Il settore calzaturiero
Ubezio). Riguardo a quegli anni, è rimasta famosa nell’anedottica cittadina l’intensa collaborazione tra i calzaturieri e i meccanici, che, alla fine del lavoro pomeridiano, arrivavano a smontare le macchine straniere, ne studiavano la composizione e le rimontavano, durante la notte, al fine di permettere la ripresa del lavoro al mattino. 13 Contemporaneamente, cominciarono ad apparire in città le prime manifestazioni di subfornitura o di produzioni affini, come si denominavano allora; questo tipo di produzione si espresse, innanzitutto, con la specializzazione, per la comparsa delle prime imprese di componenti (tacchifici, suolifici, tomaifici, formifici, scatolifici, cassifici, ecc.); si ampliò, inoltre, con il decentramento, per la fornitura di fasi da parte di alcune piccole aziende e soprattutto di numerosi lavoranti a domicilio (taglio, orlatura, foderatura, ecc.); fu, infine, completata dalla prestazione dei servizi (modellisti, commercialisti, mediatori, commercianti, trasportatori, agenti di vendita, ecc.), le cui consistenti propaggini erano già riscontrabili nel primo ventennio del secolo (ecco alcune ditte importanti: Bellazzi Luigi, Battaglia G., Grossi, Lagomarsini Giulio, Marinoni –Freggio, Mono Luigi, Portalupi Luigi, Resto, Rocca Luigi, Rossi Borghesano G. e Sartorio Antonio. 14 Dopo la triste parentesi della seconda guerra mondiale, caratterizzata da un forte regresso produttivo, per il settore calzaturiero si verificò un nuovo sviluppo straordinario, negli anni compresi tra il 1947 e il 1960, come appare dalla documentazione, ufficiale e ufficiosa, disponibile. Secondo i dati dei censimenti, riferentesi alla Provincia, ma tranquillamente attribuibili, come tendenza, a Vigevano, per la sua preminenza nel settore, si ebbe, tra il 1951 e il 1961, un incremento dei calzaturifici in unità produttive (+ 67,5%) e in addetti (+ 93,2%), mentre calarono i laboratori per la lavorazione a mano (- 47,8%) e la loro occupazione (- 46,6%). Ciò significava lo spostamento massiccio dall’artigianato all’industria, intendendo tali categorie nel senso storico, come diverse tipologie produttive, mentre se le si considera nel significato contemporaneo, come differenti dimensioni aziendali, la piccola impresa artigianale si mantenne prevalente per le unità produttive (nel 1951, il 79,4%; nel 1961, il 75,3%), come la piccola impresa industriale, per l’occupazione (nel 1951, il 38,4%; nel 1961, il 31,8). 15 Vale la pena di aggiungere che, secondo valutazioni non di censimento, ma attendibili e particolarmente illuminanti, il settore calzaturiero vigevanese, dal 1954 al 1960, passò come numero d’aziende, da 730 a 870 unità e, nella produzione annua, da 15 a 21 milioni di paia; fu un’espansione prevalentemente estensiva, con una manodopera in gran parte immigrata (dalla Lomellina, dal Veneto e dal Meridione) e giunta, per l’intero sistema calzaturiero, a 27.500 occupati, di cui 12.000 pendolari. In questo eccezionale sviluppo ebbe una notevole parte, oltre all’ampliamento del mercato nazionale, anche la crescita dell’esportazione, che, cominciata timidamente prima del conflitto, fu continuata, dopo di esso, con rapida progressione, passando, intorno al 1950, dall’estemporaneità alla sistematicità e coprendo, in seguito, una sempre più vasta gamma di mercati stranieri. Secondo una tipologia essenziale, le imprese di quel periodo si articolavano in quelle che utilizzavano , in modo continuativo, una manodopera meno qualificata per realizzare scarpe usuali, quelle che si avvalevano, in modo stabile, di una manodopera più qualificata per produrre calzature pregiate e quelle che si servivano, in modo variabile, di una manodopera poco qualificata, di artigiani e di lavoranti a domicilio per commesse mutevoli . 16 IL CONTRIBUTO ALLO SVILUPPO. 13 Guida generale dei Calzaturifici ed Affini, Vigevano 1923; Vigevano nel 1924, Vigevano 1924; Guida illustrata di Vigevano, Vigevano 1929; Il Libro d’oro della Lomellina, Vigevano 1930; La calzatura vigevanese, Anno 1, n. 1 e 2, Vigevano 1929; Vigevano. Cenno storico artistico, Vigevano 1932; Rivista di Vigevano, Anno 1, n. 1 e 2, Vigevano 1935; Vigevano sforzesca industriale, Vigevano 1936; Vigevano illustrata nell’industria scarpara, Anno II, n. 3, 4, 6, Vigevano 1936 e Anno III, N. 1, Vigevano 1937; C. De Marchi, Memoria storica. Managerialità e prospettive dell’imprenditoria vigevanese, Vigevano 1992, pp. 20-22. 14 Ibidem . 15 R. Parea, Prospettive di sviluppo dell’industria calzaturiera vigevanese, in Simposio sui problemi calzaturieri, Pavia 1965, pp. 93 109; P. Carrera, Vigevano: la recente evoluzione di una città industriale, Pavia 1983, tesi di laurea, pp. 6-26; M.L. Faravelli, Il sistema calzaturiero vigevanese, in Industrializzazione diffusa in Lombardia, Milano 1983, pp. 201-219; G. Garofoli, L’industria in Lomellina: tendeze e prospettive, Pavia 1985, pp.23-32; G. Garofoli, L’industria pavese e lo scenario regionale e nazionale, in Economia pavese: aspetti strutturali, Pavia 1986, pp. 43-69; G. Garofoli, Ristrutturazione industriale e innovazione in provincia di Pavia: alcune linee orientative per il piano di sviluppo socio-economico, in Economia pavese: scenario evolutivo e politiche d’intervento, Pavia 1986, pp. 15-23; Rassegna…, cit.; G.C. Cainarca, Dal saper…, cit., pp. 101-123, R. Frigeni -W. Tousijn, L’industria delle calzature in Italia, Bologna 1976; G. Bravo – E. Merlo, Sviluppo e crisi del distretto di Vigevano, in Le istituzioni dello sviluppo. I distretti industriali tra storia, sociologia ed economia, Roma 2002, pp. 44-98. 16 Ibidem. Così, quelli furono anni in cui, per l’espansione vertiginosa della domanda interna ed estera, la sostanziale insignificanza
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