ATOM _- Autobiografia di un'impresa metanazionale
L’azione di ucimac, che per molti aspetti ricalca l’operato di un’associazione industriale, aveva il pregio di stimolare una nuova riflessione sull’associazioni smo e, in particolare, sul ruolo da attribuire sia all’avi (Associazione vigevanese industriali) sia all’anima. Tra gli imprenditori del comparto la componente, per così dire, “confindustriale” – forte anche della presidenza dell’avi ricoperta da Giuseppe Ferrari dal 1961 al 1969 – rilanciò l’impegno per dar vita a una rappresentanza istituzionale che, in virtù del proprio inquadramento nell’or ganizzazione nazionale degli industriali, potesse farsi portavoce delle istanze indotte dalle nuove realtà del settore. Per l’Unione Costruttori Macchine per la lavorazione del Cuoio e delle Calzature lo stimolo fornito dalla presenza e dall’operato di ucimac si tra dusse in un nuovo attivismo che, almeno nella sua fase iniziale, andò a tutto vantaggio dell’intero tessuto meccano-calzaturiero nazionale, nei termini in cui riuscì a stimolare e a promuovere interventi a sostegno della sua crescita a livello mondiale. Nel 1973 giunse a compimento quella matura diffusione dello spirito asso ciativo che era stata avviata negli anni Sessanta: Giuseppe Ferrari, dopo ven tidue anni di presidenza dell’Unione, passò le consegne ad Antonio Capuano. I cambiamenti non investirono solo la figura del presidente, ma si estesero all’intera struttura direttiva, a indicare l’avvento di una nuova generazione di imprenditori e a consolidare la progressiva affermazione di una cultura indu striale più consapevole delle interdipendenze col tessuto socio-economico. A sostenere la presidenza di Capuano vennero eletti vicepresidenti Foresto Mo stardini, dell’omonima impresa meccano-conciaria di Empoli, e Alessandro Zorzolo, della vigevanese Comelz, nonché, in qualità di consiglieri, Lorenzo Gaia della Atom, Luigi Legnazzi della Ellegi, Osvaldo Brustia della B.L. e Luigi Legnaro della Cerim. Mentre Ucimac abbandonò Anima e, optando per una diversa legittima zione istituzionale, aderì all’Associazione delle Piccole e Medie Imprese (api), l’Unione continuò a perseguire la leadership del comparto italiano. Con tale obiettivo, nel 1978, l’Unione, pur continuando a far parte di Anima, si trasfor mò in Associazione dei costruttori italiani di macchine per calzature e cuoio: assomacc. Nondimeno, con il crescere della competizione fra le iniziative di assomacc e ucimac si sviluppò parallelamente, e in forma ancor più mani festa, la cultura di un’associazionismo che davvero aspirava a prospettive più ampie, il cui approdo, non a caso, fu la fusione delle due associazioni avvenuta nel 1983. In quell’anno, infatti, nacque assomac, l’associazione che, riunendo gran parte delle imprese meccano-calzaturiere italiane, poté contare da subito sull’adesione di ben 111 aziende. Ad Alessandro Zorzolo e a Mario Bruggi, rispettivamente presidenti di assomacc e ucimac, va ascritto il
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