Dal saper come fare al saper cosa fare

L’INDUSTRIA ITALIANA DELLE MACCHINE PER CALZATURE NEL DOPOGUERRA

proprie piccole dimensioni, in particolare di supplire alle competenze e alle risorse da destinare alla commercializzazione. Con spirito simile Antonio Capuano, uno dei fondatori nel 1950 della BFC –l’attuale Sigma–, descrive la relazione fra officina meccanica, rivenditore e calzaturificio come una “triangolazione naturale, strutturale” in cui i diversi soggetti potevano av vantaggiarsi delle sinergie create: il meccanico poteva avvalersi di una strut tura di vendita che le dimensioni gli precludevano, il rivenditore disponeva di una struttura produttiva esternalizzata, oltre che flessibile, ed il calzaturificio godeva di una personalizzazione del prodotto-servizio praticamente unica. In altri termini, con le parole di Antonio Capuano “noi si costruiva, i rivenditori vendevano, ci pagavano e ci consentivano di andare avanti” . Analogamente a quanto già avvenuto in passato, negli anni a cavallo della fine della guerra Giovanni Bertolaja si cimenta nella costruzione di una macchina per cucire le suole a due fili di tipo Blake, raccogliendo il suggeri mento di Giuseppe Barenghi, un rivenditore di Milano. Barenghi, con il quale Bertolaja collaborava da tempo fornendogli le frese, era al tempo il rappresen tante per l’Italia della tedesca Moenus. Nella stessa direzione va anche l’espe rienza di Carlo e Giordano Besser. I fratelli Besser, dopo aver avviato la pro pria attività grazie alla riproduzione di una macchina tedesca ed alla produ zione di una cucitrice per “Ideal”, si focalizzano sulla produzione di macchi ne destinate alle calzolerie su indicazione di Tuttoscarpa. All’insegna del coordinamento sopra ricordato Tuttoscarpa svolge un ruolo importante. L’impresa voluta da Guido Galli e da Virgilio Bianchi oltre a suggerire indirizzi produttivi si propone come veicolo attivo di diffusione delle macchine prodotte dalle officine meccano-calzaturiere. Tuttoscarpa si impegna attivamente nella pubblicizzazione delle macchine sviluppate dalle imprese vigevanesi. Nel 1948 organizza la prima esposizione in occasione della festa del Beato Matteo nell’ex orfanotrofio Merula. Terenzio Bianchi, uno dei fondatori di Gusbi, rammenta come un italo-argentino, in una di queste occa sioni, godendo delle forti sovvenzioni concessegli dalla sua adesione al movi mento peronista, avesse acquistato molte macchine, finanziando di fatto lo sviluppo di diverse officine. Negli anni ’50, come ricordano fra gli altri Ales sandro Zorzolo e Lorenzo Gaia, Tuttoscarpa contribuisce significativamente a “sprovincializzare” le imprese vigevanesi. Le direttrici seguite per “uscire” da Vigevano sono sia nazionali sia internazionali. In Italia e, in particolare,

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