Dal saper come fare al saper cosa fare
DALMARCHIO DI FABBRICAAL MADE IN ITALY
rienza di Ucimac ottiene così la sua consacrazione il 9 febbraio del 1968 con la formale costituzione del Consorzio omonimo. L’Unione Costruttori Italiani Macchine ed Accessori per Calzaturifici 2 , alla cui presidenza viene chiamato Alberto Bocca, raccoglie ben 86 officine meccaniche costruttrici di macchine ed accessori per calzaturifici che danno impiego a 1.337 dipendenti. Le moda lità attraverso cui il Consorzio sostiene l’attività degli associati viene ribadito e si incentra sul promuovere la “ partecipazione collettiva a Mostre, Fiere, Esposi zioni sia in Italia che all’estero.” Uno delle prime iniziative del consorzio Ucimac è la partecipazione alla IMS di Pirmasens, ove con il contributo dell’Ice viene allestito uno stand di 500 metri quadrati in rappresentanza di circa novanta imprese del comparto meccano-calzaturiero italiano. L’azione di Ucimac, che per molti aspetti ricalca l’operato di un’asso ciazione industriale, ha il pregio di stimolare una nuova riflessione sull’associazionismo e, in particolare, sul ruolo da attribuire sia all’Avi sia al l’Anima. La componente confindustriale, forte anche della presidenza del l’Avi ricoperta da Giuseppe Ferrari dal 1961 al 1969, rilancia l’impegno nella costruzione di una rappresentanza istituzionale che, in virtù del proprio in quadramento nell’organizzazione nazionale degli industriali, possa farsi por tavoce delle istanze indotte dalle nuove realtà del settore. Per l’Unione Costruttori Macchine per la lavorazione del Cuoio e del le Calzature (in seguito Unione) lo stimolo fornito dalla presenza e dall’opera to di Ucimac si traduce in un nuovo attivismo che, almeno nella sua fase ini ziale, va a tutto vantaggio dell’intero tessuto meccano-calzaturiero nazionale, nei termini in cui riesce a stimolare ed a promuovere interventi a sostegno della sua crescita internazionale. La prima conferma della maturazione della dimensione associativa è offerta dalla crescita stessa della delegazione indu striale in Anima che a partire dalla fine degli anni ’60 si amplia rapidamente; la sola componente vigevanese giunge a comprendere oltre 30 imprese 3 . Dopo un’assenza che datava al 1950, l’”Industria Meccanica”, la rivi sta che funge da organo ufficiale di Anima, nel 1971 torna a fornire informa zioni sull’attività dell’Unione. La comunicazione, oltre che per la significativa interruzione di un silenzio ventennale, assume un rilievo particolare anche per i contenuti. Tramite essa Anima rende nota l’accettazione della domanda del consorzio Ucimac di entrare a far parte dell’Unione. In deroga allo statuto di Anima, il consorzio viene accettato all’interno dell’Unione, ma assimilato
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