Dal saper come fare al saper cosa fare

L’INDUSTRIA ITALIANA DELLE MACCHINE PER CALZATURE NEL DOPOGUERRA

liana del gruppo. Nella sede di Bollate, che sostituisce la sede storica di Via Solferino a Milano, vengono occupati complessivamente circa 150 dipendenti e presso di essa viene svolta anche l’attività di rebuilding delle macchine del gruppo. Le macchine ritirate sono generalmente quelle date in affitto che, dopo essere state revisionate, vengono immesse sul mercato dell’usato. La fama di professionalità dei tecnici di cui gode il gruppo statunitense trova anche in questo caso una conferma indiretta; infatti, a riprova del livello delle compe tenze tecnologiche dei dipendenti è sufficiente rilevare come il rebuilding in vestisse tutte le macchine, comprese anche quelle più complesse quali quelle relative alla fase del montaggio. Se si escludono alcune delle macchine più semplici, che venivano assemblate a Bollate, il resto del catalogo di Usm viene importato dalle sue fabbriche statunitensi, inglesi e tedesche sulla base di un apparente bilanciamento delle attività svolte nei tre Paesi. Tale scelta, che trova giu stificazione plausibile nell’esigenza del gruppo di garantire flussi di lavoro nei propri insediamenti storici, rende evidente sia la raggiunta importanza del mercato italiano, non più considerabile come marginale, sia il ritardo con cui esso si afferma e che rende “irripetibili” le strategie precedentemente im piegate in Gran Bretagna e Germania. La difesa degli assetti europei ha però appesantito significativamente l’attività svolta in Italia finendo per accentua re nei decenni successivi la contrapposizione fra le peculiarità della struttura burocratica di Usm e quelle delle organizzazioni flessibili delle imprese mec cano-calzaturiere italiane. Tutto ciò è facilmente comprensibile quando si consi deri che molte delle macchine importate in Italia vengono prodotte in ognuno dei tre paesi citati ove Usm è tenuta a rispettare i rispettivi criteri produttivi e di standardizzazione. Ciò comporta che una macchina destinata a compiere una determinata operazione –e con il medesimo livello di qualità– risulti dif ferente in termini strutturali in ragione dell’essere stata prodotta negli Usa anziché in Germania. In attesa dell’unificazione internazionale dei sistemi normativi, al sistema decimale si contrappone quello in pollici rendendo di fatto impossibile la condivisione dei componenti fra macchine provenienti da aree diverse. Tutto ciò si traduce ovviamente nella moltiplicazione dei com ponenti che devono essere tenuti a magazzino per consentire l’attività di ma nutenzione o ricambio dei pezzi usurati.

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