ATOM _- Autobiografia di un'impresa metanazionale

degli anni Ottanta (Censimento dell’ Industria e del Commercio, 1981) 505 sta bilimenti industriali e oltre 6.100 addetti (per il 57% concentrati in Lombardia) 8 , con una forte agglomerazione nel distretto vigevanese, ove si contavano circa 2.800 addetti in 233 stabilimenti industriali (includendo anche i produttori di attrezzeria e di componenti) 9 . La struttura delle imprese del settore era forte mente orientata alla piccola e media dimensione: solo uno stabilimento italiano superava all’inizio degli anni ’80 i 200 addetti e solo quattro stabilimenti (di cui soltanto uno a Vigevano) mostrano un’occupazione compresa tra i 100 e i 200 addetti 10 . I mercati di sbocco all’estero all’inizio degli anni Ottanta erano prevalen temente in America Latina: Messico e Venezuela rappresentavano i principali mercati per le esportazioni italiane. Purtroppo nel 1983 si ebbe la prima grande crisi finanziaria nei paesi dell’America Latina e il mercato in quei paesi si bloccò quasi completamente. I produttori italiani furono costretti immediatamente a ripensare ai mercati di sbocco e “scoprirono” che esisteva un potenziale di domanda anche nei paesi asiatici (Cina e India) e nell’urss. La quota italiana sulle esportazioni mondiali continuava ad aumentare anche negli anni Ottanta, arrivando al 50,6% nel 1986 11 , consolidando ulteriormente la leadership italiana nella tecnologia calzaturiera. Il Simac (il Salone Italiano delle Macchine per calzature) stava nel frattempo diventando la più grande manifestazione fieristica internazionale della tecnolo gia per la lavorazione delle pelli (soppiantando la fiera tedesca di Pirmasens) e le imprese, anche grazie all’operazione di traino svolta dall’assomac e dall’ice, iniziarono a organizzare visite più strutturate con la partecipazione a manifesta zioni in paesi lontani che consentivano di meglio cogliere le opportunità esistenti. Nello stesso periodo alcune imprese meccaniche vigevanesi (Atom, Cerim, Comelz, Torielli) si erano già alleate e attrezzate per superare il vincolo della piccola dimensione per affrontare mercati lontani e difficili, specie nei paesi emergenti e di nuova industrializzazione, organizzando una società (la Sideco) che consentiva di predisporre offerte collettive a bandi per contract internazio nali organizzati al fine di realizzare “impianti chiavi in mano”. Coinvolgendo imprese cruciali nelle varie fasi della produzione e la più grande impresa italia na di commercializzazione delle macchine calzaturiere, l’offerta di tecnologia vigevanese e italiana si arricchiva riuscendo a trovare soluzioni innovative per presidiare mercati lontani e differentemente organizzati. Ma il vero fattore di successo dell’industria italiana non era la competizione da costi ma la competizione via innovazione. Occorre ricordare che in quegli anni era ancora presente la più grande impresa multinazionale operante nel settore della tecnologia calzaturiera, la Usm, che produceva tutte le famiglie di prodotti esistenti e che aveva un’organizzazione di vendita presente in tutti i paesi rilevanti per la produzione di settore.

il settore delle macchine Per calzature

135

Made with FlippingBook Digital Publishing Software