Dal saper come fare al saper cosa fare

Capitolo terzo

affermarsi di un nuovo modello di competizione industriale che ridimensiona l’impostazione puramente commerciale e, con essa, l’apparente centralità della piazza milanese. I dati sulla composizione del comparto delle macchine per calzature nel resto d’Italia non necessitano molti commenti. Le esperienze avviate al di fuori della Lombardia sono quantitativamente trascurabili e prioritariamente incentrate sulla commercializzazione. Regioni inizialmente all’avanguardia nella meccanizzazione dei calzaturifici, qual è il caso del Piemonte, mostrano di pagare il mancato sviluppo di un’area calzaturiera –o, in termini capovolti, scontano le difficoltà dell’azione isolata– , mentre per quelle che si affermeranno successivamente, quali Veneto o Marche, i tempi risultano ancora non completamente maturi. In altri termini Vigevano, almeno apparentemente, va assumendo il ruolo che in epoche differenti ha caratterizzato Boston, Brokton e Pirmasens nello sviluppo dei comparti meccano calzaturieri statunitense e tedesco. Come la storia dell’industria italiana delle macchine per calzature nella prima metà del secolo tende a sovrapporsi in largamisura a quella delle imprese vigevanesi, allo stesso modo gli eventi che segnano la storia delle imprese vigevanesi divengono illustrazione e spiegazione delle modalità e delle ragioni dello sviluppo del comparto nazionale delle macchine per calzature. Le officine dei pionieri, che hanno saputo e potuto controbilanciare le naturali “deficienze” dei debutti con il favore delle contingenze sociali, politiche ed industriali, divengono al contempo scuola di competenze e modelli da imitare. “Con ritmo lento ma costante altre officine sorgevano, fondate da operai meccanici formatisi alla scuola dell’officina. E nel giro di pochi anni la tecnica costruttiva vigevanese manifesterà la sua brillante affermazione” sostiene “La Calzatura Italiana” nel 1956. E’ in sintesi la storia di una nuova generazione di operai imprenditori che sanno sfruttare le competenze meccaniche; una storia che, nel suo ripetersi, si protrarrà ben oltre il secondo conflitto mondiale. Le vicende di Venanzio Garbarini nei ricordi del genero Luigi Fassina offrono la miglior testimonianza del clima di quegli anni. Venanzio Garbarini inizia il proprio apprendistato meccanico e metallurgico alla Angelo Ornati. Dopo la prima guerra mondiale, in società con Reali, tenta di sfruttare le competenze metallurgiche acquisite e si dedica all’attività di fonderia lavorando il bronzo ed altre leghe. A cavallo dell’inizio

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