I BONACOSSA

diverse azioni di guerra in montagna del Regio Esercito, sul tipo di munizioni usate, sulla vita militare, sulle condizioni ad alta quota dell’esercito oltre che a spettacolari inquadrature di alte vette. Queste foto vennero successivamente da lui donate alla Fondazione per la Guerra Bianca 1915/1918 e fanno parte di un tesoro nazionale tanto da essere esposte nel 2015 in occasione del Centenario della prima Guerra Mondiale dal Ministero degli Interni come “Documenti di interesse nazionale” in una mostra. La profonda conoscenza delle Alpi di Aldo Bonacossa e la sua preparazione alpinistica gli consentirono di collaborare con le maggiori riviste europee e di redigere alcune fondamentali guide alpinistiche della collana Giuda Dei Monti d’Italia del CAI: Regione dell’Ortler (1915), distribuita ai militari operanti nel settore e al pubblico nel 1919, e Masino-Bregaglia-Disgrazia (1936), che per la prima volta introdusse l’indicazione dei gradi di difficoltà alpinistiche all’infuori delle Dolomiti. Con il fratello Alberto fondò nel 1929 il più importante quotidiano sportivo italiano, “La Gazzetta dello Sport”. Fu dedicato al Conte Aldo Bonacossa il rifugio il Alta Val Masino, precisamente al centro della Val di Zocca dove prima esisteva “la capana da zoca” dal 1897, antesignana del rifugio. Fu un punto strategico per presidiare, per ordine del generale Cadorna, il “Passo di Zocca”, che guarda la Val Albigna, per impedire l’avanzata delle truppe austro-ungariche durante la guerra ’15-’18. Dedicato

al lui anche il sentiero n°133 in Val Di Non—Percorso Alpi Maddalene Sud. Mantiene un’altitudine costante di Mt. 2000, è segnalato con i colori bianco e rosso, consente diverse varianti per raggiungere le vette dei monti come per scendere a valle. Il Conte Aldo Bonacossa viene ricordato come “Il Conte Bianco”.

Cartello segnaletico del Sentiero Bonacossa Aldo Bonacossa fu Presidente del Club Alpino Accademico Italiano e della F.I.S.I., fu una delle figure più importanti dello sport italiano della prima metà del XX secolo. Entra nel Centenario della prima guerra mondiale a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri (anno 2015) “struttura di missione per anniversari di interesse nazionale”. Egli fece 1052 fotografie su supporti diversi, uniche per il gusto innovativo, per le

Un aneddoto:

Nel 1928 a Saint Moriz Re Alberto I del Belgio conosce un gruppo di alpinisti senza guide e unitosi a loro conosce il Conte Aldo Bonacossa. Inizia una solida amicizia che li porterà entrambi ad effettuare varie salite sul Civetta, sulle Pale di S.Martino, sui Cadini ecc. Re Alberto I del Belgio (pseudonimo “Diavolo delle Dolomiti”) dicevano di lui che avesse venduto l’anima al diavolo per fare imprese incredibili. A lui è dedicato (da Tita Piaz) il rifugio ai piedi delle “Torri del Vajolet” (guglie che al tramonto si tingono di violetto- mt. 2813 “Catinaccio” -Dolomiti). (Tita Piaz alpinista-ovvero Giovanni Battista Piaz-Val di Fassa).

inquadrature, taglio immagine, fotografia che costituiscono il più importante reportage della prima metà del XX secolo. Realizzò tre spedizioni sulle Ande. Fu studioso di storia alpinistica-Alpi Centrali- Occidentali-Dolomitiche.

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