Dal saper come fare al saper cosa fare

L’INDUSTRIA ITALIANA DELLE MACCHINE PER CALZATURE NEL DOPOGUERRA

to, la tempistica sono differenti e differenti saranno le implicazioni per lo svi luppo del comparto meccano-calzaturiero nazionale. La numerosità ed articolazione degli attori coinvolti nell’area vigevanese –ove alle imprese statunitensi e tedesche integrate verticalmente si contrappone un tessuto di produttori specializzati, di rivenditori e di offici ne focalizzate su fasi del processo produttivo o sulla fornitura di componenti– anziché favorire la nascita di emuli marchigiani o toscani di Antonio Ferrari ha in realtà agito da stimolo per l’ampliamento della varietà e lo sviluppo qualitativo dell’offerta di macchine. Da un lato la scelta di creare depositi locali, avviata da Tuttoscarpa a San Mauro Pascoli e presto adottata anche dagli altri principali rivenditori, offre una tempestività di servizio tale da soddisfare nel suo complesso le esigenze della domanda e riduce di fatto gli spazi per lo sviluppo di un’of ferta alternativa di servizi che possa fungere da base per la nascita ed il con solidamento di un nuovo tessuto industriale. La prossimità fra deposito e calzaturificio minimizza i tempi delle interazioni ordinarie e, d’altro canto, la prossimità dei primi con Vigevano rende rapidi anche gli interventi di natura straordinaria. L’avvio di iniziative autonome trova sempre minor giu stificazione nell’eventualità di incorrere in tempi di fermata degli impianti; inoltre, l’offerta delle macchine è divenuta così ampia, articolata e tecnologicamente affidabile che si è nel tempo drasticamente ridotta la spin ta degli stessi calzaturifici ad assumersi il rischio di commissionare od ac quisire quanto prodotto/riprodotto da officine nuove che non dispongono della necessaria esperienza. Dall’altro lato, la naturale aspirazione degli agenti locali ad emanci parsi dai rivenditori nazionali non deve più necessariamente puntare sulla nascita di nuovi produttori di macchine, come nel caso di imprese integrate verticalmente, ma può più semplicemente poggiare sulla capacità di costruire un buon portafoglio clienti. La reputazione di cui gode l’impresa produttrice diviene solo una componente nella relazione fra agente locale e calzaturificio. L’altra componente, che tal volta diviene preponderante, è la reputazione del l’agente stesso. In altri termini, senza nulla togliere al ruolo della tecnologia, la competizione investe in termini sempre più consistenti l’aspetto commer ciale, cioè il livello ove i rivenditori e gli agenti si confrontano nel rapporto con il calzaturificio.

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