare un po' di soddisfazione. È circostanza finalmente di fatto che in questi ultimi anni il Garberini fu sollevato dai signori Vigevanesi colla somma non minore di anno lire 2.000 milanesi, senza far caso delle continue parziali beneficanze che da altri concittadini, e segnatamente dal lodato suo mecenate, gli sono impartite, nella cui casa trovasi il Garberini alloggiato con ogni distinzione di trattamento. L’ INTERVENTO DI UN TERZO

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