ATOM _- Autobiografia di un'impresa metanazionale

il coinvolgimento dei paesi più industrializzati mentre sempre più forte si è mostrato il protagonismo dei paesi in via di sviluppo 26 . Certo, i primi passi di Atom nel processo di internazionalizzazione si erano basati, come per altre imprese meccano-calzaturiere vigevanesi, sulla pionie ristica esplorazione di mercati prossimali sia per localizzazione sia per grado di sviluppo dell’industria calzaturiera: resta ovvio che tali caratteri qualifica vano una strategia ove l’omologazione di pratiche e di culture era intesa come condizione indispensabile per facilitare dinamiche di vendita. Così, negli anni Cinquanta Atom aveva avviato contatti commerciali in Tunisia, Grecia, Turchia, mentre nei primi anni Sessanta un rivenditore come Barceló divenne punto di forza per la penetrazione dell’impresa nella penisola iberica. Sicché, l’approccio indiretto al mercato – ovvero la vendita dei propri pro dotti attraverso rivenditori – è stato, e in parte lo è ancora, una delle peculiarità delle imprese meccano-calzaturiere. Anzi, negli anni Cinquanta, un rivenditore come Tuttoscarpa permise – come riconosce Cainarca – di “sprovincializzare” le imprese vigevanesi facilitandone la presenza sia sul mercato nazionale che su quello internazionale 27 . Tuttavia non mancarono imprenditori, e tra questi i soci fondatori di Atom, che furono in prima persona attori della commercia lizzazione dei loro prodotti. Per il vero, alcune aziende del comparto meccano-calzaturiero vigevanese avevano mostrato una peculiare propensione all’esportazione già prima del se condo conflitto mondiale: la Antonio Ferrari, ad esempio, collocava sul mercato internazionale circa il 75% della propria produzione 28 . Si trattava di internazio nalizzazione commerciale (per giungere a una forma di internazionalizzazione produttiva da parte di Atom bisognerà aspettare il 2000 con l’avvio della pro duzione in Cina, presso lo stabilimento di Fengxian), ma è significativo notare come Atom perseguisse già allora strategie di diversificazione geografica dei mercati di vendita realizzando un “portafoglio-paesi” sempre più ricco, e in grado di includere, come si è visto, realtà industriali tecnologicamente assai evolute. In questa prospettiva sicuramente importante resta richiamarne l’avventura americana, a sottolineare la capacità dell’impresa di confrontarsi con i mercati più avanzati. Infatti, benché negli Stati Uniti fosse presente un gigante del comparto mec cano-calzaturiero quale l’Usm, il mercato americano esercitava sull’azienda vigevanese una notevole attrattiva per le opportunità di sviluppo che appunto poteva offrire già a partire dagli anni Sessanta. Infatti, nostante che in quel decennio la produzione statunitense di macchi ne per calzature volta a soddisfare la domanda locale si posizionasse sui 23,2 milioni di dollari, dimensione non certo risicata vi ricoprivano le importazioni, con un valore pari a 2,2 milioni di dollari 29 . Certo, come si vedrà, il mercato americano si presentava non facile per le imprese italiane, non foss’altro perché

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