Dal saper come fare al saper cosa fare

L’INDUSTRIA ITALIANA DELLE MACCHINE PER CALZATURE NEL DOPOGUERRA

Una classe dell’Istituto Arti e Mestieri “Vincenzo Roncalli” - Al Roncalli si sono formati molti degli im prenditori del dopoguerra

ascritto il sempre maggiore ricorso al disegno quale strumento in grado di consentire di formalizzare e, quindi, di esplicitare le competenze acquisite direttamente sulle macchine, nonché quale presupposto per qualsiasi aspira zione brevettuale. Così Capuano, dopo essersi diplomato nel 1947, fa il dise gnatore per le officine di Gusberti e Bianchi, Comini e Reina, Coldesina e Valsecchi e, nel 1949 disegna per questi ultimi una macchina del tutto nuova, con caratteristiche particolari, per cardare il bordo delle suole. L’officina è già satura di lavoro e Coldesina suggerisce a Capuano di diventare imprenditore e di produrla. Nasce così la BFC, nucleo originario della Sigma, e nasce anche una delle prime macchine su disegno italiano ed il corrispondente brevetto. Il disegno o, meglio, la concessione del suo utilizzo si ritrova quindi all’origine dell’avvio della produzione da parte di molte delle nuove imprese meccano-calzaturiere vigevanesi. Così Brustia progetta nel 1958 la prima mac china dell’impresa che porta il suo nome modificando significativamente una macchina prodotta alcuni anni prima dalla Gelmini & C. di cui era stato socio. La macchina per il “finissaggio” originaria della Gelmini & C. viene dotata di

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