ATOM _- Autobiografia di un'impresa metanazionale
di disponibilità di una macchina fabbricata localmente, così da non incorrere nei pesanti dazi doganali, con rapporto qualità/prezzo competitivo e supportata da un coerente sforzo di marketing e distribuzione, il mercato avrebbe potuto nel tempo assorbire, sostituendole alle vecchie plan cutter , fino a 15-20.000 fustellatrici a bandiera secondo lo standard Atom. La domanda di queste ul time cresceva al crescere della tendenza del mercato a richiedere scarpe in pelle di qualità. Le fustellatrici a bandiera venivano maggiormente richieste nei distretti calzaturieri più maturi, come quello di Wenzhou, dove si veniva a creare l’incentivo per passare dalla plane cutter generalista a una macchina di taglio specializzata per la pelle. Le plane cutter continuavano invece a costituire le “prime” macchine da taglio acquistate nelle zone di nuovo sviluppo, come la Cina centrale, dove si iniziava a produrre scarpe in pvc e si aveva bisogno di tagliare materiali molto eterogenei con un’unica macchina “universale”. In effetti, e un po’ paradossalmente visto il livello di arretratezza organiz zativa e tecnologica dei reparti di taglio nella maggior parte dei calzaturifi ci cinesi, le domande poste dai clienti locali ad Atom in quel road-show del 1996 sembravano concentrarsi esclusivamente sulle fustellatrici a controllo numerico e sui sistemi di taglio in continuo. Quelle soluzioni rappresentavano indubbiamente un elemento di radicale innovazione, con la loro spettacolare produttività e l’uso intensivo di tecnologie software , paradossalmente molto apprezzato nella pur tradizionalistica mentalità imprenditoriale cinese. Peccato che l’effetto ottenuto fosse quasi controproducente: si finiva, infatti, per disto gliere l’attenzione del cliente dal messaggio chiave, ovvero che – senza attendere la rivoluzione tecnologica del taglio automatico – un modo più efficiente di tagliare era già disponibile con le tecnologie standard proposte da Atom. Le fustellatrici a braccio e a carrello, allora cavallo di battaglia assoluto di Atom, non venivano evidentemente percepite come un prodotto caratteristico della tecnologia italiana. Viste le profonde differenze strutturali all’interno del settore calzaturiero cinese, peraltro, Atom non poteva limitarsi a trarne una lezione semplicistica, ma doveva articolare le proprie valutazioni per poter effettuare la giusta scelta di lungo termine. La complessità della situazione cinese saltava all’occhio anche solo guar dando alla grande differenza, che negli anni ’90 era conclamata, tra il settore calzaturiero geograficamente collocato al Nord e quello collocato al Centro-Sud e sulla fascia costiera. Nel Nord permaneva una prevalenza di aziende pubbliche, con risultati operativi negativi e scarsa competitività. Le aziende a capitale pubblico tende vano a non considerare l’investimento in macchinari stranieri, se non quando forzate in tal senso da finanziamenti della World Bank per linee complete di fabbricazione. Stessa cosa succedeva per le aziende impegnate nel settore della
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