Dal saper come fare al saper cosa fare

INDUSTRIALIZZAZIONE E MECCANIZZAZIONE DELLAPRODUZIONE CALZATURIERA IN ITALIA

giornaliero raggiungibile da una sola impresa, in quanto “presso di noi quella grande industria è ancora, per la massima parte, nelle mani di microscopici produttori” 26 . In Germania “le fabbriche capaci di una produzione giornaliera di qualche centinaia di paia, ed anche di mille, sono in numero tale che è difficile numerarle, tanto che nella sola Pirmasens ve ne sono nientemeno che 120”. Considerate singolarmente, “la fabbrica svizzera C.F. Bally Sòhne ascende a 8mila paia [..] la Vereinigte Frankische Schuhfabrik di Norimberga che impiega 2.400 operai giunge a 11mila paia al giorno [..] quella gigan tesca e veramente colossale degli Stati Uniti d’America, dove, amo’ di esempio,M. Endicot ex ministro dellaMarina ha uno stabilimento che getta sul mercato 50 mila paia di scarpe al giorno per un valore di oltre 500.000 $, e Mr A.G. Keith di Brokton, fabbricante di scarpe signorili, fatte con forme speciali, serve 14 mila clienti al giorno, spendendo la somma di circa 3 Mn. di $ all’anno di soli salari.” 27 Dopo l’elogio alle grandi dimensioni della produzione, l’attenzione si sposta sulla produttività e sull’uso efficiente delle risorse, prima fra tutte il lavo ro. A tal fine Levi sostiene che “uno dei più importanti problemi che ha risolto la grande industria moderna [..] è quello di portare al maximum possibile il lavoro meccani co, riducendo ai minimi termini l’opera manuale e specializzando l’operaio in ogni singo lo punto di lavoro [..] e si riassume nell’applicazione rigorosa della teoria della divisione del lavoro. Fate che un operaio si dedichi costantemente ad una sola e determinata funzio ne ed otterrete evidentemente lo scopo di convertirlo, in certo qual modo, in una macchi na capace di fornire un prodotto sempre migliore ed in un tempo più breve, fino a rag giungere da un lato la perfezione e dall’altro, l’ideale della celerità.” 28 Da ultimo Levi suggerisce come prevenire disfunzioni o fermate del processo di produzione, di modo che la “macchina produttiva razionalmente pro gettata” liberi l’imprenditore dai problemi tecnici e gli consenta di concentrarsi sugli aspetti finanziari e sulle strategie di mercato. “Dirò dunque che gli impianti per la fabbrica a macchina devono essere fatti con larghi capitali, tanto larghi da permet tere in essi la dotazione di un macchinario perfetto senza badare al costo [..] io affermo inoltre che il macchinario deve essere, per la maggior parte almeno, provvisto e pronto a funzionare in doppio e magari triplo esemplare [..] dato il progetto di un impianto della potenzialità di n. x paia di scarpe al giorno, il macchinario deve essere tale da poter pro durre poco meno del doppio” quindi “lo stabilimento di calzature a macchina deve avere come soli confini la sua potenzialità, il capitale disponibile e la certezza di collocamento della merce fabbricata.” 29 Con l’analoga finalità di sostenere la diffusione dei modelli di produzio-

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