Dal saper come fare al saper cosa fare

L’INDUSTRIA ITALIANA DELLE MACCHINE PER CALZATURE NEL DOPOGUERRA

mondiale giungono quindi a maturazione le condizioni affinché il variegato insieme di officine meccaniche delle origini si trasformi nell’industria mecca no-calzaturiera che assumerà la leadership internazionale negli ultimi decenni del secolo.

Da officina meccanica ad impresa meccano-calzaturiera

Le condizioni che determinano il “salto di qualità” da officina meccanica ad impresa meccano-calzaturiera maturano di fatto nel periodo che intercorre fra la guerra e la fine degli anni ’50. La trasformazione dei produttori meccano calzaturieri è riconducibile ad un insieme di fattori esogeni –prioritariamente identificabili con l’evoluzione dell’industria calzaturiera nazionale e di quella internazionale– e di fattori endogeni, di cui il tentativo di superamento della competenza artigianale, del “saper come fare”, costituisce l’aspetto probabil mente più rilevante. L’evoluzione del mercato Il rilievo che l’evoluzione della domanda ha sul comparto nazionale delle macchine per calzature nei due decenni successivi alla fine del secondo con flitto mondiale è facilmente intuibile osservando i dati relativi all’esportazio ne ed all’importazione di calzature in Italia (Figura 1) 6 . L’industria calzaturiera italiana presenta per le calzature in pelle nel 1939 un saldo commerciale po sitivo, pari a circa un milione di paia e, viceversa, nel 1946 mostra un saldo negativo, pari a circa 700mila paia. Nondimeno, nel 1949 il saldo torna ad essere positivo con oltre 100mila paia, che nel 1955 divengono oltre un milio ne e mezzo, nel 1961 quasi 33 milioni e nel 1971 supereranno ampiamente i 200 milioni. Forse meno appariscente della crescita internazionale, ma certamente parimenti importante ai fini dello sviluppo iniziale del comparto nazionale, è l’incremento dei consumi interni di calzature negli anni successivi alla guerra; ai circa 31 milioni di paia di calzature vendute in Italia nel 1951 ne corrispondono oltre 62 nel 1961 e 121 nel 1971. Acavallo degli anni ’60 il consumo medio annuo di calzature si raddoppia, dalle 0,88 paia del 1958 si passa alle 1,74 paia del 1969. L’Italia, oltre a stimolare in modo significativo la produzione nazionale, inizia quindi ad approssimare i consumi degli altri paesi industrializzati.

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