ATOM _- Autobiografia di un'impresa metanazionale

Nel caso specifico tali intermediari sono a loro volta non completamente im mersi nel mercato nel suo complesso, ma, provenendo da Hong Kong e Taiwan, tendono naturalmente verso la fascia di clienti loro culturalmente più vicina. Privilegiando i clienti di Hong Kong e Taiwan trasferiti in Cina e le aziende della provincia del Guangdong, dove si parla cantonese, come a Hong Kong, non hanno tenuto nella dovuta considerazione altre aree geografiche, ove si parlano dialetti diversi e sono presenti reti relazionali ( guanxi ) di difficile accesso, mer cati che avrebbero richiesto un notevole investimento di penetrazione iniziale. Possiamo confrontare le scelte delle aziende italiane con quelle delle aziende taiwanesi. Certamente facilitati dalla prossimità geografica, culturale e lingui stica, i produttori di macchine taiwanesi hanno iniziato già negli anni Novanta a investire in Cina e a creare, insieme alla produzione, un servizio di assistenza tecnica. Dei dodici maggiori produttori taiwanesi, nove hanno stabilimenti produttivi in Cina 27 e tutti di considerevoli dimensioni. Al contrario, i produt tori italiani seguono la strada dell’investimento produttivo diretto solo in rari casi e comunque, a parte un paio di eccezioni, molto in ritardo. Tale ritardo ha lasciato un immenso spazio di manovra occupato dapprima dai taiwanesi e, dalla metà degli anni Novanta, dai produttori cinesi stessi, produttori meno avanzati tecnologicamente ma più intraprendenti e, come menzionato ma è giusto ancora sottolinearlo, sicuramente facilitati dalla prossimità culturale e linguistica nel comprendere in tempo reale gli andamenti del mercato e anzi di prevenirli o persino influenzarli. Dal nuovo millennio e in modo sempre maggiore negli anni a seguire, i produttori italiani si trovano in una posizione di svantaggio competitivo, al quale pochi hanno reagito in maniera attiva. La vendita delle macchine di produzione italiana sul mercato cinese è stata ostacolata da due fattori principali: il prezzo e l’inadeguatezza o la mancanza di un servizio di assistenza post-vendita. Per quanto riguarda il primo fattore, bisogna notare che, a parità di caratteristiche del prodotto, il prezzo di partenza (franco fabbrica) non si discosta tanto dal prezzo delle macchine taiwanesi o cinesi prodotte in Cina ma che sono stati altri fattori, non quello dei costi di produzione, a determinare la forbice. Tali fattori sono il trasporto, le tariffe doganali, le commissioni degli inter mediari (tanto gli agenti quanto le trading company ) e i costi finanziari, inclusi quelli legati al cambio, non sempre favorevole, e i costi di lettere di credito o altri oneri bancari, senza dimenticare l’incidenza del costo di viaggi e permanenze in Cina del personale dirigente e tecnico di base in Italia, incidenza tanto mag giore quanto minori sono i fatturati. Sebbene nessuno di questi costi aggiuntivi sia determinante se preso singolarmente, il loro sommarsi causa un aumento consistente del prezzo effettivamente pagato dal cliente finale rispetto al prezzo franco fabbrica e pone le macchine italiane su un piano di svantaggio competi-

la cina delle riforme e il settore meccano-calzaturiero

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