ATOM _- Autobiografia di un'impresa metanazionale
Iniziò così la storia di quella che sarebbe diventata la Atom; iniziò con un “no, grazie!” che sarebbe diventato espressione e simbolo di una coesione indis solubile e di una forma mentis che non avrebbe lasciato spazio a compromessi. Mai, neppure agli inizi, quando tutto andava creato dal nulla. Così, probabil mente proprio al tavolino di quel bar di piazza Ducale, i tre giovani decidevano di offrirsi una chance , di essere diretti fautori di nuovi progetti e di creare una loro attività in grado di soddisfare le necessità del momento: offrire riparazione e creazione di pezzi di ricambio per i macchinari prodotti all’estero e installati nei calzaturifici vigevanesi. Mentre in ogni parte del mondo, per antica consuetudine, un uomo si valuta, sia pur approssimativamente, con un’occhiata dalla testa ai piedi, qui a Vigevano l’occhiata si ferma ai piedi. Perché ognuno qui a Vigevano porta le scarpe che può, che deve e che merita. Inizia così il film in cui Alberto Sordi veste i panni di Antonio Mombelli, il maestro creato dalla penna di Lucio Mastronardi 1 . Pagine e pellicola rac contano infatti di come la città, a suo tempo, cominciasse a caratterizzarsi come nucleo attivo e prolifico per la produzione di scarpe. Quindi eccola, la possibilità; ecco la determinazione e la fiducia l’uno nell’altro che permettono di cogliere l’occasione: nasce la Atom – Associazione Tecnici e Operai Mecca nici – con un tornio, in un piccolo locale domestico, un seminterrato di soli venticinque metri quadrati nell’allora via Roma. Era il 1946. E se ne Il maestro di Vigevano di Lucio Mastronardi lo sviluppo dell’industria e la vita familiare si intrecciavano tanto da dipendere l’una dall’altra, in un certo qual modo i tre giovani amici hanno rappresentato un punto di rottura, scardinando quel meccanismo e tenendo impresa e famiglia sempre ben separati. Qualcuno sorride nel sentir raccontare che le mogli dei tre fondatori sono entrate per la prima volta in azienda solo nel 1996, e in occasione della messa officiata dal Vescovo, monsignor Giovanni Locatelli, per celebrare il cinquantesimo anniversario della nascita della Atom; ma questo fatto è esemplificativo delle scelte e della mentalità dei tre. Oneri e onori, presenti e futuri, sarebbero sempre rimasti una questione professionale. Nessuna ingerenza, nessuna forzatura, nessuna prevaricazione; solo loro tre e il collante che li univa, ieri come oggi: un amalgama di valori e personalità, di condivisione degli ideali e di collaborazione. Una compattezza che li avrebbe portati lontano, a valicare i confini italiani, a essere conosciuti e riconosciuti in tutto il mondo per il loro lavoro e i loro risultati, tant’è che in molti paesi per indicare “la trancia” si dice semplicemente “una Atom”. Certo, non sono mancati chiarezza di idee, orgoglio e fermezza d’intenti, prerogative che li avrebbero condotti nel giro di un anno ad affittare un ca-
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