G.B. GARBERINI - Pittore
Il Teatro cittadino, il Cagnoni, custodisce due immensi prosceni, forse le opere più imponenti del maestro; e ancora il Cimitero civico conserva tra l’altro le prove scultoree più valide del Garberini, il Monumento ai Genitori e quello alla benefattrice Adelaide Cornaggia Medici. La storia del pittore è insomma quella della sua amata Vigevano, ma conformi all’indole schiva e riservata di Garberini; ciò non diminuisce affatto il piacere di scoprire, entrando in una qualsiasi delle numerose chiese della città, la mano del maestro, ora valente decoratore di ampie superfici, ora squisito esecutore di pale d’altare, animate da bionde e paffute figure di bimbi belli come angeli. Ma sarebbe cosa errata entrare in una qualsiasi chiesa vigevanese per scorgevi la mano del Garberini, possente innovatore: equivarrebbe infatti ad una forzatura della tranquilla e onesta personalità dell’artista, e più ancora, verrebbe meno quel clima intimo e riservato (tipico della bella provincia italiana) con il quale l’opera del Garberini vive in silenziosa osmosi. Il rapporto pittore-città natale è, in questo caso, la chiave di lettura più propria, forse l’unica, dell’attività del nostro. Egli volle essere attore in quello scenario dalle antiche bellissime vestigia rinascimentali quando, interrotto bruscamente il suo giovanile soggiorno fiorentino, rientrò a Vigevano per non muoversi più (se si escludono i saltuari e brevi soggiorni nelle vicine Milano e Novara. Finì con l’essere anche riservato e pudico testimone della società vigevanese del suo tempo, non soltanto godendo della stima dei cittadini notabili, ma penetrando (si deve credere invitato con insistenza, dato il carattere schivo) nell’intimità delle buone famiglie vigevanesi, delle quali ritrasse la composta ricchezza, manifestata senza ostentazione alcuna. Quando i portoni schiusi lasciano intravedere i volti seri e imperturbabili dei vigevanesi di un tempo, è come se il Garberini avesse dato nuova vita ai De Benedetti, agli Scotti, ai Prina, ai De Previde Massara, ai Rocca Saporiti, ai Bastico, ai Pisani. È una sensazione unica per chi viene da
fuori, sensazione generata dalla affinità profonda, contratta per elezione da due animi sensibili, il pittore e la sua città. L’entusiasmo e il compiacimento con i quali i vigevanesi di oggi scoprono, mostrandole con orgoglio ai forestieri, le opere del Garberini, derivano da quella atavica e imperitura affinità. Il Biffignandi, nei suoi “Cenni biografici” faceva appello proprio alla memoria dei vigevanesi sui contemporanei per tracciare un rapido ritratto del nostro: << Noi tutti abbiamo conosciuto il pittore e scultore G.B. Garberini: era modesto, buono e gentile, con una figura pacata d’artista…>> 8 . Proseguendo, per primo esprimeva la necessità di un più appropriato e approfondito studio della personalità e dell’opera del pittore, del quale intuiva forse l’importanza storico- artistica, oltre che la particolarità del carattere e la spiccata personalità. L’affermazione di Biffignandi circa la data di nascita e il luogo di registrazione dell’atto, è stata convalidata dal rinvenimento, nell’archivio del Duomo, del documento relativo, dal quale risulta che G.B. Graberini naque nella Parrocchia di S. Ambrogio il 20 Ottobre 1819: << Anno Dm Millmo octingmo decimo nono die vigesimo Octobris ego V. Par.us Cath.is Joseph Zanotti baptizavi nfantem natum Hora nona italica precedentis noctis ex Josepho Garbarino, fuit Joannis Bapte, et Angela Rodolfi, iugalibus cui nomen dedi: Garbarino Joannes Bapta – Tenentes Joseph Zordao, viventis Ambroni P.J.J. et Rosa Forno, viventis Caroli, uxor Petri Natale P.J.Q.>> 9 Questo documento chiarisce, a nostro avviso, la questione recentemente sollevata da taluni studiosi vigevanesi, circa la vera morfologia del cognome del pittore, che talvolta nei documenti si trova scritto “Garbarini” o “Garbarino”. Il fatto si spiega facilmente con la tendenza, al tempo diffusa, di latinizzare i nomi: così la dicitura “Garbarino”, utilizzata nel suo testo latino dal parroco della Cattedrale, sarà ripresa talvolta in ben altro contesto, ossia nei registri
8 Cfr. C. BIFFIGNANDI, cit., pag. 43 9 Il documento è tratto dal registro parrocchiale della Cattedrale.
L’immagine della carità. Artisti e benefattori degli Ospedali vigevanesi , Pavia, (Ed. Torchio de Ricci), 1985
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