ATOM _- Autobiografia di un'impresa metanazionale

scinotto, aggiungendo così dieci metri quadrati e un primo apprendista. Ci vorranno tre anni prima che l’officina passi ai cento metri quadri della nuova sede in via della Costa e all’assunzione dei primi dipendenti. Ma per arrivarci avrebbero dovuto dimostrare coesione, carattere e grande abilità nell’affrontare “strade in salita”.

L’aneddoto

Nell’immediato dopoguerra a Vigevano la domanda di macchinari per la produzione di calzature cominciava a svilupparsi rapidamente. E i neo-nati “Atomini”, così vennero da subito chiamati in città, nonostante la ristrettezza degli spazi e l’ancora acerba esperienza, non si fecero sfuggire la commes sa, forse la prima davvero importante: creare e consegnare una raspatacchi. All’epoca non c’erano furgoni né furgoncini, c’era il triciclo. Una specie di tre-ruote con cassone annesso dentro il quale caricare la merce. E una ra spatacchi, seppure la più piccola tra le macchine per calzatura, aveva il suo peso. Il peso del metallo sì, come pure quello dell’impegno, della costanza, della determinazione. La macchina arrivò a destinazione perfetta, grazie alla bravura dei tre tecnici e alla benevolenza d’una strada in discesa che portava alla fabbrica dalla quale era partito l’ordinativo. Al momento di ricevere il proprio compenso, però, i ragazzi si resero conto che il “dovuto” stava diven tando oggetto di una contrattazione al ribasso. Saper dire un altro “no!”, girare il triciclo e tornare sui propri passi pur avendo davanti una strada inclemente e tutta in salita, li ha fatti sicuramente, nell’immaginario comune, passare alla storia come persone sulle quali la locuzione obtorto collo non avrebbe mai avuto presa alcuna. Un prezioso esempio di quanto siano essenziali per crescere, qualunque sia l’ambito, la considerazione di sé, della propria fatica e della dignità per il proprio lavoro. Ma, soprattutto, di quanto sia stato fondamentale essere sempre uniti e d’accordo su ogni decisione. Tre amici, tre uomini complementari, tre soci che hanno saputo dare senso, e ampliarlo se possibile, alla parola lavoro, trasformandolo davvero in quella collaborazione che, per divenire fruttuosa e gratificante, deve essere necessa riamente fatta di intraprendenza e complicità assoluta.

“Ghivan no una lira par fa saltà una simia” 2

Cambiavano la storia, la vita, gli orizzonti a cui guardare e dunque anche gli obiettivi da porsi e da raggiungere. Restavano granitiche e incrollabili invece

i tre fondatori. un ritratto

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