ATOM _- Autobiografia di un'impresa metanazionale

stati raggiunti i 2 paia pro capite 16 , quindi nel periodo 2000-2010 il consumo è almeno triplicato. Inmeno di un decennio si assiste allo spostamento in Cina dell’industria cal zaturiera dalla Corea del Sud, da Taiwan e da Hong Kong, avvenuta nella prima metà degli anni Novanta 17 , e alla sua esplosione sul continente. Tale fenomeno deve essere fatto risalire a una serie di concause: l’aumento dei salari in Corea e a Taiwan; l’incentivazione degli investimenti stranieri e delle esportazioni da parte del governo cinese; la liberazione di grandi masse giovani e sotto-occupate che dalle campagne si riversano nei neonati centri industriali e sono disponibili a lavorare in condizioni precarie per un salario minimo; la liberalizzazione dei mercati internazionali; la nascita del mercato globalizzato che si avvale della comunicazione istantanea e di costi decrescenti dei trasporti a lunga distanza 18 . Tali cause non riguardano in modo specifico il settore calzaturiero, ma si ap plicano in generale a tutto il comparto manifatturiero, dando infine origine a quello che Ted Fishman ha definito il “China price” 19 . I produttori cinesi sono in grado di soddisfare le avide richieste delle corporazioni internazionali di acquisto grazie a una filiera produttiva che interessa tutti i settori industriali. Anche nel caso specifico delle calzature non nascono semplicemente dei “calzaturifici”, bensì un comparto altamente integrato e strutturato in distretti produttivi di dimensioni mai viste in precedenza. Dalla prime aree calzaturiere del Guangdong (Houjie-Dongguan), dove ha inizio la lavorazione per conto terzi, soprattutto volta all’esportazione e caratterizzata da investimenti esteri, il settore si amplia e si diversifica in nuovi distretti e in altre province, dove prevale invece l’investimento domestico, e ogni distretto sviluppa proprie caratteristi che specifiche: Wenzhou (Zhejiang) produce calzature in pelle in parte per il mercato locale e in parte per l’esportazione; Jinjiang (Fujian) produce calzature sportive per il mercato interno e in seguito per l’esportazione; Chengdu (Si chuan) produce calzature da donna per il mercato interno e in minima misura per l’esportazione. Durante l’era maoista l’industria della calzatura, statale come tutte le altre industrie, aveva ricoperto un ruolomarginale ma con qualche punta di eccellen za. Infatti, le scarpe sono un complemento indispensabile nell’equipaggiamento militare e la leadership uscita da decenni di guerra rivoluzionaria sapeva bene che un esercito senza scarpe non può marciare. Alcune fabbriche di calzature militari e rinforzate, di ottima qualità e resistenza, sono ancora oggi di proprietà delle forze armate. Per il resto della popolazione, si cucivano le scarpe di cotone in casa e le scarpe di pelle erano considerate un “vezzo borghese”. La moglie di Mao arrivò a proibire l’uso degli stivali di pelle causando migliaia di casi di congelamento ai piedi in Mongolia, dove gli inverni sono rigidissimi. Con la politica di riforma economica, l’industria calzaturiera entra in una fase di privatizzazione e ammodernamento, seguendo ritmi di sviluppo del 30-

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