G.B. GARBERINI - Pittore

ANNEX 1 (Nota n° 36)

Riportiamo qui di seguito tanto l’intervento di Albini che la nota di Ferrero, al fine di restituire l’esatta dimensione della problematica:

U N ’ OSSERVAZIONE RELATIVA AL PITTORE G ARBERINI

Tutti gli amici del sig. Gio. Batt. Garberini, tutti i suoi concittadini che hanno letto il N° 37 del Messaggiere fecero plauso alle lodi che il sig. P.B. Ferrero attribuì al merito del giovane artista vigevanese. Questi pure debb’essere grato all’egregio autore del citato articolo per l’onore che gli di fece, deducendo a pubblica notizia il premio che nel grande concorso per la pittura storica gli fu assegnato dall’I.R. Accademia di Brera, e pei benevoli sentimenti a suo favore manifestati. Ma il cenno sul Garberini riuscì meno esatto, perché il sig. Ferrero ignorava sicuramente una circostanza importantissima e decisiva della via del giovane artista, una circostanza senza della quale né l’Accademia di Brera, né egli, né io ci saremmo occupati di lui, e il nome del Garberini sarebbe rimasto sepolto in un perduto obblio, come quello di tanti altri genii non conosciuti o negletti. Egli è vero che il sig. Garberini mancava dei mezzi più indispensabili per coltivare l’ingegno che da natura gli aveva sortito. E apertamente lo dico, senza tema che il giovane artista sene adonti o ne arrossisca, poiché è pari merito il nascere in mezzo agli agi e alle ricchezze, come fra le angustie della povertà. Ed ogni uomo che, coltivando il suo impegno, seppe innalzarsi sopra gli altri e rendersi utile alla società debb’essere stimato per quello che è, non per quello che era quando nacque. Ma, nella mancanza assoluta dei più indispensabili mezzi, come avrebbe potuto il Garberini abbandonare il paese natio e il mestiere meccanico che doveva procacciagli una meschina ed oscura esistenza, condursi a Milano, ed ivi, straniero, senza appoggi farsi ammettere all'Accademia di Brera, mantenervisi per sette anni onde compiere i suoi studi artistici e procurarsi l'accessoria istruzione pur necessaria? ... Avvenne al Garberini ciò che avvenne ad altri insigni artisti di cui ammiriamo i lavori. Il caso fece conoscere il genio del giovanetto e le sue eccellenti disposizioni a riuscire nella pittura. E secondo il modo comune di ragionare si può ben dire che questo fu un sorriso onde la sorte confortollo. Poiché il caso cadde sotto g1i occhi di persone che videro in esso un'occasione porta dalla Provvidenza per esercitare un'opera non mai abbastanza commendata di beneficenza. I saggi che il giovanotto andava facendo per suo sollazzo e per impulso della sua naturale inclinazione, senza istruzione alcuna, col solo intuito del genio, eccitarono la meraviglia di quelli che li videro, e specialmente degli intelligenti. Se ne concepirono le più belle speranze, si scorse che il Garberini non era un ingegno da trascurarsi. Quindi alcuni signori Vigevanesi, unanimi nella determinazione, si associarono per aver parte nell'egregio e generoso divisamento di favorire il giovane di tutti i mezzi opportuni onde potesse istruirsi e sviluppare il suo talento che con sì vivi lampi manifestavasi. Ciò adunque che la fortuna aveva negato al Garberinì, ei lo trovò nella beneficienza di alcuni suoi concittadini, beneficienza esercitata con quella nobiltà e gentilezza che onora chi la fa e non umilia chi la riceve. Così poté egli recarsi a Milano ed essere ricevuto alunno dell'Illustre Accademia Lombarda. Il giovane fece rapidi e meravigliosi progressi, e corrispose pienamente all'espettazione de' suoi mecenati e dell'Accademia, senonché a 21 anno e dopo sette anni di studio, ei giunse a riportar la palma nel grande concorso. Per cui è ormai avverato il pronostico ch'io feci, or son due anni, rendendo conto di un dipinto a fresco del giovane artista  . Non è adunque vero che alle lietissime speranze che di sé porge questo giovane d'animo virtuoso e del più svegliato intelletto, come a ragione lo chiama i1 sig. Ferrero, possa ostare l'assoluta mancanza dei più indispensabili mezzi. Perocchè i suoi benefattori, che finora provvidero alla sua educazione  Il signor Garberini, lo diceva allora, perverrà a quella perfezione alla quale il suo genio lo chiama, e che si può ormai con sicurezza presagire, e risponderà appieno alla espettazione che hanno di lui i suoi concittadini, e segnatamente i suoi mecenati. Avranno questi presso ai contemporanei e ai posteri l’invidiabile merito la scintilla del genio del giovane artista, e di non averla lasciata perire inosservata e negletta, ma fatto s che si fecondasse e sviluppasse ad onore delle arti belle e della patria. Opera degna d’ogni elogio, che verrò certamente coronata, e darà quel compenso che è proprio degli animi gentili, quel compenso che per gli animi gentili null’altro agguaglia. ( Iride Novarese, anno 1839, N° 50)

Made with FlippingBook Ebook Creator