Dal saper come fare al saper cosa fare

Capitolo quarto

porre una “collaborazione” fra calzaturieri e meccanici: “[n] aturalmente tali officine potrebbero rendere di più se i nostri calzaturifici le fiancheggiassero, me diante consigli di ordine tecnico costruttivo basati più sulla tecnica della scarpa che su quella della macchina. [in tal senso] Ci risulta che negli altri Paesi i costruttori di macchinario calzaturiero lavorano gomito a gomito con i produttori di scarpe, traendo da questi consigli, incoraggiamenti ed aiuti spesso preziosi ai fini di entrambe le industrie.” 5 Potrebbe apparire singolare che la difesa delle officine meccano calzaturiere giunga da un rivenditore. La stranezza è ovviamente solo appa rente nei termini in cui proprio le competenze dapprima portano Pietro Torielli a sostenere ed a stimolare la produzione di alcune officine e successivamente, nel 1944, lo inducono a partecipare in società con Bruggi, Salgemmo e Germano alla fondazione della Simacc. L’intervento di Torielli appare, comunque, rilevante anche quando letto come opinione di un rivenditore. Ai rivenditori –in particolare a Grassi, a Tuttoscarpa oltre che allo stesso Torielli– spetta infatti il merito di aver agito almeno sino alla metà degli anni ’50 quali agenti attivi nell’organizzazione del mercato delle macchine per calzature. Alla stregua di “mani visibili” han no saputo orientare e coordinare gli sforzi produttivi delle officine meccani che. Se da un lato i rivenditori hanno fatto del proprio ruolo di intermediari fra produttori ed utilizzatori lo strumento per perseguire i propri obiettivi economici, dall’altro hanno guidato i primi verso le esigenze dei secondi e consentito loro di acquisire e sviluppare le competenze necessarie a proporre miglioramenti del processo produttivo delle calzature. Ovviamente i rivendi tori non esauriscono le fonti di informazioni sulle esigenze dei calzaturieri. In attesa di rapporti più stretti i suggerimenti provenivano dai parenti che lavo ravano all’interno dei calzaturifici come nel caso dei fratelliAllevi. Carlo Alle vi in tal senso ricorda: “le prime macchine le copiavamo dai modelli esistenti cercan do di semplificarle. Da subito abbiamo iniziato a costruire macchine nuove e a trala sciare le riparazioni [..] perché nostro padre (capoofficina del calzaturificio F.lli Mairano) ci indicava le macchine più richieste” . Il rilievo che assume in questa fase dello sviluppo del comparto l’ope rato dei rivenditori è puntualmente segnalato dagli stessi imprenditori mec canici. Per Osvaldo Brustia l’attività dei rivenditori ha consentito alle aziende meccaniche di superare nelle fasi iniziali gli aspetti più critici associati alle

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