ATOM _- Autobiografia di un'impresa metanazionale
Oggi l’ India ha un pil pari a 1897,1 miliardi di usd. Il settore dei servizi, che più ha trainato negli anni ’90 il rilancio economico del paese, rappresenta il 58% del totale, quello dell’industria il 24,4%, quello dell’agricoltura il 17,6%. Ma quasi il 60% della popolazione indiana ha ancora oggi nell’agricoltura la principale fonte di reddito. Una stagione monsonica più o meno buona dipende dall’intensità delle piogge, e può quindi incidere anche pesantemente sulla vita di oltre 700 milioni di persone. Il processo di liberalizzazione del sistema economico indiano, a vent’an ni dall’abbandono dell’economia rigidamente pianificata, sta procedendo co munque in maniera abbastanza spedita anche se la complessa situazione della democrazia indiana, con la necessità di ascoltare la molteplicità delle “voci” presenti nel paese, può sembrare qualche volta, vista da Occidente, un osta colo al completamento dell’opera. Ma questo succede anche perché in India coesistono appunto realtà diverse che contribuiscono a frenare la tendenza all’omogeneizzazione del paese. Non è questo forse il sale della democrazia? Il Governo indiano sta ora pensando a nuove riforme per rilanciare il pro cesso di liberalizzazione. Su questa linea si inserisce la normativa che ha au torizzato, dal gennaio 2012, investimenti diretti esteri fino al 100% anche nel retail monomarca; ma altre riforme ancora sono in cantiere. Per l’ Italia, che manda in India prodotti pari a solo l’1% del suo export, questo paese rappresenta una grande opportunità per il prossimo futuro, un partner commerciale e industriale strategico anche a seguito della forte crescita della domanda interna provocata dall’espansione della classe media; non solo a Delhi e Mumbai ma anche in tutti gli Stati del Sud che oggi concorrono al 22% del pil indiano, accolgono il 23% degli investimenti esteri e occupano il 28% di tutta la forza lavoro dell’ India 4 . Nella tabella dei principali paesi fornitori dell’ India l’ Italia è al 24° posto, in quella dei paesi clienti al 15°, in quella dei paesi investitori sempre al 15°. Ma se si calcolano gli investimenti esteri che comportano un trasferimento di tecnologia l’ Italia, con circa 500 collaborazioni industriali, è al quinto posto dopo Stati Uniti, Germania, Giappone e Regno Unito. Un dato importante che dimostra come gli investimenti italiani siano in gran parte legati a insediamenti industriali e non a semplici partecipazioni finanziarie al capitale di società costituite in India 5 .
Il sistema industriale pelle-calzature indiano
Negli ultimi anni il settore manifatturiero indiano si è molto sviluppato. La forza lavoro impiegata nell’industria è pari a circa 70 milioni di persone, il 14% della forza lavoro complessiva del paese. Solo nel settore calzaturie-
l’india di ieri e quella di oggi
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