Dal saper come fare al saper cosa fare

Capitolo quarto

meccano-calzaturiero nazionale si identifichi di fatto con la storia delle impre se lombarde e, soprattutto, di quelle vigevanesi. Negli anni ’40 le imprese lombarde di nuova creazione rappresentano oltre il 93% di quelle complessi vamente sorte nello stesso decennio in tutta Italia. Le iniziative vigevanesi sono 22 e da sole costituiscono oltre il 75% del dato nazionale. Anche negli anni ’50 e ’60, quando il tasso di natalità del comparto a livello nazionale raggiunge i suoi livelli più alti, la leadership lombarda si riconferma con l’avvio di 77 e 57 nuove iniziative, che corrispondono rispetti vamente al 82% ed al 76% delle imprese sorte nei rispettivi decenni. L’aspetto che maggiormente caratterizza la dinamica evolutiva del l’industria meccano-calzaturiera italiana rimane comunque la crescita delle imprese della Lomellina, che porta Vigevano ad essere riconosciuta non più, o non solamente, come la capitale della calzatura ma come la capitale della macchina per calzature. A partire dagli anni ‘50 oltre il 50% delle imprese di nuova costituzione sorge a Vigevano. La stessa nomina nel 1961 di Giuseppe Ferrari, presidente della Antonio Ferrari, a presidente dell’Avi, Associazione Vigevanese Industriali, appare come la riprova del rilievo assunto dal com parto meccano-calzaturiero. Negli anni ‘70, infine, quando la drastica ridu zione nell’avvio di nuove imprese rende evidente la progressiva saturazione degli spazi di mercato sia a livello internazionale che nazionale, Vigevano, oltre a registrare il 62% delle nuove iniziative a livello nazionale, mostra di essere l’unica area lombarda in cui la tradizione meccano-calzaturiera perma ne viva e si rinnova. Per meglio comprendere la dimensione del divario che separa Vigevano dal resto del paese è utile sottolineare come le iniziative loca li ruotino prioritariamente attorno alla dimensione produttivamentre per quelle associate alle altre regioni d’Italia prevalgano, quando non siano uniche, le atti vità di servizio, si configurino esse come manutenzione o commerciali. Come i numeri hanno mostrato la crescita del comparto nel dopo guerra è tumultuoso. Il proliferare di iniziative lascia intendere che la guerra rappresenta un punto di rottura con i modelli d’impresa del passato. Nondi meno anche agli inizi degli anni ’50 non mancano valutazioni critiche sul com portamento delle imprese meccano-calzaturiere nazionali. In particolare, viene imputato alle officinemeccano-calzaturiere un com portamento sovente opportunistico, essendo le imprese italiane prioritariamente rivolte al “plagio in fatto di macchine” 1 , ossia alla pura riproduzione di quelle

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