Dal saper come fare al saper cosa fare
Capitolo quarto
nelle regioni a maggior vocazione calzaturiera l’iniziativa si concretizza nel l’apertura di filiali mentre la direttrice verso l’estero verrà perseguita attra verso la partecipazione a mostre. E’ forse utile ricordare che proprio negli anni ’50 inizia la rincorsa alla leadership calzaturiera vigevanese che nel volge re di pochi anni verrà scalzata inizialmente dai distretti toscani e, successiva mente, da quelli marchigiani. L’iniziativa di Tuttoscarpa, nonché quella di al tri rivenditori, ed il diffondersi delle fiere –dalla Mostra Nazionale della Calzatura di Civitanova Marche e Montegranaro alla Campionaria di Fi renze– hanno inoltre contribuito, quale effetto collaterale, a contenere quan do non annullare gli spazi per lo sviluppo di nuovi produttori meccano calzaturieri locali. Da ultimo occorre ricordare come sovente i rivenditori abbiano ope rato per le officine come veri e propri “volano” utili ad ammortizzare le oscil lazioni di un mercato particolare qual è quello dei beni strumentali. I rivendi tori garantivano la vendita iniziale delle macchine o le acquistavano pagan dole immediatamente fungendo in tal modo da autentico polmone finanzia rio per le officine. Esemplare la testimonianza di Giuseppe Molina: “per noi fu fondamentale il ruolo di Ferrali, un rivenditore toscano, che oltre ad incoraggiarci ci garantì la vendita iniziale delle nostre macchine” . Il contributo offerto dai rivenditori è indubbiamente grande, nondi meno lo sviluppo del comparto meccano-calzaturiero nazionale non sarebbe stato possibile se nella triangolazione richiamata da Capuano i tre vertici – officine meccaniche, rivenditori e calzaturifici– non fossero stati capaci di dar vita ad un nuovo e più efficiente sistema di vasi comunicanti. Il sentiero di sviluppo lungo cui si inoltra l’industria calzaturiera nazionale diverge pro gressivamente da quelli percorsi in precedenza dagli altri paesi, primi fra tutti Stati Uniti, Germania e Gran Bretagna; la ricerca di economie di scala che ave va caratterizzato lo sviluppo delle grandi imprese integrate estere viene mes sa in relazione e subordinata alle esigenze del tessuto calzaturiero nazionale, ove la scelta dello stile e della versatilità viene coniugata con la piccola di mensione delle imprese e con l’organizzazione decentrata della produzione. Il ruolo e l’iniziativa dei rivenditori sarebbero stati però vani se il terzo polo, quello delle imprese meccaniche, non fosse stato capace di trasformarsi e di sviluppare le competenze necessarie a fronteggiare una domanda mutata per dimensioni e per natura. Negli anni che seguono la fine della seconda guerra
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