G.B. GARBERINI - Pittore

Saletta, e coi dipinti del Lanino e del celebre nostro Bernardino Ferrari, li tuoi preziosi lavori”. 58 Ulteriori precisazioni contenute in nota all'articolo ci informano non soltanto che Robecchi fu in questi anni il principale committente del Garberini, ma anche che il pittore andava affidando la sua notorietà quasi esclusivamente ai soggetti sacri: “Finora - annotava il Boldrini - il Garberini non dipinse che temi sacri, come sono il Martirio di S. Piero Martire, sulla porta maggiore di quella chiesa; l'Apparizione di Maria Vergine a San Luigi, nella Chiesa di S. Carlo di questa città; S. Giuseppe nella Chiesa del Rosario in Novara; ed il Martirio di S. Stefano nella chiesa parrocchiale di Castelnovetto in Lomellina”. 59 Si tratta di un nutrito elenco di opere dell'attività svolta da Garberini anteriormente al febbraio 1846, con l’interessante menzione, tra l'altro, di un lavoro altrimenti sconosciuto, eseguito per l'esterno della Chiesa di San Pietro e certamente perdutosi nel rifacimento della facciata, attuato nel 1918 60 Nel 1817, data suggerita dal dott. Bassi, il pittore affrescava con le immagini di S. Gerolamo e di S. Rocco la Cappella del Crocifisso in Duomo. Due anni più tardi eseguiva, sempre ad affresco, la bella lunetta dell'archivolto in San Dionigi, con la raffigurazione della Assunzione di Maria , di michelangiolesco vigore. A quello stesso 1819 risale l'esecuzione dello splendido Ritratto di Apollinare Rocca Saporiti con la famiglia . La data è confermata dalla lettera che il 21 Aprile di quell'anno il Marchese scrisse di suo pugno per ringraziare il pittore dei lavori eseguiti nella sua tenuta della Sforzesca: “Mio caro Garberini, diverse circostanze mi hanno impedito di farle prima d'ora conoscere anche per scritto la viva mia soddisfazione pel modo distinto con cui Ella eseguì tanto il ritratto di famiglia, di cui Le diedi commissione, quanto gli altri ritratti a fregio nel plafone della Sala grande alla Sforzesca (...)”. 61 Proseguendo, il Marchese accompagnava alle dichiarazioni di stima e di gratitudine, la somma di 1500 lire, quale compenso, non richiesto (del resto 58 Cfr. S. BOLDRINI, La Madonna del parto Affresco del Garberini nella Chiesa di San Pietro Martire in Vigevano, in “Il Messaggiere Torinese”, anno XIV, n° 6, Torino, 7 febbraio 1846. 59 Idem. 60 Nel 1918 la lunetta del portale fu coperta con un affresco di Luigi Bocca. Nel 1969 questo è stato a sua volta sostituito da una formella dello scultore C. Bonacasa. 61 La lettera è conservata tra le Carte Garberini nell’Archivio Storico dell’Ospedale Civile di Vigevano

Garberini fu sempre schivo a tal genere di richieste, mettendo perciò in serio imbarazzo i suoi committenti), per i lavori eseguiti. Si tratto di un incarico di enorme importanza, pari per la qualità del risultato artistico e per la notorietà che il pittore ne derivò, alla precedente commissione di Casa Selletti a Novara e ai più tardi lavori per la famiglia vigevanese dei De Benedetti. Perdutisi i fregi del soffitto della Sala grande, il solo Ritratto di famiglia rimane ad attestare l'alta qualità artistica raggiunta da Garberini in questo importante momento della sua attività. Conclusasi ormai da tempo la questione relativa a1la successione della Sforzesca, con il matrimonio tra il conte Apollinare Rocca di Reggio Emilia 62 , nipote e amministratore del Marchese Marcello Saporiti, e la vedova di quest'ultimo, contessa Vitale di Callieres, Apollinare Rocca aveva aggiunto il cognome di Saporiti al proprio (e così di fatto nella suddetta lettera si firma), divenendo proprietario unico della Sforzesca. Il grande ritratto fu commissionato, forse, proprio per celebrare la ritrovata e ormai consolidata serenità familiare, poiché l'effigie del trentaseienne marchese sovrasta con il suo sguardo intenso (lo stesso che ce lo fa riconoscere nel ben più tardo Ritratto dell'Ospedale civile) e il fare protettivo sulla sua nobile consorte e i due piccoli figli inconsapevoli, nella loro infantile giocosità, dell'ufficia1e consacrazione che ad opera del Garberini sta avvenendo di quella tranquilla riunione di famiglia. Alla purezza cinquecentesca, diremmo moroniana, della composizione, Garberini unisce l’attento studio delle fisionomie, suggerendo infine, attraverso la pudica presenza di preziose stoffe (bellissimo il moire di seta azzurro dell’abito della contessa) e paramenti, l’elevato stato sociale e morale dei personaggi. E’ emblematico della ritrattistica del Garberini la capacità di unire all’aspetto fisionomico il ruolo sociale e il peso morale del personaggio; qualità questa tanto più apprezzata in una società circoscritta e raccolta come quella vigevanese, ove il “ritratto” è anche manifestazione di prestigio. Della galleria dei 62 Apollinare Rocca di Reggio Emilia, gentiluomo del Duca di Modena, era nato nel 1813. Chiamato presso di sé dal marchese Saporiti in qualità di agente generale, alla morte dello zio ne sposò la moglie, rimasta unica erede della Sforzesca. Il matrimonio fu risolutivo della disputa sorta in merito alla legittimità dell’erede del marchese Saporiti, disputa sollevata da certo Grimaldi di Genova. Apollinare riuscì a concludere la questione con una transazione,

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