ATOM _- Autobiografia di un'impresa metanazionale
Perché le macchine, per la gente della Atom, sono come gli animali nelle stalle dei film di Ermanno Olmi, che ha mirabilmente raccontato come nell’antica cultura agricola lombarda le feste d’inverno si tenevano nella stalla, dove la presenza degli animali garantiva calore e compagnia. E le macchine della Atom sono così, cavalli da tiro instancabili, giovenche gravide di nuova produttività, icone di mucche sacre che, dopo anni di sudata mitologia industriale, diventano simboli della religione del lavoro, come il bue e l’asinello, tanto da diventare soggetto di improbabili soprammobili in plexiglass che dopo un po’ finiscono a prender polvere in sala riunioni 10 . Il presidente, Giovanni Gaia, era reduce da una serie di incontri con i part ner industriali e commerciali di Atom sparsi in tutto il mondo, e aveva scelto di inserire nel suo breve indirizzo di saluto natalizio un riferimento alla rifles sione che aveva fornito una delle chiavi di lettura di questo libro: Atom come azienda metanazionale . Il momento era quello giusto, perché la serata riuniva dipendenti e collaboratori dei diversi rami aziendali, e univa per la prima volta in maniera sistematica i dipendenti di Atom e quelli della nuova Main Group. Per dare a tutto il personale vecchio e nuovo del gruppo la sensazione fisica di quella prospettiva culturale globale, Giovanni Gaia aveva richiesto alle diverse filiali di Atom nel mondo di preparare un breve video artigianale di augurio e di inviarlo alla sede di Vigevano, così da poterlo proiettare e condividere con tutto il personale. Un’azienda metanazionale, dopo tutto, deve far tesoro dei processi di apprendimento distribuiti. E questo comporta anche saper con testualizzare gli auguri di Natale della filiale cinese, dove l’occasione festiva aveva tutt’altro significato e dove il capodanno sarebbe in realtà arrivato dopo un mese abbondante. O quelli che arrivavano dal Brasile, dove la piena estate non mandava certo echi di carole natalizie o da “White Christmas”, ma suoni di samba e merengue, e immagini dei ragazzi di Atom in t-shirt e pantaloni corti. O ancora l’energia tutta americana degli auguri del team di Atom-Msc da Saint Louis, Missouri; il rigore luterano di quelli della filiale tedesca e l’accento cockney di quelli della sede inglese. Ma la sorpresa finale, simbolica chiusura di un altrettanto simbolico giro del mondo in 80 secondi di YouTube, arrivò con il video-messaggio inviato dall’unico dipendente locale di Atom India, Madhvan Kutty. Con la webcam che inquadrava il suo faccione olivastro, a incarnare l’anima poliedrica e imprevedibile di un’azienda che è spaccato del mondo e percorso interminato di sorprendente scoperta, Kutty era il Tenente Drogo nel Deserto dei Tartari del fronte orientale, ufficiale solitario scelto per presidiare la Fortezza Bastiani ai confini del grande mercato indiano, luogo perfetto di un futuro sempre promesso e mai compiuto come è giusto sia la metafora di un’azienda laica, disincantata e consapevole. E di consapevolezza, ai suoi colleghi di tutto il mondo, parlò, in prima persona, Madhvan Kutty: consapevolezza di essere l’ultimo arrivato, di essere lontano e di essere solo. E
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