ATOM _- Autobiografia di un'impresa metanazionale
di là delle promesse di una crescita armoniosa ed equa, che hanno caratterizzato l’ultimo Congresso del Partito Comunista cinese, restano ancora da definire. Il problema del cambiamento del modello di crescita – con minore enfasi sulle esportazioni e più attenzione per la domanda interna (stimolo fiscale) – è emerso con forza a seguito della crisi finanziaria e del crollo della domanda mondiale. Ma la spinta al cambiamento è venuta prima dall’estero, da paesi interessati all’aggiustamento dei disequilibri finanziari globali, che non dalle autorità cinesi. Nel contesto della crisi finanziaria globale le istituzioni inter nazionali e le maggiori economie avanzate hanno fatto pressione sulla Cina affinché mettesse in atto politiche economiche di sostegno alla domanda interna, contribuendo così a decelerare /mitigare il rallentamento se non il crollo della crescita mondiale. Il 9 novembre del 2008 il governo cinese annunciò l’appro vazione di uno stimolo fiscale di 4 trilioni di yuan (usd 586 miliardi) pari ad un terzo degli investimenti fissi nel 2007, da spendere nell’arco di due anni, come concordato nell’ambito dei G20 16 . Il voluminoso pacco di spesa includeva 10 aree di spesa con enfasi sulle costruzioni e trasporti, quali alloggi a basso prezzo, infrastrutture rurali, acqua, elettricità, trasporti ferroviari e autostrade, ambiente, innovazione tecnologica e programmi di ricostruzione delle aree devastate dal terremoto del 12 maggio 2008. Benché pubblicizzato come il primo grande cambiamento al percorso di cre scita degli ultimi trenta anni, lo sforzo finanziario fu adottato per necessità e, in realtà come si può intuire dai programmi citati, più a sostegno dell’investimento che dei consumi finali. Il vero stimolo alla crescita del consumo interno – e un segnale atteso dalle altre economie sia regionali che a livello mondiale – sarebbe, come già evocato sopra, la fluttuazione del tasso di cambio cui seguirebbe una significativa rivalutazione, in parallelo con i positivi saldi commerciali. Se è in parte comprensibile che la Cina opponga resistenze a queste richieste a fronte degli imprevisti della crisi finanziaria 17 , resta forte il convincimento condiviso dalla maggior parte degli osservatori economici, incluso l’autore, che solo una politica di più flessibile ancoraggio dello yuan a monete come il dollaro e l’euro garantita da bande di fluttuazione sempre più larghe – congiuntamente a riforme, anche graduali, a favore della liberalizzazione del movimento dei capitali – sarebbero in grado di imporre una svolta decisiva al sistema cinese 18 . Finora il modello adottato ha garantito una forte crescita nell’arco di trent’anni, ma ad alti costi umani e con pratiche di produzione non più accettabili né dalla società cinese, che si è progressivamente urbanizzata, né dai partner , siano essi governi o imprese, internazionali. Stanno aumentando i costi del lavoro e le stesse imprese cinesi delocalizzano in parte all’interno del paese e in parte in paesi limitrofi quali il Vietnam nello sforzo di ridurre le perdite/mantenere i profitti. Le grandi imprese multinazio nali vedono con preoccupazione aumentare i costi di produzione. La Cina è
crisi mondiale e sviluPPo economico in cina. mutamenti in corso
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