ATOM _- Autobiografia di un'impresa metanazionale
l’umiltà e la dedizione che i tre soci investivano nel proprio lavoro; rimanevano cuciti a doppio filo nelle idee e nella volontà di concretizzarle, creando così una trama fitta e resistente di azioni volte a fare il meglio, sempre, e non per se stessi, ma per l’azienda. Gente tenace e compatta. E questa solidità trapelava confortante: soldi ce n’erano pochi eppure, chi lavorava per loro, non poteva dubitare che un giorno sarebbero arrivati a creare qualcosa di grande. E dunque si lavorava, dieci ore al giorno, dal lunedì al sabato più quattro ore la domenica in azienda. Tempo, attenzioni, forze confluivano in un’azienda che avrebbe inevitabilmente assorbito tutta quell’energia umana, vitale e stra ordinaria, che l’avrebbe portata a svilupparsi rapidamente. Il tempismo a volte è tutto, ma per afferrare quell’attimo perfetto, quello della svolta, ci vuole anche audacia e quella sicurezza che l’unità sa infonderti. Si abbandonò, quindi, la riparazione di macchine per conto terzi e si idearono, per la prima volta, prodotti a marchio proprio: nascevano così le prime “mac chinette” Atom, le vulcanizzatrici antesignane delle moderne presse a iniezione. Era il 1953 e le richieste divenivano incessanti cosicché l’attività dovette neces sariamente espandersi, spostandosi in una nuova sede in via Ristori, la prima di proprietà, dove erigere uno stabilimento industriale con un’area produttiva e amministrativa di circa trecento metri quadri. Proprio in questo stabilimento, che nel frattempo si era ulteriormente am pliato, nel 1958 vide la luce la prima “trancia”, la macchina che è diventata emblema della gamma Atom, il prodotto che fino alla fine degli anni Novanta ha definito il core businnes dell’azienda, e che ancora oggi, anche se affiancato con successo negli ultimi quindici anni da nuove tecnologie, rappresenta il “simbolo” della leadership internazionale di Atom nel settore. Ghivan no una lira par fa saltà una simia ... eppure in meno di trent’anni l’azienda è passata dai venticinque metri quadri dello scantinato di via Roma ai dodicimila delle nuove sedi di via Morosini e di Gambolò costruite alla fine degli anni ’70, e che ancora oggi costituiscono l’ headquarter delle attività di un gruppo ormai diventato internazionale.
Gli uomini della atom
Varrebbe davvero la pena “brevettare” il loro approccio al lavoro e l’ammi revole consacrazione all’azienda. Ma chi sono veramente Emiliano Cantella, Luciano Deambrosis e Lorenzo Gaia? Tre Re Mida vigevanesi o tre uomini che hanno saputo puntare su loro stessi, sulle proprie ambizioni, e che hanno saputo affidarsi l’uno all’altro, certi di avere la spalla giusta a cui appoggiarsi? Una cosa è chiara, sono sempre stati tre, ma visti, vissuti e pertanto considerati da tutti un’unica entità.
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