ATOM _- Autobiografia di un'impresa metanazionale

Parte prima. Gli imprenditori , cit., p. xxxvii. Tale sviluppo della meccanica vigevanese è riconosciuto anche in indagini che hanno assunto a oggetto altri distretti calzaturieri, si veda, ad esempio, L. Segreto, L’industria calzaturiera in Italia. La lunga rincorsa marchigiana, 1914-1960 , in L’industria calzaturiera marchigiana. Dalla manifattura alla fabbrica , cit., p. 310: “i progressi furono tanto importanti che i prodotti non tardarono ad affermarsi anche sui mercati esteri”. In verità, Roberta Virtuani aveva saputo scandire nella sua ricerca tre precise fasi di sviluppo della meccanica vigevanese: “La prima fase è caratterizzata dall’imitazione di esperienze maturate in altri sistemi economici più avanzati. Venivano riprodotte le macchine importate prevalentemente di origine statunitense; la seconda fase è caratterizzata dalla progressiva acquisizione di autonoma capacità innovativa; la terza fase è caratterizzata dal decollo del settore con la conquista dei mercati internazionali e l’affermazione della produzione di macchine italiane nel mondo”, cfr. R. Virtuani, Il settore macchine per calzature , in Il sistema economico della Lomellina. Una ricerca e un convegno , cit., p. 8. A questa terza fase corrisponde sicuramente la silhouette che venne a segnare, alla fine degli anni Settanta, il “sistema calzaturiero” evidenziandone il particolare dualismo caratterizzato da “un progressivo declino del settore calza turiero: pur ancora consistente (circa 8.500 addetti), risultava dimensionato rispetto al decennio precedente; e da una forte espansione del settore delle macchine per calzatarure (3.500 addetti) tanto che nell’Area Vigevanese si è localizzato poco più del 70% delle aziende settoriali”, cfr. D. Fornari, Le strategie e i fabbisogni aziendali nel sistema calzaturiero vigevanese , ivi, p. 78, che riprende in questa prospettiva la ricerca di D. Velo, Caratteristiche essenziali dell’industria delle macchine per calzature , in L’industria delle calzature , Provincia di Pavia, Pavia 1983. Per ben valutare il trend riportato da Fornari basterà ricordare che, in pieno boom economico, l’industria calzaturiera rappresentava ancora il primo comparto, con 13.364 addetti contro i 2.673 del meccano-calzaturiero, dati del censimento 1961 presentati da D. Velo, Economia e società nella Vigevano di Mastronardi , in Per Mastronardi , cit., p. 88. 15. Altra spia importante del ruolo ormai assunto nella stessa economia cittadina dal comparto meccano-calzaturiero resta certamente la nomina a presidente dell’Associazione Vigevanese Industriali di Antonio Ferrari, pioniere in tale settore, avvenuta nel 1961. 16. Affidabilità che venne pressoché da subito riconosciuta da esperti internazionali del settore, si veda, ad esempio l’intervista rilasciata al settimanale “L’informatore vigevanese” da Michael Kravtchenko, inviato dal “The Leather Trades Review” di Londra alla mostra vigevanese del 1962: “soprattutto le macchine dimostrano che l’industria italiana in questo campo ha raggiunto un altissimo grado di meccanizzazione”, cfr. “L’informatore vigevanese”, 20 settembre 1962, p. 1. 17. A questo proposito vale notare che pocessi di automazione nelle fasi di produzione della cal zatura avevano preso avvio già prima della Seconda guerra mondiale: un imprenditore intervistato da Dario Velo ricorda come la sua azienda, proprio agli inizi degli anni Trenta, fosse stata la prima a impiantare a Vigevano un “tapis roulant” prodotto a Lipsia, “ossia un ciclo di lavorazione automati co, che mettendo su un nastro, passava operaio per operaio, per le loro funzioni di lavorazione. Da questo passaggio abbiamo iniziato un lavoro un po’ più forte, ossia da 600-700 paia siamo passati a 1200-1300 paia di scarpe al giorno”, cfr. D. Velo, Economia e società nella Vigevano di Mastronardi , in Per Mastronardi , cit., p. 106. 18. A epigrafe del suo saggio, Dario Velo con estrema finezza ha posto un ampio brano tratto dalla Ciropedia , opera dello storico greco Senofonte in cui venivano descritte forme embrionali di specializzazione produttiva, così come erano già note in Grecia durante il v secolo a.c.: “Nei piccoli centri lo stesso uomo fabbrica letti, porte, aratri e tavole e spesso costruisce anche le case e spesso è ben felice se solo può trovare abbastanza lavoro per sostentarsi. Ed è impossibile che un uomo dai molti mestieri possa farli tutti bene. Nelle grandi città, poiché sono molti a richiedere i prodotti di ogni mestiere, per vivere basta che un uomo ne conosca una solo, e spesso anche meno di uno: un tale fabbrica scarpe da uomo, un altro scarpe da donna, e vi sono luoghi in cui uno può addirittura guadagnarsi da vivere riparando scarpe, un altro tagliandole, un altro cucendo la tomaia, mentre un altro ancora non esegue nessuna di queste operazioni, ma mette insieme le varie parti. Di necessità,

atom: da vigevano al mondo

77

Made with FlippingBook Digital Publishing Software