Dal saper come fare al saper cosa fare

Capitolo secondo

Colla graduale introduzione del macchinario moderno questo amalgama di lavorazione è destinato a sparire, come d’altronde è già avvenuto nel nord, che è più avanzato.” 23 La mappatura della produzione se da un lato enfatizza il ruolo guida delle regioni settentrionali, dall’altro evidenzia la contenuta penetrazione della meccanizzazione e le dimensioni medio piccole delle produzioni. Nonmancano infine considerazioni sulla qualità estetica delle calzature prodotte e sui costi di produzione, ove l’attenzione maggiore è rivolta al costo della mano d’opera. Considerazioni analoghe si possono ricavare anche dalla relazione pre disposta dall’ing. Ruffillo Savelli dell’Ispettorato del Lavoro per un controllo sull’applicazione delle leggi sul lavoro 24 . In particolare, per quanto concerne la diffusione della produzionemeccanizzata in Italia, al 1907 il rapporto circoscrive la diffusione di “macchinario moderno di costruzione americana” ad otto calzaturifici, collegando in modo implicito le soluzioni più evolute di meccanizzazione calzaturiera alle macchine statunitensi 25 . La possibilità di rapportare l’organizzazione della produzione calzaturiera in Italia e lo “stato dell’arte” a livello internazionale è offerta da una breve serie di articoli dell’ingegner Ettore Levi pubblicati su “La Conceria e Cal zoleria Meccanica” durante il 1907. L’obiettivo è quello di perorare la trasforma zione in senso industriale della produzione calzaturiera. Nella meccanizzazione e nell’organizzazione razionale del processo produttivo l’ingegner Levi identifi ca i presupposti per consentire lo sviluppo del comparto nazionale e la possibili tà di fronteggiare i calzaturifici americani, inglesi e francesi. Sono interventi che testimoniano il plauso dell’Autore al modello statunitense ed alla superiorità della razionalità economica e tecnologica. Il Levi dapprima rileva la distanza che separa i produttori italiani da quelli esteri di successo e, implicitamente, i margi ni potenziali di azione a disposizione degli imprenditori nazionali. Quindi pro segue evidenziando i vantaggi dell’organizzazione razionale del lavoro, cioè del l’integrazione di attività parcellizzate. Infine, conclude sostenendo la necessità dell’investimento in tecnologia, quale precondizione competitiva. Ciò detto gli estratti che seguono offrono una rappresentazione particolarmente significativa delle iniziative che avrebbero dovuto consentire alle imprese italiane di emulare i modelli di successo di quel periodo. Il confronto fra le capacità produttive delle imprese italiane e di quelle estere ripropone il raffronto fra Davide e Golia: mentre all’estero il dato rappre senta quasi la norma in Italia la produzione di mille paia costituisce l’obiettivo

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