Dal saper come fare al saper cosa fare

INDUSTRIALIZZAZIONE E MECCANIZZAZIONE DELLAPRODUZIONE CALZATURIERA IN ITALIA

ed altri. Sorsero così stabilimenti davvero degni di questo nome in cui si iniziò sin dal 1882 l’introduzione delle macchine per cucire le tomaie della Singer 17 e, successivamente, le cucisuola.

Il 1907 e la rincorsa alla competitività

Gli anni a cavallo della fine del secolo XIX sono caratterizzati dall’iniziativa pionieristica di alcuni imprenditori che nella confezione della scarpa indivi duano l’attività su cui basare lo sviluppo di un’industria nazionale. Gli osta coli con cui le imprese italiane debbono confrontarsi sono notevoli. Come le vicende dei primi imprenditori testimoniano tali ostacoli iniziano ovviamen te con la difficoltà a fare accettare al cliente la scarpa confezionata, proseguo no con l’addestramento di nuove maestranze ed una nuova cultura del lavo ro e, probabilmente, terminano con le carenze dell’offerta di macchine per calzature. Se si esclude l’iniziale e coraggioso tentativo, anche se velleitario, del Borri di farsi produrre macchinari su propri progetti, le macchine impie gate provengono tutte dagli Stati Uniti e dalla Germania con i problemi che ciò comporta in situazioni come quella italiana in cui il mercato è ancora nelle sue fasi iniziali. L’occasione per fare un primo punto sull’evoluzione in corso dell’indu stria calzaturiera italiana e per comprendere ancor più chiaramente il ritardo nella nascita di un comparto meccano-calzaturiero nazionale, è offerta da alcuni eventi che concorrono a caratterizzare il 1907. Tale anno viene indicato come “ l’anno in cui la fioritura industriale dell’Italia, prima della guerra mondiale, raggiunse il suo grado più alto, i calzaturifici a macchina erano già un centinaio” 18 . In quell’anno, a conferma delle trasformazioni che investono l’industria calzaturiera e della crescente importanza attribuita alla produzione meccanica, “La Conceria Italia na”, come si è detto, muta la propria testata in “La Conceria e Calzoleria Mecca nica”. Ma è soprattutto l’anno in cui il comparto italiano delle calzature registra il raggiungimento dell’equilibrio fra importazioni ed esportazioni (Figura 1) 19 . Purtroppo, tale equilibrio costituisce in realtà il segnale più forte dell’arretratez za dell’industria calzaturiera italiana nei termini in cui segnala l’inizio del disa vanzo nazionale nel comparto. Come sottolineerà Valentino Matrisciano, “ciò ac cadde in Italia perché già da una quindicina d’anni prima, all’estero, nella fabbricazione delle calzature era avvenuta la sostituzione del lavoro meccanico al lavoro manuale.” 20

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