G.B. GARBERINI - Pittore
ed istruzione, non sono certamente per abbandonarlo ora che si tratta di coronare la generosa opera. Troppo grave erami che il modo onde il sig. Ferrero si espresse nel prelodato articolo, per avere ignorato la sovra accennata circostanza, portasse a credere che il genio del Garberini fosse stato da suoi concittadini non conosciuto o non curato. Egli fu per prevenire siffatta erronea credenza che ridondata sarebbe ad immeritato disonore della mia patria, ch'io m'indussi a dettare queste poche linee, secondando così i1 desiderio di tutti i buoni che reputano la patria onorata non meno dall’ingegno e dall'abilità del Garberini, che dalla generosità de' suoi benefattori. Son certo che l'egregio sig. Ferrero non sarà per recarselo a male, egli che si presenta sotto la bandiera di quelli che professano di parlare per ver dire. Ei converrà anzi con me, che provvedere un ingegno privilegiato dalla natura dei mezzi che la sorte gli negò, onde possa svilupparsi e dare degni frutti, è l'impiego più commendevole della ricchezza, è uno dei servigi più segnalati che i facoltosi possano fare alla società, è un'opera troppo bella, troppo degna d'imitazione, troppo onorevole pel paese ove succede, perché si avesse a tacere. Dei resto pero io non intendo con ciò, né i mecenati stessi dell'esimio giovane credono che sia compiuta la sua istruzione artistica, né che da essi soli dipenda la finale riuscita del medesimo: credono anzi che molto possa fare per lui un potente e generoso protettore e la patria comune, il Piemonte. Poiché un insigne artista non è gloria solo municipale, ma gloria nazionale. Laonde sarebbe desiderabile e dicevole che ai sussidi privati si unissero i pubblici, destinati appunto a perfezionare l'istruzione dei giovani artisti di merito non comune. Quindi e i mecenati e g1i amici del giovane pittore uniscono i loro voti al voto del sig. Ferrero, onde il Garberini sia da suoi connazionali tenuto in quel conto che il suo merito richiede, ed ora che i soccorsi di cui potrebbe ancora aver duopo onde perfezionarsi o far conoscere la sua capacità non avrebbero più ad incontrar ostacolo nell'incertezza di un esito felice, dovrebbe egli trovar in Piemonte, e principalmente presso chi può, quell'accoglienza e quel patrocinio di cui la sua somma abilità lo rende degno. Premessa la mia gratitudine al preclaro sig. avvocato Albini, pei rimproveri indirizzatemi in si cortese modo, mi sia lecito a mia discolpa di osservagli che solo nello scorso mese di agosto udiva per la prima volta il nome di Garberini dalla bocca di un valente artista milanese, il quale, nell’esaltare i molti pregi del suo cuore e della sua men te, mi dipingeva con tristissimi colori la condizione di lui. Io doveva dunque supporre che se il Garberini si era spinto a quel segno a cui è pervenuto, lo dovesse soltanto alle tenue sovvenzioni dei suoi poveri ed affezionati parenti, ed al frutto assai modico che aveva potuto ricavare da alcuni lavori i quali per avventura gli fossero stati commessi; poiché essendo egli virtuoso e laborioso, in quale altro modo se non che alla mancanza dei più indispensabili mezzi potea spiegarsi l’estrema sua miseria? Godo ora assaiissimo nell’apprendere ch’ei sia stato sussidiato da alcuni Vigevanesi, anzi sarebbe stato opportuno che si fosse indicato l’importare dell’annuo sussidio, poiché con maggiore certezza avrei applaudito alla generosità dei suoi mecenati, e più fondamento avendo così i miei applausi, avrebbero prodotto maggior effetto. Comunque sia, non dovrei pentirmi del mio errore, poiché è causa che il sig. avvocato Albini prometta solennemente in faccia al Pubblico, a nome dei suoi compatriotti, che il giovine artefice non sarà abbandonato all’avvenire, di modo che, se gli fallirà il patrocinio degli altri Piemontesi, allorché non voglia credere per l’onore dei medesimi, può certo sempre contare su quello dei Vigevanesi, almeno cioè dei più facoltosi, di cui non è scarso il numero, siccome venni assicurato .Si affidi dunque il valoroso Garberini alla più salda ancora che or gli si presenta, e volga fin d’adesso gli occhi verso un’aurora che sembra voler sorgere per lui più fausta che per l’addietro. Vigevano, addì 20 settembre 1841. PIETRO LUIGI ALBINI N OTA GIUSTIFICATIVA
PITRO BALDASSARRE FERRERO
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