Dal saper come fare al saper cosa fare
Capitolo quinto
Francia e Unione Sovietica, le macchine di Cerim, Sagitta, Comelz, Camoga, Molina e Bianchi, Atom, Bruggi ed altre ancora. Sebbene riesca ad esportare la produzione nazionale in moltissimi mer cati, un paese più degli altri viene però generalmente accostato al nome diAnto nio Capuano: l’Unione Sovietica. Negli anni '70 l’Unione Sovietica costituisce uno dei mercati di maggiori dimensioni per i costruttori di macchine per calza ture dei paesi dell’Ocse. Nel periodo 1970-‘74 l’Urss assorbe mediamente il 3,7% delle esportazioni dei paesi Ocse, negli anni successivi, 1975-’80, la media sale al 3,9%.Al di là della rilevanza delle quote, che collocano il mercato dell’Urss fra le prime dieci destinazioni dei paesi Ocse, i dati sono particolarmente significativi per il comparto nazionale nei termini in cui l’incidenza delle macchine prodotte in Italia supera il 23% nel primo quinquennio e sfiora il 47% nel secondo perio do. Non è esagerato affermare che nel periodo considerato alcuni produttori italiani abbiano lavorato per intere annate praticamente per il solo mercato so vietico. In ragione di ciò la penetrazione nel mercato dell’Unione Sovietica av viata dall’intuizione diAntonio Capuano assume un rilievo assoluto per l’affer mazione e lo sviluppo internazionale del comparto nazionale e per il definitivo consolidamento del modello produttivo italiano. L’occasione si presenta ametà degli anni '60, quando i ministeri sovietici che presiedono all’industria calzaturiera richiedono all’industria francese attra verso un bando di allestire alcune linee per la produzione di calzature. La Sigma di Antonio Capuano attraverso l’Anver di André Vergier, che la rappresenta in Francia, ottiene di partecipare alla commessa con le proprie macchine; non solo, Capuano si propone e diviene il coordinatore di un gruppo di imprese italiane, la cui integrazione delle singole macchine consente l’allestimento di linee com plete. In tal modo, alle macchine di Sigma si affiancano le manovie di Anzani, le piantatacchi di Ormac e così via. Le prime tre linee, che fungono al contempo da impianti pilota e da test, vengono consegnate nell’ottobre del 1967 in tre distinte località. Il positi vo riscontro delle loro prestazioni dà l’avvio ad una commessa per altre 30 impianti, cui in corso d’opera si aggiungerà la richiesta di ulteriori 32 linee di produzione. Le dimensioni economiche di tali richieste sono tali che fra il 1967 ed il 1972 il rispetto degli impegni assorbirà una parte consistente della pro duzione nazionale. Le prospettive di crescita indotte dall’apertura del mercato sovietico
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