ATOM _- Autobiografia di un'impresa metanazionale
i colloqui con i clienti in quel road-show , emerse ad esempio che presso un calzaturificio a Wenzhou un’intera linea di produzione attrezzata in gran parte conmacchinari italiani era ferma per carenza di pezzi di ricambio. Nella cultura Atom, quello che veniva raccontato nei contatti diretti con i clienti non costituiva uno scenario accettabile di presenza di mercato. Atom non poteva più tardare la propria scelta strategica verso la Cina, ma non intendeva venir meno ai propri principi imprenditoriali, e non poteva certo adeguarsi all’opportunismo com merciale pur comune tra molti degli attori del settore. L’ Italia aveva un’elevata reputazione tecnologica ma una bassa reputazione di servizio, e nessuno aveva fino ad allora avuto il coraggio di una scelta di lungo periodo in Cina. Ancora una volta, era venuto il momento di riaffermare che, benché le origini aziendali fossero inscindibilmente quelle italiane, la cittadinanza d’elezione di Atom era quella del mercato. Atom era determinata, e pronta, ad avere un nuovo viso, questa volta dagli occhi a mandorla. Durante quel fondamentale road-show del 1996, che permise il contatto diretto con i principali distretti dell’industria calzaturiera cinese, l’interesse per la tecnologia italiana si dimostrò molto elevato, anche se si rivelava basato più sull’effetto creato dalla qualità del prodotto finito che sulla reale conoscenza delle soluzioni tecnologiche adottate. All’epoca, molti imprenditori o dirigenti calzaturieri cinesi ritenevano ingenuamente che fosse sufficiente acquistare macchinari italiani per migliorare automaticamente la qualità dei loro prodotti finali. Per quanto riguardava Atom, tuttavia, tale quadro apparentemente sem plice andava meglio precisato. A un’analisi più approfondita, infatti, emerse che quel genere di opinioni dei calzaturieri cinesi erano specificamente riservate ai macchinari che intervenivano nelle fasi di montaggio e finissaggio della cal zatura, mentre non sembravano altrettanto evidenti, agli stessi clienti cinesi, gli elementi di differenziazione tecnologica delle fasi relative al taglio, e, in particolare, rispetto alle fustellatrici. Il taglio, infatti, specificatamente quello a fustella, è percepito come tecnologia upstream nel processo manifatturiero della calzatura. Essendo collocato all’inizio del ciclo di produzione, e generando parti semilavorate destinate a ulteriori manipolazioni e interventi successivi – scar nitura, ripiegatura, cucitura, incollaggio, montaggio, finissaggio –, il taglio non veniva percepito come elemento in grado di introdurre una particolare differenziazione nella qualità del prodotto finito. Anche gli argomenti utilizzabili da Atom relativi alla maggiore produttività e al minor costo operativo, per non parlare di quelli afferenti alla sicurezza della manodopera, venivano percepiti allora da una vasta parte dei produttori calza- Il taglio, cenerentola cinese dei processi
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