G.B. GARBERINI - Pittore

1842. Tradizionalmente si dice che tale soggiorno fu di brevissima durata perché il giovane sentì presto la lontananza della sua città. A tale tradizione sembra riallacciarsi l'autore delle “nozioni sulla storia di Vigevano”, relative ai personaggi notabili della città 45 , dove afferma che il viaggio ebbe la durata di soli cinque giorni. Vi si si dice, inoltre, che fu l’incomprensione dei vigevanesi suoi protettori a richiamarlo in patria, poiché al Garberini, che, rientrato in Vigevano al termine degli studi, era stara assegnata una gratifica annua di duemila lire, oltre a numerose commissioni, improvvisamente veniva tolto ogni sostegno economico. Il pittore “che amò la sua città più di quanto i suoi concittadini benefattori lo avessero amato” 46 , prosegue l'autore delle "nozioni” rientrò a Vigevano dopo pochi giorni di permanenza a Firenze, e senza aver avuto la possibilità di soggiornare a Roma. Il mancato rinvenimento delle tracce relative al passaggio a Firenze del Garberini, sembra convalidare l’ipotesi di un soggiorno di breve durata. Non è improbabile che, durante tale permanenza a Firenze, il Garberini fosse in contatto con il suo maestro, Luigi Sabatelli, che ne1 1841 aveva portato a termine gli affreschi per la Tribuna di Galileo e nel 1842 stava ideando la decorazione della Cappella della Madonna per incarico dei padri Filippini di S. Firenze. 47 I rapporti di Garberini con Luigi Sabatelli, il cui figlio Luigi era stato compagno di studi del nostro, non erano venuti meno; a Milano il Garberini risulta avere il proprio domicilio nella Contrada de' Fiori Oscuri al numero 1549, ossia nella località prossima all'Accademia, dove risiedeva la famiglia Sabatelli. 48 Da questo momento ha inizio per Garberini un momento di intensa attività, segnata dalla frequente (ma non troppo) partecipazione a esposizioni pubbliche. La residenza a Milano indusse il vigevanese a divenire assiduo espositore delle annuali rassegne dell'istituto braidense, pratica che dopo il 1850, divenute più pressanti le commissioni locali, egli avrebbe quasi del tutto 45 L’autore cita come fonte l’irreperibile volume di FILIPPO DE BONI Quel che vedo e quel che sento. Firenze, 1842. 46 Il dattiloscritto è presso l’Archivio Storico del Comune di Vigevano. Opera di autori diversi, reca il titolo “Nozioni sulla storia di Vigevano” e la data luglio 1842 47 Cfr. Cenni biografici sul Cav. Luigi Sabatelli scritti da Lui medesimo e raccolti dal figlio Gaetano, pittore, Milano, 1900 48 Il recapito di Garberini a Milano risulta dai cataloghi delle mostre braidensi del 1844 e del 1846.

abbandonata, tanto che le sue apparizioni a mostre pubbliche sono, dopo quella data, rarissime. Nel 1840, non ancora terminati gli studi, Garberini aveva esposto all'annuale rassegna braidense quattro ritratti, definiti “passabili” in una rivista critica della mostra. 49 Quattro anni più tardi, nel 1844, Garberini presentava in quella stessa sede una serie di opere, attualmente di difficile identificazione, attestanti la benevolenza che il giovane aveva suscitato in committenti non soltanto vigevanesi. Al numero 318 del catalogo 50 è elencato il dipinto L'Apparizione della B.V. a S. Luigi Gonzaga , quadro che, eseguito su commissione della Congregazione vigevanese detta “ dei Preti ”, gli meritava le lodi del pittore Giuseppe Elena, autore di una “ Guida critica all'Esposizione ”: “Garberini ha fatto (senza tante cerimonie) uno dei più bei quadri della presente esposizione. Bella scelta di teste, composizione pregiata ed idonea al soggetto, con maestria e con molta grazia dipinto. Bravo Garberini” 51 Grazie alle indicazioni contenute in catalogo, il dipinto è facilmente identificabile con la grande tela conservata sul secondo altare sinistro della settecentesca Chiesa di San Carlo, la cui congregazione era comunemente detta “Dei Sacerdoti”. Rispetto alle più tarde opere del Garberini che ornano quella stessa Chiesa (alludiamo in particolare al ciclo degli affreschi con la vita di San Carlo Borromeo) questa giovanile opera del vigevanese, per quanto scolastica nell’intenzione, appare più ispirata ed artisticamente riuscita: una varia e amabile scelta di volti e di espressioni anima infatti il tradizionale impianto veronesiano, mentre la cromia brillante, particolarmente nella tonalità dell’azzurro, rivela già la mano di un abile originale colorista. Nel catalogo di quella stessa Esposizione figurava al numero 319 il dipinto dal tema Zefiro, trasportando Psiche , la conforta, predicandole che ben presto sarebbe si cangiato il suo destino . 49 Cfr. Cenni critici intorno alla Esposizione degli Artisti e dei dilettanti nelle Gallerie dell’I.R. Accademia delle belle Arti in Milano, Milano, 1940, p. 27, n° 290 50 Cfr. Esposizione delle opere degli artisti e dei dilettanti nelle Gallerie dell’I.R. Accademia di Belle Arti in Brera per l’anno 1844 , Millano, 1844, pp. 38-39 nn° 318-321. 51 Cfr. Guida critica all’Esposizione delle Belle Arti in Brera scritta dal pittore Giuseppe Elena , Milano, 1844, p. 32, n° 318

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