Il settore calzaturiero

decentramento comprensoriale, mirando a uno sviluppo intensivo, ma esteso ad alcuni comuni limitrofi: si andava, così, formando il distretto calzaturiero di Vigevano. 21

Questa prima ristrutturazione non raggiunse gli effetti sperati e intervennero a peggiorare la situazione alcuni avvenimenti nazionali ed esteri, come l’autunno caldo del 1969, lo statuto dei lavoratori, la stretta creditizia, il crollo del sistema monetario mondiale, l’aumento del costo del lavoro, del prezzo del petrolio e delle materie prime; così, nel 1973, si ebbe un altro periodo difficile. A un nuovo consistente calo di imprese e di occupati si tentò di porre rimedio attraverso aggiornati indirizzi di ristrutturazione, quali l’orientamento verso la produzione di calzature qualitativamente superiori, l’accentuazione della specializzazione e la crescita del decentramento, con l’ulteriore trasferimento fuori fabbrica dell’esecuzione di fasi e della lavorazione di componenti. Da una rilevazione comunale del 1976/77, risultò che tali provvedimenti avevano rallentato, ma non completamente eliminato la caduta (562 ditte esistenti, 7.188 occupati, con una perdita di 36 imprese, pari al 6%, e un calo occupazionale di 1.606 addetti, corrispondente al 18,3%). 22 Soltanto nel 1978/79 si ebbe un sensibile recupero, sia in unità produttive sia in occupati, ma fu un sollievo di breve durata, perché, già nel 1980, le difficoltà ricominciarono, con la chiusura di fabbriche meno flessibili per la loro dimensione media. In un anno, l’occupazione diminuì di 600 unità, le ore di Cassa Integrazione Guadagni raddoppiarono (960.000), le esportazioni diminuirono del 20% e l’andamento delle fiere, nazionali ed estere, non lasciò molte speranze di una celere ripresa. Le cause furono ancora prevalentemente esterne: le alterne vicende della domanda, i rincari delle materie prime, la concorrenza internazionale, il protezionismo e la stretta creditizia; lo stesso tentativo di un miglioramento, attraverso la specializzazione, si rivelò, in parte, illusorio; tuttavia, il censimento del 1981 registrò una relativa ripresa delle unità produttive (665) e degli addetti (7.780), ridando plausibilità allo sviluppo intensivo del distretto vigevanese. 23 Invece, un aumento consistente manifestò, in quegli anni, il comparto delle subfornitura calzaturiera, estendendosi a tutti gli ambiti di articolazione possibili (concerie, fustellifici, aziende chimiche, tomaifici, giunterie, solettifici, trancerie, tacchifici, scatolifici, ecc.), con una produzione di componenti, una fornitura di fasi e una prestazione di servizi sempre più sofisticate (circa 200 aziende in prevalenza piccolissime, con un migliaio di occupati interni e innumerevoli lavoratori a domicilio). Si andò, così, accentuando la distinzione, nel ciclo produttivo calzaturiero, tra ciò che era opportuno mantenere all’interno del calzaturificio e ciò che era necessario trasferire al suo esterno, in altre aziende specifiche, su cui si fonda, con l’integrazione delle imprese meccaniche, la complessa struttura funzionale del sistema calzaturiero. Purtroppo non esistono dati precisi su questo sfaccettato settore, in cui pure si espresse l’esclusività vigevanese, a livello nazionale, con la produzione, ad esempio, di sottopiedi in materiali sintetici imbottiti o del rigenerato di cuoio, a testimonianza di una costante ricerca del primato. 24 Il metalmeccanico continuò, in tale periodo, la sua prodigiosa progressione, raggiungendo, in percentuale di imprese, il 20% e, passando in quella occupazionale, dal 12,8%, del 1961, al 20,3%, del 1971, al 25,9%, del 1976/77 e al 26,2%, del 1981; in esso le imprese di macchine calzaturiere aumentarono dall’11,9%, del 1971, al 16,1%, del 1976/77 e al 18,6%, del 1981. Queste ultime, secondo l’indagine comunale del 1976/77, sarebbero passate, dopo un sensibile calo, durante la crisi del 1974, dalle 157, con 2.044 occupati, del 1971, alle 186, con 2.465 occupati, del 1976/77. Successivamente, il censimento del 1981, ne rilevò 233, con 2.779 addetti (si trattava in prevalenza di piccole imprese). Anche in questo settore la città raggiunse il primo posto, a livello italiano, sia per il numero di aziende in essa presenti (il 90% del totale 21 R. Parea, Prospettive…, cit., pp. 93.109; P. Carrera, Vigevano…,cit., pp.38-58, M.L. Faravelli, Il sistema…, cit., 219-226; G. Garofoli, L’industria…, cit, pp. 32-47; G. Garofoli, L’industria pavese …, cit., pp. 43-69; G. Garofoli, Ristrutturazione…, cit., pp. 15-23; Associazione dei Comuni - USSL n. 78 – Vigevano – Lomellina, Indagine sulla situazione ambientale dell’industria calzaturiera della Zona di Vigevano e della Lomellina, I Parte, 1979/1981, Vigevano 1981, pp. 1-30; in Provincia di Pavia, L’industria della calzatura: problemi e prospettive, Pavia 1983, i capitoli D. Velo, Caratteristiche essenziali dell’industria delle macchine per calzature, pp.9-27; T. Gerla, L’industria calzaturiera: caratteri generali, pp. 31-53; C. Zocchi, L’industria calzaturiera a Vigevano, pp. 54-83; S. Alessandrini, L’industria delle calzature della Provincia di Pavia e i canali di penetrazione sui mercati esteri, pp. 84-103; G. Bravo – E. Merlo, Sviluppo e crisi…, cit., pp. 44-98; Centro Servizi alle Imprese, La valorizzazione dell’economia vigevanese e della Lomellina attraverso azioni di marketing territoriale, Vigevano 2002. 22 Ibidem.

23 Idem. 24 Idem

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