ATOM _- Autobiografia di un'impresa metanazionale

Angelo Ornati, di Tommaso Piccolo e di Ubezio 3 . In quegli stessi anni nascono alcune imprese operanti sino a non molti anni fa, come Bertolaja e la Mec-Val. Sempre negli anni Trenta, a testimonianza dell’ampiezza ormai raggiunta dal mercato, nascono le prime organizzazioni commerciali come, ad esempio, la Torielli che incominciò la sua attività nel 1933. Risale allo stesso periodo l’inizio della produzione di attrezzature per l’industria conciaria con la produzione di “bottali” da parte della ditta Vallero, nell’area torinese, già operante da decenni nella produzione di botti per vino. La costituzione del settore della tecnologia calzaturiera in Italia, dunque, inizia in sordina negli anni Trenta quasi esclusivamente con un processo di so stituzione delle importazioni. La sostanziale chiusura del mercato internazionale favorì l’imitazione delle macchine straniere già utilizzate dalle imprese italiane con la progressiva trasformazione di un certo numero di riparatori meccanici in produttori delle prime macchine italiane per calzature. La crescita del settore negli anni del dopoguerra e, soprattutto, negli anni Cinquanta e Sessanta è determinata dallo sviluppo del mercato interno di calza ture (uno dei primi settori dei prodotti tradizionali di consumo che si organizza sulla base di un mercato nazionale) che fa aumentare la domanda di investi mento in macchinari, nonostante la bassa propensione all’investimento nella produzione calzaturiera che presenta strutturalmente un tale comportamento. L’estensione del mercato interno facilitò, dunque, la produzione di mac chinari, specie di quelli più semplici e meno costosi e che meno erano condi zionati dalla presenza commerciale dei grandi produttori internazionali (tra i quali emerge l’americana Usm – United Shoes Machinery). Non è un caso che il settore delle macchine per calzature tendesse a concentrarsi e a riprodursi nell’area vigevanese, l’area produttiva calzaturiera più estesa del nostro paese. La prossimità territoriale tra le imprese calzaturiere e i produttori di macchine facilitò la soluzione di problemi tecnici del ciclo produttivo e facilitò, altresì, sia l’introduzione di piccoli aggiustamenti e di nuovi dispositivi tecnici sia l’attenzione del produttore calzaturiero a modificare le macchine utilizzate e a industrializzare parti del ciclo produttivo. La produzione italiana di macchine per calzature resta tuttavia relativamente marginale rispetto ai tradizionali paesi produttori di tecnologia e ai leader del mercato. Negli anni del dopoguerra e nei primi anni Cinquanta si formano alcune imprese della meccanica calzaturiera (a partire dalla Atom nel 1946 e poi Bruggi, Brustia, Cerim, Molina & Bianchi solo per citarne alcune) che poi acquisirono una rilevante importanza nei decenni successivi. In quegli stessi anni si formarono le imprese per la produzione di macchine vulcanizzatrici (per la produzione di suole e calzature in gomma vulcanizzata): Ferrari iniziò anche questa produzione, sulla quale avviarono la propria attività anche la Gusbi a Vigevano, Lorenzin nel Padovano e Nova nel Milanese.

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