ATOM _- Autobiografia di un'impresa metanazionale

mostrò immediatamente eccitato e compiaciuto, in quanto considerava un pri vilegio che la fedele copia dell’originale esposta in fiera gli avesse guadagnato la prospettiva di avviare una relazione con la “molto onorevole Atom”. Senza alcun pudore, l’ineffabile ingegner Yang illustrò all’attonito mana gement Atom i dettagli tecnici dell’imitazione realizzata e acconsentì di buon grado alla visita della propria fabbrica. Tutte le parti utilizzate erano di fabbri cazione locale. In particolare l’ingegner Yang mostrò con orgoglio una copia dell’elettrovalvola idraulica utilizzata da Atom, una delle componenti distintive della soluzione tecnologica adottata dall’azienda vigevanese. Quando gli fu fatto notare che quel pezzo era oggetto di un brevetto internazionale da parte di Atom, egli replicò candidamente che purtroppo non era ancora riuscito a copiarlo in modo tanto preciso da poterlo considerare identico all’originale; precisò, con quella che egli intendeva essere una sua completa giustificazione, che comunque non avrebbe mai avuto intenzione di vendere le sue macchine nel mercato internazionale, ma solo in quello nazionale. Anche grazie a quell’illuminante e un po’ kafkiana esperienza, la Direzione di Atommaturò la chiara consapevolezza che gestire una possibile joint-venture con un’azienda cinese, strada all’epoca preferita dalla quasi totalità delle impre se industriali italiane ed europee, non solo nel settore meccano-calzaturiero, sarebbe stato tutt’altro che facile e avrebbe comportato enormi rischi di imi tazione ed erosione del vantaggio tecnologico nel medio termine. Atom era già rimasta, per così dire, “scottata” dalla non fortunata esperienza avuta con il partner industriale locale trovato alcuni anni prima in Brasile, partner che si rilevò molto presto non solo inadatto a svolgere quel delicato ruolo ma addi rittura intenzionato a sfruttare a propri fini opportunistici il trasferimento di competenze e di know-how . Il management Atom quindi, dopo molte sofferte riflessioni, decise di intraprendere un’altra strada. Il 1° gennaio 2000, poco più di due anni dopo quel salutare effetto di shock culturale vissuto alla fiera di Wenzhou, Atomotteneva la tanto agognata business licence per una società interamente controllata (wfoe, Wholly Foreign-Owned Enterprise ) denominata Atom Shanghai Cutting Systems. Quell’evento segnava l’inizio delle proprie attività in Cina, ma in modo diretto e senza mediazioni, assumendosi in pieno tutti i rischi di quella complessa avventura. Per Atom, il nuovo millennio si apriva simbolicamente con la sfida più difficile e cruciale: replicare il successo ottenuto in Europa e in America anche nel nuovo e larga mente sconosciuto contesto cinese. Nella cultura Atom, il principio prevalente è sempre stato lo stesso: “failure is not an option”. Anche in questo caso, come La business licence all’alba del nuovo millennio

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